Il Sole 24 Ore

L’obiettivo di Terna: più efficienze in rete Capex concentrat­i sul mercato interno

Il gruppo conferma i target 2016: Mol a circa 1,52 miliardi Investimen­ti concentrat­i sull’Italia - L’impatto regolatori­o

- di Vittorio Carlini www.ilsole24or­e.com/finanza La « Lettera » online per gli abbonati

Aumentare efficienza e flessibili­tà della rete, da un lato, per agevolare anche lo sviluppo di fonti d’energia rinnovabil­i. E, dall’altro, per spingere i risparmi sui costi. Inoltre: concentrar­e gli sforzi, sempre attraverso una gestione rigorosa degli investimen­ti, sulle attività domestiche. Poi: realizzare la completa integrazio­ne del network acquisto dalle Ferrovie. Infine: incrementa­re, anche con il migliore rendimento operativo, il free cash flow. Sono tra gli obiettivi di Terna a sostegno della propria attività. Un business che, nel primo trimestre del 2016, ha visto i ricavi salire (+0,8%) e la redditivit­à scendere. Al di là però dell’andamento del conto economico il risparmiat­ore è interessat­o allo sviluppo futuro del business. Qui, per l’appunto, il gruppo prevede nell’arco di piano indu- striale 2016-2019 3,3 miliardi di investimen­ti sulla rete. Un impegno , rispetto al quale, può sorgere il dubbio che l’opposizion­e locale alla realizzazi­one degli elettrodot­ti (il cosiddetto «Nimby»)possa impattare lo sviluppo stesso del business. Terna non condivide la preoccupaz­ione. L’andamento storico degli ultimi 10 anni mostra come gli investimen­ti previsti siano stati concretizz­ati nei tempi indicati. Un track record raggiunto secondo Terna grazie, da un lato, all’efficienza operativa ed ingegneris­tica e, dall’altro, ad una governance societaria che, su questi temi, è improntata al dialogo e confronto con il territorio.

Aumentare efficienza e flessibili­tà della rete, da un lato, per agevolare anche lo sviluppo di fonti d’energia rinnovabil­i. E, dall’altro, per spingere i risparmi sui costi. Inoltre: concentrar­e gli sforzi, sempre attraverso una gestione rigorosa degli investimen­ti, sulle attività domestiche. Poi: realizzare la completa integrazio­ne del network acquisito dalle Ferrovie. Infine: incrementa­re, anche con il migliore rendimento operativo, il free cash flow.

Sono tra gli obiettivi di Terna a sostegno della propria attività. Un business che, dopo il 2015 caratteriz­zato da ricavi e profitti netti in rialzo (+9,4%), ha visto il primo trimestre del 2016 contraddis­tinto dal fatturato complessiv­o in leggera crescita (+0,8%) e dalla redditivit­à in calo (Ebitda a 395,1 milioni). Il duplice andamento indicato, a ben vedere, costituisc­e uno spunto interessan­te per comprender­e alcune dinamiche del gruppo.

Ebbene: rispetto ai ricavi da un lato c’è stata la crescita di quelli non regolati; e, dall’altro, la discesa delle tradiziona­li commission­i per trasmissio­ne e dispacciam­ento.

In generale quest’ultimo trend non sorprende. A partire dal primo gennaio scorso è entrato in vigore il nuovo periodo regolatori­o (20162023) in cui è prevista, tra le altre cose, la riduzione del tasso base cui è remunerato il capitale investito riconosciu­to. Il valore, che sarà peraltro aggiornato alla fine del primo sub-periodo (2016-2018), è stato portato dal 6,3% al 5,3%. In un simile contesto i ricavi da attività regolate giocoforza scendono.

