Il Sole 24 Ore

Conseguenz­e del ritardo sul cloud

- Biagio Simonetta

a – Il mercato italiano del cloud, per ragioni di sistema è arrivato tardi rispetto ad altri Paesi ed ha sviluppato con lentezza maggiore lo sviluppo di competenze. Ci sono poche figure che hanno queste doti, molto apprezzate e riconosciu­te i n termini economici. Grandi aziende come Airbnb e Uber senza il cloud non sarebbero esistite. È stato un po' il leit motiv della WPC di Microsoft appena conclusasi a Toronto. La parola che ricorre di più è mismatchin­g. Proprio a Toronto, Vincenzo Esposito - direttore della divisione “Pmi e Partner” di Microsoft Italia la spiega così: «È il gap tra la richiesta di skill specifiche da parte delle aziende e le capacità dei candidati, tipico del mercato Ict e particolar­mente diffuso su tutto il territorio italiano: una media del 13%, quasi il doppio rispetto alla media del resto del mondo pari al 7%.

Nove mesi fa – dice il dirigente di Microsoft - abbiamo dovuto investire in una lunga campagna proattiva per poter assumere 50 profili con una preparazio­ne avanzata in ambito cloud in Italia e più di 350 in Europa. ».

Ma quali sono le competenze difficili da trovare? È lo stesso Esposito a rispondere: «Sono quelle riconducib­ili ai temi di Big Data, Data Platform: in Italia è difficile trovare chi si occupa di data analytics. Entro il 2020 circa il 50% delle posizioni in questo settore non saranno ricoperte proprio a causa delle competenze mancanti.

Gli analisti stimano in 4,8 milioni i posti di lavoro in Europa relativi soltanto allo sviluppo di nuove applicazio­ni entro il 2018. Questi dati ci obbligano a riflettere e muoverci fin da ora». Ed è qui, allora, che devono subentrare le scuole e le Università: «Credo occorra rivedere profondame­nte il sistema educativo nel suo complesso – conclude il manager di Microsoft - sin dalla elementari, con il coding, ma anche in tutte le altre fasce d'età».

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