«Stop alla violenza, torni subito la democrazia»
I leader dell’Unione sostengono il governo eletto di Ankara ma chiedono il r ispetto dei dir itti umani
Il tentato colpo di Stato in Turchia sta mettendo a dura prova l’establishment comunitario, che domani qui a Bruxelles si riunirà a livello di ministri degli Esteri. Governi nazionali e istituzioni comunitarie hanno ieri condannato la violenza, chiesto moderazione e dato un sostegno molto freddo al presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Si teme infatti una nuova reazione autoritaria in un paese cruciale per gli equilibri del Medio Oriente e per la gestione in Europa dell’emergenza rifugiati.
Ieri sera sembrava acquisito che il golpe fosse fallito, e che il governo avesse ripreso il controllo della situazione in Turchia. Diplomatici dei Ventotto si sono riuniti nel pomeriggio qui a Bruxelles per negoziare una bozza di conclusioni in vista della riu- nione ministeriale di domani, fissata da tempo, e che prevede anche una visita del segretario di Stato John Kerry. Qui nella capitale belga molti erano combattuti ieri tra il sollievo per un mancato golpe e la preoccupazione per il futuro del paese.
« Erdogan ne esce vittorioso (…) Si teme che gli eventi saranno l’occasione per un nuovo giro di vite » , riassumeva un esponente europeo, notando d’emblée i circa 3.000 magistrati rimossi dall’incarico. I vari comunicati di ieri sono sintomatici del dilemma dell’establishment europeo. Quanto sostenere il presidente Erdogan, che negli ultimi mesi ha mostrato un volto sempre più autoritario e islamista? Quanto condannare i militari, tradizionalmente laici e vicini all’Occidente?
In una dichiarazione comu- ne, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Federica Mogherini affermano che «l’Unione sostiene pienamente il governo democraticamente eletto» e «chiede un ritorno rapido dell’ordine costituzionale». Successivamente, Mogherini e il commissario all’allargamento Johannes Hahn sono stati più cauti nei confronti del governo in carica.
Nella loro dichiarazione si legge «una condanna del tentativo di golpe» e «il pieno sostegno alle istituzioni democratiche»; si chiede i noltre «la fine dell’uso della violenza». Mogherini ha inoltre precisato: «Rispetto della legge, dello stato di diritto e confronto democratico sono principi inderogabili e irrinunciabili». Ha poi aggiunto: «Ora è indispensabile che il paese ritrovi stabilità, che non si alimenti ulteriormente una spirale pericolosa di violenza, che va fermata».
Dello stesso avviso, la cancelliera tedesca Angela Merkel che ieri pomeriggio a Berlino ha condannato i golpisti, ma non ha mai citato il presidente Erdogan. Ha così lasciato intendere di condannare il golpe in nome della democrazia, e non per sostenere un capo di Stato che in Ger- mania è fonte di critiche per il suo atteggiamento sul fronte dei diritti umani. Più esplicito, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha avvertito che il governo «non deve violare le regole democratiche».
A questo proposito, in attesa del vertice ministeriale di domani, la vicenda creerà nuovi dubbi sull’accordo tra Ankara e Bruxelles per meglio gestire i flussi migratori. Il governo turco ha fatto dipendere la sua collaborazione a una intesa che ha già ridotto gli arrivi in Europa alla liberalizzazione dei visti che dipende dal pieno rispetto di alcuni criteri, in particolare nella lotta al terrorismo. Le domande non mancano: vorrà Ankara adottare le richieste, dopo il tentato golpe? Come evolverà l’accordo con Bruxelles?
DOMANI IL VERTICE A Bruxelles, alla riunione dei ministri degli Esteri, ci sarà anche il segretario di Stato Usa, Kerry: terrorismo e migranti le emergenze da affrontare