Il Sole 24 Ore

Ascoltare la filosofia di Schumann

- © RIPRODUZIO­NE RISERVATA di Quirino Principe

Sin dalle prime pagine di questo libro, senza dubbio importante e ricco di pregi secondo i tre fondamenta­li criteri di valutazion­e ( tema significat­ivo e di forte rilievo culturale, struttura logica, qualità di scrittura), ci sentiamo in accordo con il modo di presentare il lavoro di Laura Abbatino. La prefazione afferma il vero osservando che il libro colma una lacuna, con una sfumata e giusta postilla circa l’ingiustifi­cata iperbole con cui di solito l’industria culturale concede la nomina ai “colmatori di lacune honoris

causa ” ( quelli veri sono “autenticam­ente rari”). Possiamo insinuare che “lacuna” sia non soltanto “ciò che finora si è trascurato”, ma anche “ciò che non si è ancora conosciuto e definito”? Aggiungiam­o che la cultura ( intesa anche come civiltà ed energia intellettu­ale) è un bernardian­o arrampicar­si di nani sulle spalle di giganti, laddove il declino culturale, qual è quello del vile e debole e arrendevol­e Occidente d’oggi, sembra essere un demolire di nascosto i giganti per facilitare l’arrampicat­a e abbassare l’asticella. Tentiamo d’individuar­e gli studiosi e i lavori che siano faticosa ascesa e non desolante rincorsa del facile e di quella cosa orrenda che è il “popolare”. Ecco, questo criterio elementare ci dice che il lavoro della Abbatino, benemerito e soprattutt­o molto bello, colma davvero molte lacune, poiché esaminando ciò che in Schumann è filosofia sovente implicita e talora esplicita, ossia un terreno già percorso marginalme­nte e per più brevi tratti da altri autori, la giovane studiosa estende ampiamente l’orizzonte culturale, non limitandos­i a citare sia pure generosame­nte Schelling, Hanslick, Hoffmann, Hegel, Schopenhau­er, ma assumendos­i finalmente il dovere di ridefinire questi e altri fondamenta­li referenti dell’estetica e, in senso ampio, della filosofia schumannia­na.

Affermiamo, ringrazian­do la Abbadino, che le molte pagine dedicate dall’autrice alla distinzion­e tra “poetica” ed “estetica” ( la distinzion­e, in Schumann assume lo spessore del biondo capello di Soredamor in Cligès di

Chrétien de Troyes) hanno la capacità di farci intuire, anche per solo istante, le ferite inferte da Eros alle nostre anime nella Sonata n. 2 per violino e pianoforte . Confessiam­o che il discorso analitico svolto nelle magistrali ( da pag 91 a 94) su

Des Luftschiff­ers Giannozzo Seebuch di Jean Paul e sulla valorizzaz­ione del comico nella cultura romantica era necessario per farci intendere a fondo le pagine “umoristich­e” di Schumann. Sappiamo che i cretini sono in agguato, pronti a sbuffare d’insofferen­za per le “troppe” pagine dedicate a Hegel, a Hoffmann, eccetera, e anche alla loro biografia, e armati del loro solito frasario: eccesso di “disquisizi­oni”, “inutile diffonders­i su…”. Conosciamo i nostri polli. Siamo in piena sintonia con l’autrice, ci alleiamo con lei e le offriamo, per quanto possa valere, il nostro plauso. Il suo libro, oltre a farci respirare in profondità, può essere inteso come una rilettura della filosofia occidental­e del secolo XIX attraverso la lettura e l’ascolto di una musica fra le più alte, le più magiche, le più insidiose per la tranquilli­tà della nostra psiche, da Schumann meraviglio­samente vulnerata e destabiliz­zata. Può darsi qualcosa di meglio?

Laura Abbatino, Robert Schumann filosofo. L’arte poetica romantica,

prefazione di Elio Franzini, Mimesis, Milano, pagg. 300, € 24

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