Kiarostami in versi
| Dall’alto: bicchiere di Hoffman (1912), il vaso «Gatto» di Bianconi venduto a 225mila $ (anni 50) ; vasi in vetromosaico di Venini (1954)
“puristi” del vetro quello in mostra alle Stanze non è il “vero” veneziano (disputa antica e ogni tanto ripetuta...), invece è un bene lo sguardo internazionale (ecco i sublimi finlandesi, con una raccolta di un collezionista doc come Bischofberger; ecco i viennesi, protagonisti fino al 31 luglio), e verso le figure, diciamo così, eclettiche rispetto alla vetreria veneziana classica (da Carlo Scarpa, in una memorabile mostra poi approdata al Met di New York, allo stesso Venini). Aggiunge fascino e qualità . Lo spazio espositivo è fantastico e ogni volta utilizzato al meglio; la produzione delle mostre di riconosciuta qualità internazionale: capace di attirare il meglio dell’arte del mondo ad ogni inaugurazione e meravigliare ogni volta con allestimenti e pezzi eccellenti. Quelli ora in mostra ne il «Vetro degli Architetti. Vienna 1900-1937», a cura di Rainald Franz, in collaborazione con il Mak – con Koloman Moser e J0sef Hoffmann a giganteggiare, tra quelli d’autore, e la raffinata tradizione vernacola, frutto di lavorìo e tecnica eccelsa di quelli che una volta si dicevano, paolocontianamente, i «bicchieri di Boemia» – sono tra i migliori di sempre. Una mostra, estiva, dedicata alla produzione internazionale; una, invernale, per la tradizione o rinnovata tradizione veneziana. Il programma, semplice ma raffinato, funziona: e perciò c’è da aspettarsi altre meraviglie dalla prossima mostra (dall’11 settembre all’8 gennaio 2017), che incorona il re novecentesco della diffusione internazionale del vetro veneziano: Paolo Venini, imprenditore illuminato e creativo. Oltre 300 opere racconteranno la sua forza creativa e degli artisti che negli anni lo hanno affiancato: tra questi Gio Ponti, Piero Fornasetti, Massimo Vignelli e Tobia Scarpa. La cura sarà di Marino Barovier, una garanzia. Come tutto quello che si fa da queste parti, per e con il vetro.