L’obiettivo di Terna: più efficienze in rete Capex concentrati sul mercato interno
Il gruppo conferma i target 2016: Mol a circa 1,52 miliardi Investimenti concentrati sull’Italia - L’impatto regolatorio
Aumentare efficienza e flessibilità della rete, da un lato, per agevolare anche lo sviluppo di fonti d’energia rinnovabili. E, dall’altro, per spingere i risparmi sui costi. Inoltre: concentrare gli sforzi, sempre attraverso una gestione rigorosa degli investimenti, sulle attività domestiche. Poi: realizzare la completa integrazione del network acquisto dalle Ferrovie. Infine: incrementare, anche con il migliore rendimento operativo, il free cash flow. Sono tra gli obiettivi di Terna a sostegno della propria attività. Un business che, nel primo trimestre del 2016, ha visto i ricavi salire (+0,8%) e la redditività scendere. Al di là però dell’andamento del conto economico il risparmiatore è interessato allo sviluppo futuro del business. Qui, per l’appunto, il gruppo prevede nell’arco di piano indu- striale 2016-2019 3,3 miliardi di investimenti sulla rete. Un impegno , rispetto al quale, può sorgere il dubbio che l’opposizione locale alla realizzazione degli elettrodotti (il cosiddetto «Nimby»)possa impattare lo sviluppo stesso del business. Terna non condivide la preoccupazione. L’andamento storico degli ultimi 10 anni mostra come gli investimenti previsti siano stati concretizzati nei tempi indicati. Un track record raggiunto secondo Terna grazie, da un lato, all’efficienza operativa ed ingegneristica e, dall’altro, ad una governance societaria che, su questi temi, è improntata al dialogo e confronto con il territorio.
Aumentare efficienza e flessibilità della rete, da un lato, per agevolare anche lo sviluppo di fonti d’energia rinnovabili. E, dall’altro, per spingere i risparmi sui costi. Inoltre: concentrare gli sforzi, sempre attraverso una gestione rigorosa degli investimenti, sulle attività domestiche. Poi: realizzare la completa integrazione del network acquisito dalle Ferrovie. Infine: incrementare, anche con il migliore rendimento operativo, il free cash flow.
Sono tra gli obiettivi di Terna a sostegno della propria attività. Un business che, dopo il 2015 caratterizzato da ricavi e profitti netti in rialzo (+9,4%), ha visto il primo trimestre del 2016 contraddistinto dal fatturato complessivo in leggera crescita (+0,8%) e dalla redditività in calo (Ebitda a 395,1 milioni). Il duplice andamento indicato, a ben vedere, costituisce uno spunto interessante per comprendere alcune dinamiche del gruppo.
Ebbene: rispetto ai ricavi da un lato c’è stata la crescita di quelli non regolati; e, dall’altro, la discesa delle tradizionali commissioni per trasmissione e dispacciamento.
In generale quest’ultimo trend non sorprende. A partire dal primo gennaio scorso è entrato in vigore il nuovo periodo regolatorio (20162023) in cui è prevista, tra le altre cose, la riduzione del tasso base cui è remunerato il capitale investito riconosciuto. Il valore, che sarà peraltro aggiornato alla fine del primo sub-periodo (2016-2018), è stato portato dal 6,3% al 5,3%. In un simile contesto i ricavi da attività regolate giocoforza scendono.
Sennonché per fine 2016 il gruppo ha indicato, riguardo ai ricavi da trasmissione e dispacciamento, l’obiettivo di circa 1,82 miliardi. Cioè un livello in linea con quello del 2015. A fronte del calo tra gennaio e marzo scorsi il risparmiatore teme l’esistenza di qualche problematica. L’azienda rigetta il dubbio. La società sottolinea che nel primo trimestre del 2015 il fatturato era in parte legato alla dinamica dei volumi di energia trattati. La caratteristica, nel nuovo sistema regolatorio, è praticamente scomparsa. Con il che, da un lato, il confronto perde il suo valore segnaletico; e, dall’altro, la stima di circa 1,8 miliardi a fine esercizio viene confermata.
Fin qui le indicazioni riguardo ai ricavi: quali però le considerazioni rispetto al Mol? Il margine operativo lordo (comunque oltre le stime di consensus), sempre nel primo trimestre del 2016, è sceso soprattutto in scia ai minori ricavi legati al nuovo periodo regolatorio. Tuttavia, deve sottolinearsi, c’è stato anche l’incremento degli oneri operativi. Una dinamica che, con riferimento al focus descritto nel Piano d’impresa 2016-2019 sui risparmi dei costi, può indurre a ipotizzare qualche rallentamento su questo fronte. Terna non condivide la considerazione. Nelle attività regolate, infatti, si procede come da programma: i costi operativi sono diminuiti del 2,1%. L’argomentazione è valida. Tuttavia può ulteriormente obiettarsi: gli oneri complessivi comunque aumentano. Il gruppo ribatte, in primis, che nel primo trimestre dell’attuale esercizio ci sono stati maggiori costi conseguenti a due operazioni straordinarie: la manutenzione (8,9 milioni) della rete acquisita dalle Ferrovie dello Stato e l’acquisizione di Tes da parte del gruppo Tamini (circa 9,3 milioni gli oneri contabilizzati). Ebbene entrambe le attività non erano consolidate nel primo trimestre del 2015. Di conseguenza il confronto non è significativo. Oltre a ciò, indica sempre Terna, Tamini da un lato è oggetto di turn around. E, dall’altro, dovrebbe comunque raggiungere il giusto valore di Ebitda margin nel 2017 per, poi, essere valorizzato sul mercato. In conclusione, indica quindi il gruppo, la dinamica dei costi non costituisce alcun problema ed è in linea con le previsioni del piano d’impresa. Vale a dire: ulteriori risparmi di 15 milioni l’anno che si aggiungono ai 30 milioni annui già previsti per fine 2019.
