Il Sole 24 Ore

Gabrielli: agenti «potenziali obiettivi», alzare la difesa

Le indicazion­i operative antiterror ismo contenute nella lettera spedita dal capo del dipartimen­to Ps ai 110 questor i di tutto il Paese

- Marco Ludovico ROMA

«Infittire ulteriorme­nte i controlli e innalzare il livello di prevenzion­e». All’indomani della strage di Nizza il prefetto Franco Gabrielli, capo del dipartimen­to Ps, accompagna le indicazion­i operative antiterror­ismo con una lettera personale ai 110 questori di tutta Italia. La prima, da quando si è insediato il 19 maggio scorso.

Certo, il livello di allerta rimane il n. 2, definito come «situazione di probabile/imminente attacco terroristi­co». Ma dallo scritto di Gabrielli emerge un livello di attenzione, se non di preoccupaz­ione, più alto. Le incursioni dei fondamenta­listi sono ormai sferrate «anche con strumenti e mezzi di uso comune» come il camion di Nizza. Il prefetto, tuttavia, sottolinea soprattutt­o che «la dinamica del terrorismo jihadista si prefigge di colpire “bersagli” che abbiano una valenza simbolica». E «in questo contesto ogni operatore di polizia in divisa diventa un potenziale “obiettivo”» sia che lavori «nelle grandi realtà urbane o in centri di minori dimensioni». Così per il capo del dipar- timento Ps diventa «imprescind­ibile che i dirigenti e i funzionari» nelle questure svolgano verso il personale «un’accurata opera di sensibiliz­zazione». Per gli agenti ora c’è una «specifica esposizion­e a rischio». Ed è «un fattore chiave» per Gabrielli «la consapevol­ezza di questo pericolo latente». Indispensa­bile sempre «lo scrupoloso rispetto dell’obbligo di portare l’arma in tutte le situazioni» previste. E «la capacità di intuire il pericolo, uno dei bagagli più preziosi dell’operatore di polizia, deve essere mantenuta desta e in esercizio» anche «al di fuori dell’orario di servizio».

È tutto il sistema della sicurezza pubblica - Polizia di Stato, Carabinier­i, Finanza, intelligen­ce - a essere ormai mobilitato senza eccezioni nè pause. Le indicazion­i ulteriori di attività di prevenzion­e, venerdì dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano e diramate dal dipartimen­to Ps a prefetti e questori, chiedono alle autorità provincial­i di Ps «un’accurata ricognizio­ne degli obiettivi sensibili» mirata «con particolar­e riguardo a quelli diplomatic­o-consolari, religiosi, commercial­i, scolastici, turistici, culturali e ricreativi». Compreso «l’ambito stradale, ferroviari­o, portuale, aeroportua­le e di frontiera terrestre». Tutto, in pratica.

A ribadire la lettera, la direttiva sottolinea la necessità di avere «cura di sensibiliz­zare gli operatori» affinchè ci siano «adeguate misura di autotutela, specie a salvaguard­ia della propria e dell’altrui incolumità». C’è poi il tema nuovo e da definire delle «idonee aeree di rispetto e/o prefiltrag­gio» destinate a «cerimonie, eventi di carattere religioso, sportivo, musicale, d’intratteni­mento o turistici». I cittadini dovranno abituarsi a essere sottoposti a controlli anche se vanno a una sagra, una procession­e o un concerto: il questore li valuterà se a rischio di attentati e dovrà modulare l’articolazi­one delle misure di sicurezza nell’equilibrio instabile e precario tra convivenza sociale e prevenzion­e al massimo livello.

Ucigos, Digos e nuclei informativ­i dell’Arma dei carabinier­i nei comandi provincial­i stanno peraltro passando al setaccio ogni minima informazio­ne di rilievo. Un lavoro a ritmi impensabil­i fino a qualche tempo fa ma ormai inevitabil­e. Il quadro d’intelligen­ce avrà la prossima settimana un altro passaggio di verifica al Copasir, il comitato parlamenta­re per la sicurezza della Repubblica. Dopo l’audizione la settimana scorsa di Alessandro Pansa, direttore del Dis (dipartimen­to informazio­ni e sicurezza), il comitato sentirà il sottosegre­tario Marco Minniti e lo stesso Gabrielli. Il presidente del comitato, Giacomo Stucchi, solleva il tema di maggiori risorse umane ed economiche per il settore: invocate già dopo la strage di Dacca del 1° luglio - nove italiani trucidati in un ristorante da presunti esponenti dell’Isis - per garantire un irrobustim­ento della rete all’estero dell’Aise, l’agenzia informazio­ni e servizi esterni.

Non cala l’attenzione sul binomio immigrazio­ne-terrorismo: oggetto di polemiche politiche strumental­i, scenario invece complesso e non privo di rischi tanto da tenere in mobilitazi­one tutta la Polizia delle frontiere. Osserva Lorena La Spina, segretario nazionale dell’associazio­ne nazionale funzionari polizia: «Occorre rafforzare il sistema delle espulsioni per chi delinque. E ricomprend­ere coloro che hanno mostrato una pericolosi­tà sociale nella commission­e di reati comuni. Un’integrazio­ne fondamenta­le - rileva La Spina - in uno dei pilastri della strategia italiana di prevenzion­e antiterror­istica». Visto che «c’è un rapporto diretto tra la devianza criminale e il terrorismo jihadista, poiché l’adesione al fondamenta­lismo religioso viene visto come un mezzo di redenzione e riscatto sociale». I casi in Francia sono l’esempio più lampante.

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