Da solo, controvento
Dopo una poco agile autobiografia il crooner, jazzista, compositore, politico carioca ritratto in mille sfumature da Scego
ABahia è sempre estate. Sarà per questo che uno dei suoi figli più illustri, Caetano Veloso, ne è diventato l’archetipo, in tutto il mondo e per tre generazioni consecutive. Quanti aperitivi vestiti da ombrellini arcobaleno abbiamo consumato, distratti dalla sua musica morbida e insieme rapiti dalla poesia di quella voce e dalla pasta sonora della sua musica tropicalista, modernista, popolare. Naturalmente, questo è solo il primo, inadeguato livello della caetanite che ha (morbidamente) contagiato milioni di persone. Veloso è stato qualcosa di diverso, a cominciare dalla fortunata vocazione a portare le sue musiche, minoritarie e sostanzialmente tradizionali, oltre le frontiere dell’innovazione e delle musiche improvvisate e dalla volontà di far viaggiare il Brasile nel mondo. Ma il punto non è se Veloso sia stato un crooner carioca, un compositore jazz, un cantautore o il cantore della bossa nova prima e poi della música popular brasileira; la sua musica e le sue canzoni, che hanno navigato tra spiagge, teatri e golpe militari, sono assunte a patrimonio di tutti, come la dieta mediterranea o l’opera dei pupi siciliani; i primi cinquant’anni li ha celebrati la scorsa estate con il compagno di viaggio Gilberto Gil ( Dois amigos, um século de música), nel nostro Paese a Perugia e a Roma; a quei due concerti, eventi in qualche modo storici, era presente anche la scrittrice Igiaba Scego, adesso autrice di Caetano Veloso. Camminando controvento per l’indipendente Add, fresca e agile casa di edizioni torinese che colloca questa appassionata mappa personale nella nuova collana Incendi - narrazioni combustibili. In effetti, Ca mminando controvento è insieme un instant book esistenziale, uno studio culturale e un diario. Che comincia da una dichiarazione d’amore. Verso ogni singola canzone del Maestro, «che mi faceva da scudo contro un mondo a volte ostile e cattivo. Ed è attraverso la sua voce che la gioia di esistere si è palesata in me». Di più, «Caetano Veloso è una religione», anche quando viene fotografato in mutande (per approfondimenti, vedi il virale #caetanodecueca); il viscerale incipit narrativo di Igiaba andava necessariamente dichiarato, come giusta premessa ad una lettura che è qualcosa di più di una guida all’ascolto e qualcosa di diverso da una biografia. Essenzialmente, questo è una auto-etnografia di Caetano Veloso, la dolce e brutale narrazione di un viaggio emo- tivo, esistenziale e sociale. Alla fine, ci rendiamo conto di una cosa, non scontata: Caetano, Coraçao vagabondo, andava raccontato. Lui, si era portato avanti, con il meno agile e celebre saggio autobiografico Verdade Tropical del 1997 ( Verità Tropicale, Feltrinelli, 2003). Colto e popolare insieme, ha vendicato la collocazione glamour della sua musica, visceralmente e autenticamente brasiliana, vestendo l’estate di malinconia e portando il colore dei tropici verso i nostri inverni continentali. Senza rivendicare nulla per sé. Perché Caetano è Caetano comunque; quando canta se stesso, i suoi Amália Rodrigues ( Estranha forma de vida) e Chico Buarque ( Carolina) e pure quando va oltre, affrontando Billie Jean di Michael Jackson o Tony Dallara ( Come prima). Caetano Veloso, possiamo dirlo con la Scego, è stato un poeta e un cantautore virale; anche chi non sa nulla di lui, sa qualcosa della sua musica. E il primo contagio di que- sto libro è quello della passione, che l’autrice trasmette manovrando con forza proprio questa parola, poesia, che per secoli è stata bandiera del sentimento dei popoli, poi si è involuta fino a rappresentare la vaghezza (tutto è poetico, ma cosa è poesia?) di ciò che è fuori dalla Storia. Rieccola, sotto le forme inattese di una canzone ascoltata in riva al mare, fatta di intenzioni sonore, prima che di parole e note su carta; fors’anche di intenzioni stonate: é que os desafinados também têm um coração. Veloso naviga in solitaria, come racconta (ma senza il suono della sua voce, la cosa vale poco), nella poco conosciuta Peter Gast: Sono un uomo comune. E sou um, sono solo.
Igiaba Scego, Caetano Veloso. Camminando controvento, Add editore, Torino, pagg. 144, € 12