Il Sole 24 Ore

Questione di sfortuna

- di Roberto Casati e Achille Varzi

Lei. Marco ha ancora avuto sfortuna.

Lui. Che gli è successo questa volta? Lei. Ha perso il portafogli­o. Lui. Non mi dire che… Lei. Invece sì. Patente, carta d’identità, tessera sanitaria, carta di credito. Lui. Nient’altro? Lei. Aveva appena ritirato cinquecen-

to euro, per cui anche quelli se ne sono andati.

Lui. Speriamo che qualche mano pietosa ritrovi il portafogli­o e glielo spedisca. Lei. Spedisca dove? Lui. Beh, a casa, dove sennò? Lei. Ma non lo sapevi? Lui. Non mi dire che… Lei. Invece sì. Palazzo evacuato. Un allagament­o senza precedenti, il condomino del piano di sopra è andato in vacanza lasciando aperto il rubinetto della vasca da bagno. È persino crollato il soffitto.

Lui. Ma per arrivare al crollo del soffitto deve passare un bel po’ di tempo… Marco non se n’è accorto che c’era una perdita d’acqua?

Lei. Se ne sarebbe accorto se non fosse stato bloccato nel traffico per quattro ore.

Lui. Ma no! E tutto questo dopo una serie nera: bicicletta bucata in cima allo Stelvio, pentola sul fuoco che fa scattare l’allarme antincendi­o…

Lei. …varicella (alla sua età, ci pensi?), cane che morde il vicino, cane del vicino che morde lui…

Lui. È veramente un uomo sfortunato. Lei. [Stupita] Come, scusa? In che senso?

Lui. [Ancor più stupito] Ma… Perché me lo chiedi? Con tutto quello che gli è capitato!

Lei. Ha avuto sfortuna, certamente. Ma non per questo possiamo dire che lui sia sfortunato. Lui. Non ti capisco. Lei. Devi fare attenzione ai due significat­i di «sfortunato». Il primo è relativame­nte innocuo. «Essere sfortunato» significa soltanto «aver avuto sfortuna». Descrive l’aspetto della storia di un individuo; gli sono capitate certe cose e cert’altre, in prevalenza spiacevoli.

Lui. Appunto. E quale sarebbe il secondo significat­o?

Lei. Il secondo significat­o è disposizio­nale. Ovvero, ci parla di una presunta proprietà permanente di Marco, l’essere sfortunati, che spieghereb­be perché lui ha avuto sfortuna. Non un resoconto della sua storia, ma una disposizio­ne, un’inclinazio­ne, un tratto del suo essere.

Lui. Capisco quello che vuoi dire. Come non esiste il malocchio, non esiste l’essere sfortunati. Se uno fosse veramente sfortunato in questo senso, ne seguirebbe che non avrebbe fortuna. Ma dal fatto che uno non abbia fortuna non segue che uno sia sfortunato.

Lei. Credo che si possa dire di più. La nozione di «essere sfortunati», nel senso della disposizio­ne, è contraddit­toria. Se ci fosse questa disposizio­ne, non ci sarebbe più la sfortuna: uno porterebbe con sé il potere di far capitare cose nefaste e avverse, rendendo inoperante la mano del caso.

Lui. Mentre nel senso debole, storico, la nozione diventa tautologic­a: saresti sfortunato a essere sfortunato!

Lei. Penso che dobbiamo abituarci a non usare più questo termine. Quando si dice «Marco è sfortunato», di solito si vuol dire che Marco è stato sfortunato. Ma poi chi ascolta interpreta facilmente quest’affermazio­ne come se significas­se «Mario è un individuo con la disposizio­ne alla sfortuna». E dato che non ci rendiamo conto del fatto che la nozione è contraddit­toria, usiamo l’epiteto come una forma di insulto: «È un individuo che ha il potere di causare cose nefaste». E questo crea una barriera di diffidenza nei confronti di una persona che non ha fatto nulla – una persona che, per l’appunto, ha soltanto avuto sfortuna.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy