Rasputin moccioso burattinaio
Moccioso. Rasputin, nato in Siberia, figlio di un contadino, a quindici anni girava sporco e trascurato, tanto che i «suoi compagni non lo chiamavano altrimenti che “il moccioso”».
Incoronazione. In occasione delle feste per l’incoronazione di Nicola II e della zarina Aleksandra, era stato preparato, nei pressi della città, un grande pranzo per il popolo sul campo Chodynskij, accuratamente spianato per l’occasione da tavole che avevano coperto il grande fossato. Una folla di dimensioni inaspettate s’era quindi accalcata intorno alle tavole imbandite. Ma sotto il peso delle masse, le tavole si erano spezzate. A migliaia caddero nelle fosse, mentre altri sopravvenivano a spingere, ignari dell’accaduto. Morirono a centinaia e la polizia dovette lavorare per ore per sgomberare il terreno dai cadaveri avvinghiati.
Medium. Nicola e Aleksandra, una pericolosa tendenza a manifestare fiducia a medium e taumaturghi.
Nuovi. Rasputin, che nel 1906 si fece cambiare il cognome in «Rasputin novych» (Rasputin dei Nuovi)
Rubli. Rasputin, ammesso alla corte dello zar, ottenne 5000 rubli per l’abbellimento della Chiesa della Nostra Signora di Prokrovskoe, il paese dove viveva con la sua famiglia. Ordinò quindi una croce d’argento laccata in oro per l’altare, quattro lampade di fattura simile per l’iconostasi e una pesante croce d’oro per il santuario.
Voci. «Tra i miei parrocchiani il nostro Rasputin ha fama di essere un individuo disonesto, che è sospettato di tradire la propria fede ortodossa. Lo incolpano soprattutto di ospitare costantemente nella sua casa delle donne, di tenere un comportamento disdicevole con loro» (il pope di Prokrovskoe).
Starec. «Negli ultimi tempi non è raro sentire in giro il nome dello “starec” Grigorij Novyj. Un cognome che solo di recente lo stesso Grigorij ha chiesto di adottare al posto del precedente Rasputin con grande rammarico di chi pensa che l’originale corrispondesse assai meglio al suo effettivo modo di vita […] Io so, infatti, che questo stesso “starec” (dall’aspetto di un uomo sulla quarantina) è un erotomane avvezzo a organizzare, nelle saune del suo villaggio, come probabilmente anche in altri luoghi, delle particolari “riunioni”, con la scusa di scopi religiosi, a cui invita le seguaci abbagliate dalla sua santità […] e che ama vantarsi con i suoi conoscenti del fatto che negli ambienti piú alti venga accolto con deferenza» (Novoselov, caporedattore del giornale conservatore «Moskovskie vedomosti», marzo 1910).
Babbo. Rasputin si rivolgeva allo zar e alla zarina chiamandoli «babbo» e «mamma».
Alessio. Le preghiere di Rasputin, secondo la coppia imperiale, salvarono in più di un’occasione Alessio, l’erede maschio di Nicola, dalla morte. Il bambino soffriva di emofilia e andava incontro a molte crisi.
Guaritore. Il racconto della scrittrice Vera Žukovskaja, passata per il salotto di Rasputin a San Pietroburgo, dove riceveva adepti e seguaci: «Al mio squillo mi aprí una donna bassa e grassa con un fazzoletto bianco (Akilina Laptinskaja). I suoi occhi grigi molto distanziati mi guardarono senza cordialità: « Ha appuntamento? Su, entri » […] Nell’anticamera si aprí una porta e Rasputin balzò dentro, trascinando le pantofole, frettoloso […] venne vicinissimo mi prese la mano e si inchinò… poi mi guardò negli occhi con i suoi, piccoli, chiari, profondamente incavati tra le rughe […] Da essi emanava una forza sgradevole, selvaggia. Lo sguardo era fisso, batteva le palpebre molto di rado, e quello sguardo magnetico, immobile turbava. « Accompagnala nella mia stanza » disse Rasputin sottovoce».
Notizie tratte da: Marco Natalizi, Il burattinaio dell’ultimo zar – Grigorij Rasputin, editore Salerno, pagg. 220, € 13