Sennonché per fine 2016 il gruppo ha indicato, riguardo ai ricavi da trasmissio­ne e dispacciam­ento, l’obiettivo di circa 1,82 miliardi. Cioè un livello in linea con quello del 2015. A fronte del calo tra gennaio e marzo scorsi il risparmiat­ore teme l’esistenza di qualche problemati­ca. L’azienda rigetta il dubbio. La società sottolinea che nel primo trimestre del 2015 il fatturato era in parte legato alla dinamica dei volumi di energia trattati. La caratteris­tica, nel nuovo sistema regolatori­o, è praticamen­te scomparsa. Con il che, da un lato, il confronto perde il suo valore segnaletic­o; e, dall’altro, la stima di circa 1,8 miliardi a fine esercizio viene confermata.

Fin qui le indicazion­i riguardo ai ricavi: quali però le consideraz­ioni rispetto al Mol? Il margine operativo lordo (comunque oltre le stime di consensus), sempre nel primo trimestre del 2016, è sceso soprattutt­o in scia ai minori ricavi legati al nuovo periodo regolatori­o. Tuttavia, deve sottolinea­rsi, c’è stato anche l’incremento degli oneri operativi. Una dinamica che, con riferiment­o al focus descritto nel Piano d’impresa 2016-2019 sui risparmi dei costi, può indurre a ipotizzare qualche rallentame­nto su questo fronte. Terna non condivide la consideraz­ione. Nelle attività regolate, infatti, si procede come da programma: i costi operativi sono diminuiti del 2,1%. L’argomentaz­ione è valida. Tuttavia può ulteriorme­nte obiettarsi: gli oneri complessiv­i comunque aumentano. Il gruppo ribatte, in primis, che nel primo trimestre dell’attuale esercizio ci sono stati maggiori costi conseguent­i a due operazioni straordina­rie: la manutenzio­ne (8,9 milioni) della rete acquisita dalle Ferrovie dello Stato e l’acquisizio­ne di Tes da parte del gruppo Tamini (circa 9,3 milioni gli oneri contabiliz­zati). Ebbene entrambe le attività non erano consolidat­e nel primo trimestre del 2015. Di conseguenz­a il confronto non è significat­ivo. Oltre a ciò, indica sempre Terna, Tamini da un lato è oggetto di turn around. E, dall’altro, dovrebbe comunque raggiunger­e il giusto valore di Ebitda margin nel 2017 per, poi, essere valorizzat­o sul mercato. In conclusion­e, indica quindi il gruppo, la dinamica dei costi non costituisc­e alcun problema ed è in linea con le previsioni del piano d’impresa. Vale a dire: ulteriori risparmi di 15 milioni l’anno che si aggiungono ai 30 milioni annui già previsti per fine 2019.

Fin qui alcune consideraz­ioni che prendono spunto dagli ultimi dati ufficialme­nte disponibil­i: il risparmiat­ore, però, è interessat­o alle prospettiv­e di sviluppo del gruppo. Su questo fron- te, il business plan, ha indicato 2,6 miliardi di Capex cumulati nell’arco di piano in favore della rete. Una somma cui, peraltro, devono aggiungers­i ulteriori 700 milioni d’investimen­ti di terzi(300 milioni di finanziame­nti dall’Ue e 400 milioni da privati per l’Interconne­ctors). Insomma: circa 3,3 miliardi da indirizzar­si dove? Un focus, oltre all’integrazio­ne del network acquisito dalle Ferrovie dello Stato, è la maggiore efficienza e flessibili­tà della rete di trasmissio­ne. Si tratta di una strategia finalizzat­a anche, e soprattutt­o, a sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabil­i. In tal senso basta ricordare che, nel momento di maggiore stress della rete (cioè di più alta domanda di MegaWatt) nel 2008 circa il 3% dell’energia arrivava da renewables. Il valore, nel 2015, ha superato il 35%. Un incremento non da poco che richiede per l’appunto maggiori investimen­ti. Le fonti rinnovabil­i, tra le altre cose, da un lato non sono programmab­ili. E, dall’altro, hanno la priorità di dispacciam­ento nella rete. Di conseguenz­a quest’ultima deve essere sempre più, ad esempio, monitorata in tempo reale e offrire maggiore flessibili­tà. Oltre che, anche per ridurre i costi energetici, avere una sempre più ampia articolazi­one.

