Dante splendente
Non so quanti torinesi abbiano visitato, in vita loro, la Biblioteca Reale, temo non tanti. È un peccato, non solo perché la Biblioteca Reale è uno splendido posto in cui studiare, ricco di fondi librari e manoscritti e di una straordinaria raccolta di disegni, ma perché è uno splendido posto tout court, uno dei più begli edifici neoclassici della città, guarnito di sontuose boiseries e deliziosi cimeli savoiardi. Fino alla fine di luglio c’è una ragione di più per visitarla.
Lavorando con i bibliotecari della Reale, e con una squadra di giovani studiose, Donato Pirovano, dell’Università di Torino, ha allestito la mostra Più splendon le carte, che raccoglie e illustra una sessantina tra manoscritti e libri che documentano l’opera e la fortuna di Dante Alighieri dal Trecento ai giorni nostri. Qualcosa viene dai fondi delle biblioteche torinesi (spezza il cuore l’esemplare trecentesco della Commedia ora conservato all’Universitaria, e ridotto a moncherino dall’incendio del 1904), molti sono prestiti scelti con intelligenza dalle altre biblioteche italiane: e si vedono con emozione, in particolare, il più antico testimone datato (1334) dell’intera Commedia, l’As hburnham 828 della Laurenziana di Firenze, uno dei tre manoscritti della Commedia esemplati da Giovanni Boccaccio (Riccardiano 1035), nonché l’unico testimone integrale e miniato delle Chiose Palatine, anch’esso di poco posteriore alla morte di Dante.
Sono cose da lasciare agli eruditi? No, perché riguardano il più importante poeta italiano, perché permettono con poca fatica di capire come si scriveva, come si leggeva, com’erano fatti i libri nel Medioevo, e soprattutto perché le collaboratrici di Pirovano hanno saputo mettere accanto ai manoscritti e ai libri antichi un apparato didascalico insieme elegante, esatto e cordiale, cioè tale da non spaventare il visitatore inesperto, un apparato che dai testi danteschi prende anche spunto per micro-lezioni di filologia, paleografia e storia della stampa. Difficile spendere meglio un’ora di luglio, se si è in città.