Fin qui alcune considerazioni che prendono spunto dagli ultimi dati ufficialmente disponibili: il risparmiatore, però, è interessato alle prospettive di sviluppo del gruppo. Su questo fron- te, il business plan, ha indicato 2,6 miliardi di Capex cumulati nell’arco di piano in favore della rete. Una somma cui, peraltro, devono aggiungersi ulteriori 700 milioni d’investimenti di terzi(300 milioni di finanziamenti dall’Ue e 400 milioni da privati per l’Interconnectors). Insomma: circa 3,3 miliardi da indirizzarsi dove? Un focus, oltre all’integrazione del network acquisito dalle Ferrovie dello Stato, è la maggiore efficienza e flessibilità della rete di trasmissione. Si tratta di una strategia finalizzata anche, e soprattutto, a sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili. In tal senso basta ricordare che, nel momento di maggiore stress della rete (cioè di più alta domanda di MegaWatt) nel 2008 circa il 3% dell’energia arrivava da renewables. Il valore, nel 2015, ha superato il 35%. Un incremento non da poco che richiede per l’appunto maggiori investimenti. Le fonti rinnovabili, tra le altre cose, da un lato non sono programmabili. E, dall’altro, hanno la priorità di dispacciamento nella rete. Di conseguenza quest’ultima deve essere sempre più, ad esempio, monitorata in tempo reale e offrire maggiore flessibilità. Oltre che, anche per ridurre i costi energetici, avere una sempre più ampia articolazione.
Già, più ampia articolazione. Proprio sul fronte della realizzazione di nuovi progetti (e quindi investimenti) programmati un dubbio però riguarda il cosiddetto Nimby: «Not In My Back Yard». Letteralmente: «Non nel mio cortile». Vale a dire: il risparmiatore esprime il ti- more che l’opposizione locale alla realizzazione di elettrodotti possa impattare lo sviluppo stesso del business. Terna non condivide la preoccupazione. L’andamento storico degli ultimi 10 anni, è l’indicazione, mostra come gli investimenti previsti siano stati concretizzati nei tempi indicati. Un track record raggiunto secondo Terna grazie, da un lato, all’efficienza operativa ed ingegneristica; e, dall’altro, ad una governance societaria che, su questi temi, è improntata al dialogo e confronto con il territorio.
Ma non è solamente l’espansione del network. Altra parte del business è costituita dalle cosiddette attività non regolate. Qui il gruppo conferma l’obiettivo, al 2019, di raggiungere circa 200 milioni cumulati di Ebitda (cui devono aggiungersi i 40 milioni di Mol di Tamini). Il target, a ben vedere, dovrebbe centrarsi in primis grazie all’operatività dei cosiddetti Interconnectors. Cioè: un’infrastruttura, finanziata da privati e dove Terna veste i panni dello sviluppatore/costruttore, che corre a fianco di quella principale e crea l’ulteriore collegamento con l’estero. Un esempio? L’interconnectors tra il Belpaese e la Francia. Oltre a ciò c’è, poi, l’attività di manutenzione di una rete per conto di terzi(O&M). Infine: da un lato lo sviluppo e costruzione (al di fuori dell’ipotesi dell’Interconnector) di una rete di terzi; e, dall’altro, l’affitto di spazi sui cavi o tralicci oppure della stessa rete in fibra (circa 16.000 km) propria di Terna (Tlc). Insomma, si tratta un’attività articolata sui Terna fa leva per diversificare l’attività.
Un’attività che, più in generale, sarà sviluppata anche all’estero? Su questo fronte, rispetto al passato, deve rilevarsi minore enfasi. Terna, nel piano strategico, prevede un impegno economico fino a 150-200 milioni per attività regolate al di là degli italici confini. Impieghi eventuali (in ottica industriale e non finanziaria) che, però, mantengano basso il profilo di rischio e sfruttino le opportunità. Vale a dire: saranno colte le occasioni, soprattutto in America Latina e Centrale, che da un lato permettono di avere il reale aumento della redditività aziendale; e dall’altro di creare, per Terna e il suo indotto, un ponte con quel determinato mercato. Lo sforzo previsto, peraltro, comprende l’eventuale operazione con l’operatore greco Adne. Atene, di recente, ha riavviato il processo di privatizzazione. Questo riguarda una quota del 20-24% della società. L’operazione, tuttavia, interessa perché nonostante la partecipazione di minoranza si tratta di un investimento di carattere industriale e non finanziario.
Cio detto, a fronte di un simile scenario, quali le prospettive sul 2016? Riguardo all’esercizio in corso Terna conferma gli obiettivi di ricavi per circa 2,09 miliardi e l’Ebitda intorno a 1,52 miliardi. Rispetto invece ai Capex gli esborsi dovrebbero essere circa 900 milioni. Con riferimento, invece, al più lungo periodo Terna conferma gli obiettivi del piano d’impresa che, tra le altre cose, indicano un Mol al 2019 oltre 1,6 miliardi.
SCENARIO L’opposizione locale può limitare lo sviluppo dei progetti previsti La società ribatte che storicamente gli investimenti previsti sono stati realizzati anche grazie al dialogo con il territorio