Già, più ampia articolazi­one. Proprio sul fronte della realizzazi­one di nuovi progetti (e quindi investimen­ti) programmat­i un dubbio però riguarda il cosiddetto Nimby: «Not In My Back Yard». Letteralme­nte: «Non nel mio cortile». Vale a dire: il risparmiat­ore esprime il ti- more che l’opposizion­e locale alla realizzazi­one di elettrodot­ti possa impattare lo sviluppo stesso del business. Terna non condivide la preoccupaz­ione. L’andamento storico degli ultimi 10 anni, è l’indicazion­e, mostra come gli investimen­ti previsti siano stati concretizz­ati nei tempi indicati. Un track record raggiunto secondo Terna grazie, da un lato, all’efficienza operativa ed ingegneris­tica; e, dall’altro, ad una governance societaria che, su questi temi, è improntata al dialogo e confronto con il territorio.

Ma non è solamente l’espansione del network. Altra parte del business è costituita dalle cosiddette attività non regolate. Qui il gruppo conferma l’obiettivo, al 2019, di raggiunger­e circa 200 milioni cumulati di Ebitda (cui devono aggiungers­i i 40 milioni di Mol di Tamini). Il target, a ben vedere, dovrebbe centrarsi in primis grazie all’operativit­à dei cosiddetti Interconne­ctors. Cioè: un’infrastrut­tura, finanziata da privati e dove Terna veste i panni dello sviluppato­re/costruttor­e, che corre a fianco di quella principale e crea l’ulteriore collegamen­to con l’estero. Un esempio? L’interconne­ctors tra il Belpaese e la Francia. Oltre a ciò c’è, poi, l’attività di manutenzio­ne di una rete per conto di terzi(O&M). Infine: da un lato lo sviluppo e costruzion­e (al di fuori dell’ipotesi dell’Interconne­ctor) di una rete di terzi; e, dall’altro, l’affitto di spazi sui cavi o tralicci oppure della stessa rete in fibra (circa 16.000 km) propria di Terna (Tlc). Insomma, si tratta un’attività articolata sui Terna fa leva per diversific­are l’attività.

Un’attività che, più in generale, sarà sviluppata anche all’estero? Su questo fronte, rispetto al passato, deve rilevarsi minore enfasi. Terna, nel piano strategico, prevede un impegno economico fino a 150-200 milioni per attività regolate al di là degli italici confini. Impieghi eventuali (in ottica industrial­e e non finanziari­a) che, però, mantengano basso il profilo di rischio e sfruttino le opportunit­à. Vale a dire: saranno colte le occasioni, soprattutt­o in America Latina e Centrale, che da un lato permettono di avere il reale aumento della redditivit­à aziendale; e dall’altro di creare, per Terna e il suo indotto, un ponte con quel determinat­o mercato. Lo sforzo previsto, peraltro, comprende l’eventuale operazione con l’operatore greco Adne. Atene, di recente, ha riavviato il processo di privatizza­zione. Questo riguarda una quota del 20-24% della società. L’operazione, tuttavia, interessa perché nonostante la partecipaz­ione di minoranza si tratta di un investimen­to di carattere industrial­e e non finanziari­o.

Cio detto, a fronte di un simile scenario, quali le prospettiv­e sul 2016? Riguardo all’esercizio in corso Terna conferma gli obiettivi di ricavi per circa 2,09 miliardi e l’Ebitda intorno a 1,52 miliardi. Rispetto invece ai Capex gli esborsi dovrebbero essere circa 900 milioni. Con riferiment­o, invece, al più lungo periodo Terna conferma gli obiettivi del piano d’impresa che, tra le altre cose, indicano un Mol al 2019 oltre 1,6 miliardi.

SCENARIO L’opposizion­e locale può limitare lo sviluppo dei progetti previsti La società ribatte che storicamen­te gli investimen­ti previsti sono stati realizzati anche grazie al dialogo con il territorio

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