L’attuazione delle riforme risale al 72,6% Assorbito l’effetto-Stabilità
Mancano all’appello ancora 303 decreti su 1.104 previsti
L’attività politica concentrata sulla campagna elettorale per le comunali di giugno non ha rallentato la crescita dell’attuazione delle grandi riforme, vale a dire le leggi varate dai Governi italiani da fine 2011 a oggi per far uscire il Paese dalla crisi. Lo smaltimento dei decreti attuativi previsti da questi provvedimenti ha raggiunto ormai il 72,6%, vale a dire quasi 3 provvedimenti su quattro hanno avuto già il via libera.
Anche l’effetto della legge di Stabilità approvata a fine 2015 è stato ormai completamente riassorbito: la manovra aveva fatto scendere, con i suoi oltre 140 decreti da varare, il tasso complessivo di attuazione delle riforme al 66,7% (cifra registrata il 17 febbraio), rispetto al 72,6% di fine dicembre 2015. A oggi l’attuazione si è riportata su quei valori. Ed entro settembre si attende il colpo di reni se, come ha detto il premier Matteo Renzi durante la direzione Pd di lunedì 4 luglio, l’obiettivo del Governo è completare l’attuazione della parte rimanente della legge di Stabilità entro agosto (si veda altro articolo in pagina).
Rispetto all’ultimo report effettuato dal Sole 24 Ore lo scorso 24 aprile, a progredire è stata, non a caso, soprattutto la legge di Stabilità 2016. L’attuazione dei decreti è più che raddoppiata, passando dal 13,2% al 28,2% di oggi. Proprio la Stabilità, con i suoi provvedimenti, aveva fatto abbassare il tasso di smaltimento delle misure approvate dal Governo Renzi dal 60,2%, raggiunto a fine dicembre 2015, al 45,7% di metà febbraio.
La progressione registrata per la Stabilità 2016 rispetto ad aprile ha fatto passare il dato complessivo delle riforme varate dall’attuale Esecutivo dal 50,5 al 56,2 per cento. Per quel che riguarda le norme attuative previste dalle misure che il Governo Renzi ha ereditato dagli Esecutivi precedenti - quello a guida Mario Monti e quello di Enrico Letta - lo smaltimento è ormai avviato verso il traguardo definitivo. Per Monti il tasso di attuazione ha raggiunto l’85,8% rispetto all’84,7% di aprile, mentre per Letta siamo passati dal 77,2 al 79,9 per cento.
Lo smaltimento dei decreti, comunque, dipende anche dal fatto che, con la promulgazione di nuove leggi, alcune misure attuative di provvedimenti già in vigore vengono cancellate per essere ricomprese nelle norme successive. Basti pensare che da aprile a oggi lo stock complessivo dei decreti attuativi da varare è sceso da 1.112 a 1.104, e questo nonostante nel frattempo siano arrivate nuove riforme, come quella sulle banche.
Finora, nel complesso sono stati adottati 801 decreti, ma il cantiere dell’attuazione è sempre aperto: sono ancora 303 i provvedimenti che mancano all’appello (erano 341 nell’ultimo monitoraggio). Ci si deve però preparare , in partico- lare alla ripresa dell’attività legislativa dopo la pausa estiva, a una crescita dello stock dei decreti attuativi. A fine anno c’è, per esempio, l’appuntamento con la legge di Stabilità, che di solito porta con sé un pesante fardello di provvedimenti attuativi.
C’è da dire che il problema dello smaltimento dei decreti applicativi, che in caso di lento procedere rischia di bloccare le riforme, è diventato un tema sempre più all’attenzione dei governi. Monti e Letta hanno portato subito avanti il lavoro, ma hanno avuto poco tempo a disposizione, essendo rimasti in carica circa un anno. Renzi in poco più di due anni ha portato l’attuazione totale dal 41,5 al 72,6 per cento.
A questo ha contribuito anche il taglia-leggi, la norma inserita nella riforma Madia della pubblica amministrazione, con cui sono state cancellate o modificate oltre 50 disposizioni ereditate da Monti e Letta. Va infine considerato che l’operatività delle riforme non dipende solo dal via libera ai loro decreti attuativi. Molti degli interventi sono, infatti, “autoapplicativi”. Allo stesso tempo, però, bisogna non dimenticare che l’attuazione spesso non si esaurisce con la predisposizione dei decreti, ma che questi, a loro volta, ne presuppongono altri, innescando un effetto a cascata che rallenta l’operatività delle manovre.