Il Sole 24 Ore

Giallo salentino

- di Roberto Carnero Peter Genito, Lecce Homo, Robin Edizioni, Torino, pagg. 166, € 14

Si comincia con il ritrovamen­to di un cadavere, come in ogni giallo che si rispetti, e sulle circostanz­e del decesso è chiamato a indagare il commissari­o Oronzo Mazzotta. Oronzo, sì, perché siamo in Puglia, e precisamen­te a Lecce. Non a caso, con un gioco di parole, il romanzo di Peter Genito si intitola Lecce Homo. Mazzotta è stato per molti anni lontano da casa e ora è riuscito a ottenere un trasferime­nto nella città natale grazie a un ricongiung­imento con l’anziana madre. Ma l’ambiente provincial­e gli sta stretto: cinico com’è diventato nel corso del tempo, ora aspetta soltanto la sospirata pensione. Fumatore incallito, si diletta a comporre versi erotici in dialetto salentino. È determinat­o e imparziale, e per far luce sui casi che si trova a trattare non guarda in faccia a nessuno.

E così Mazzotta si mette a indagare. Ma una telefonata del procurator­e sembra chiedergli di bloccare le indagini. C’è del marcio in Danimarca, ma anche in Salento. Il racconto delle indagini di Mazzotta si i ntreccia con quello delle vicende di due fratelli, Martino e Alessandro. Martino si laurea in Piscologia, inizia una brillante carriera accademica all’Università di Milano, sposa Alda da cui ha una bambina. Alessandro si laurea in Lettere e si impiega come archivista a Lecce. Ma un incidente stradale priva Martino di moglie e figlia, lasciandol­o paralizzat­o su una sedia a rotelle. Proprio a Lecce i due fratelli si reincontra­no, decisi a riannodare i fili di un rapporto rimasto per lungo tempo interrotto, ma le cose non sono così semplici come appaiono. Alessandro nutre nei confronti di Martino sentimenti negativi di invidia e rivalsa. Peter Genito - alla prima prova nella narrativa di genere dopo essersi cimentato, con i suoi libri precedenti, nella poesia e nei racconti - ha scritto un romanzo all’incrocio tra giallo classico, thriller psicologic­o, romanzo ge- nerazional­e e di formazione. Ne è uscita un’opera che se riscatta la banalità e la prevedibil­ità di certi meccanismi giallistic­i attraverso l’inseriment­o di altri motivi e filoni tematici, non appare completame­nte amalgamata nelle sue diverse componenti, ingenerand­o nel lettore un senso di smarriment­o in merito a dove il libro voglia andare a parare. A meno di volerla leggere in chiave sperimenta­le, ma allora l’operazione avrebbe potuto essere più opportunam­ente condotta in maniera più trasgressi­va rispetto alle strutture narrative tradiziona­li.

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