Il Sole 24 Ore

Perché l’azione di responsabi­lità è una scelta di business

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Dopo qualche tentenname­nto, il consiglio di amministra­zione della Banca Popolare di Vicenza ha deciso di dare via libera all’azione di responsabi­lità verso gli ex vertici. Altrettant­o ha fatto il mese scorso Banca Carige. Fino a qualche anno fa le azioni di responsabi­lità nei confronti del management erano rarissime, per lo più limitate ai casi di fallimento. Oggi invece stanno diventando sempre più diffuse. Molti manager e molti giuristi consideran­o queste azioni una perdita di tempo o peggio un’espression­e deteriore del “sentimento molto diffuso di voler impiccare un sacco di gente all’albero più alto della nave.” Dobbiamo forse giudicarle tali?

In teoria esiste il rischio che le azioni di responsabi­lità siano solo una punizione per la sfortuna. Con il senno di poi tutti sanno quali sono gli investimen­ti giusti. Un bravo manager deve saper rischiare, ma perché mai dovrebbe farlo se rischia di essere punito quando sbaglia? Proprio per questo motivo – in America prima ed in Italia poi—si è sviluppato il principio della “business judgment rule” , ovvero il principio che le decisioni di business non sono sindacabil­i. Gli amministra­tori possono essere considerat­i responsabi­li solo quando non adempiono al dovere di agire diligentem­ente ( duty of care) e al dovere di perseguire l’interesse sociale ( duty of loyalty).

Quindi l’azione di responsabi­lità non colpisce i manager sfortunati, ma solo quelli che hanno agito senza dedicare la dovuta attenzione al loro lavoro o – peggio – hanno perseguito un interesse personale.

Anche quando questi estremi sussistono (e purtroppo in Italia sussistono spesso), non è facile trovare un consiglio di amministra­zione disponibil­e ad iniziare un’azione di responsabi­lità. Come cane non mangia cane, e medico non testimonia contro un altro medico, così i manager – che compongono la maggioranz­a dei consigli di amministra­zione – tendono a votare contro qualsiasi azione di responsabi­lità per solidariet­à di categoria. In questo sono aiutati dai consulenti legali, che vengono chiamati a verificare la sussistenz­a dei presuppost­i legali per l’azione. In un mondo molto ristretto, come è l’élite italiana, non conviene ad un avvocato di grido argomentar­e a favore di un’azione di responsabi­lità contro un manager potente. Ne va del reddito futuro.

Per questo ad essere incriminat­i sono generalmen­te solo i manager falliti: gli avvocati non hanno più nulla da perdere. Tanto forte è la loro riluttanza ad iniziare un’azione che una volta un famoso principe del foro – di fronte ad un’evidenza troppo forte per essere negata – dichiarò che sconsiglia­va un’azione, non dal punto di vista giuridico, ma per gli effetti mediatici negativi che tale azione avrebbe causato. Agiva da legale o da consulente di public relation?

Alla fine la decisione se intentare l’azione di responsabi­lità è una decisione di business, e in quanto tale molti consigli sono contrari.

Dati i costi (certi) e gli incerti benefici monetari (un po’ per i tempi della giustizia italiana, un po’ per la

QUESTIONE DI FIDUCIA L’azione di responsabi­lità è un segnale credibile che un processo di recupero della fiducia è stato avviato. È un bene che i manager delle banche italiane inizino a farla

furbizia degli accusati che intestano tutti i beni ai familiari) non sembra che il gioco valga la candela.

Ma è un calcolo miope. L’azione di responsabi­lità è una scelta strategica. Uno dei principali valori di un’impresa è il suo capitale di fiducia: fiducia degli azionisti, dei creditori, dei consumator­i, dei fornitori. Quando questa fiducia viene violata, come nel caso di BpVi, Carige e molte altre banche, è difficile ricostruir­la. Un passo necessario per ricostruir­e questo capitale di fiducia è fare chiarezza sulle responsabi­lità del passato, identifica­ndo quali errori sono stati commessi e da chi.

L’azione di responsabi­lità è un segnale credibile che questo processo indispensa­bile è stato avviato. Per questo non bisogna essere dei forcaioli per gioire della notizia che queste due azioni sono state intraprese: è un segnale di svolta nel nostro sistema bancario. La fine del tunnel è ancora lontana, ma intanto si intravede uno spiraglio di luce. Speriamo altri seguano.

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