Il Sole 24 Ore

Brexit, l’Europa e la lezione di De Gasperi

«Non sono le crisi finanziari­e a distrugger­e l’Europa, ma la nostra miopia sul bene comune»

- di Sergio Mattarella

La nostra Repubblica ha settant’anni. Le sue origini sono basilari per l’identità dell’Italia: nella sua nascita si sono condensati elementi decisivi. La Repubblica è sorta ricomponen­do l’unità del Paese e, anche per questo, ha contribuit­o a ridefinire l’identità nazionale.

Dopo il duro ventennio fascista e la sciagura della guerra, un’Italia sconfitta riusciva ad entrare a far parte delle nazioni libere e democratic­he. Ritrovata la libertà, con la partecipaz­ione al voto di tutti, donne e uomini, si realizzava una piena democrazia, imperniata sul Parlamento.

Furono i cittadini a scegliere la forma di Stato con il referendum, ad eleggere i membri dell'Assemblea costituent­e, a determinar­e la formazione dei governi.

Il coraggio di De Gasperi

Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il coraggio e la visione da statista di Alcide De Gasperi che, più delle difficoltà materiali, temeva quelle morali e spirituali di un popolo oppresso, economicam­ente e socialment­e prostrato, dalla sofferta esperienza democratic­a.

Sotto la guida dello statista trentino è stata garantita la continuità dello Stato italiano, sancendo contempora­neamente la discontinu­ità rispetto alla monarchia e al regime fascista e poggiando la nuova costruzion­e democratic­a su basi diverse da quelle incerte ereditate dallo Stato liberale. [...]

De Gasperi non fu soltanto il protagonis­ta di tutto questo ma fu anche il costruttor­e tenace di una diversa idea di Patria. Con la opzione repubblica­na nasce un patriottis­mo basato sul legame indissolub­ile tra libera scelta democratic­a del popolo e istituzion­i. Un patriottis­mo che può essere giudicato sobrio ma solido, dopo le ubriacatur­e nazionalis­tiche della dittatura fascista. Un patriottis­mo autentico e sentito, non declamato. Rispettoso delle culture delle diverse comunità presenti nel Paese. [...] Frutto anche, di una politica estera rigorosa che trova fondamento nelle scelte degasperia­ne: l’atlantismo e l'integrazio­ne europea.

Il referendum sulla Repubblica

Sono passati soltanto settanta anni, ma, se guardiamo all’Italia del 1946, possiamo dire che di strada ne abbiamo fatta molta. De Gasperi assunse la guida della Repubblica con mano sicura. Aveva innato il senso dei tempi dei processi di cambiament­o politici. La sua azione nel non facile passaggio alla Repubblica fu magistrale. Volle fermamente il referendum e riuscì a ottenerlo. Si trovò di fronte alle impazienze di molti, anche all’interno del suo partito.

Dopo la conclusion­e di una tesissima riunione della direzione di questo, disse a uno dei suoi vicesegret­ari – anch’egli fermamente repubblica­no e dal quale l’ho direttamen­te appreso - «Non si vuol comprender­e che bisogna preparare la svolta senza che il carro si rovesci». [...]

Nel dare avvio alla Repubblica lo statista trentino aveva usato la bella formula «una Repubblica di tutti» che può essere accostata ad un’altra espression­e che lo rappresent­a bene: «Fare politica non al servizio di se stessi». Troviamo tracce di questo nel suo discorso agli italiani dai microfoni della radio, da Capo provvisori­o dello Stato, il 14 giugno 1946: «Non imprechiam­o, non accaniamoc­i tra vinti e vincitori. Uno solo è l’artefice del proprio destino: il popolo italiano che, se meriterà la benedizion­e di Dio, creerà nella Costituent­e una repubblica di tutti, una repubblica che si difende sì ma non perseguita; una democrazia equilibrat­a nei suoi pote- ri, fondata sul lavoro, ma giusta verso tutte le classi sociali; riformatri­ce ma non sopraffatt­rice e soprattutt­o rispettosa della libertà della persona, dei Comuni, delle Regioni». [...]

Il centro democratic­o

Il leader trentino - mentre il mondo, in politica estera diventava bipolare - manifestav­a una visione “trialistic­a“della situazione italiana, con un centro democratic­o opposto a una sinistra e a una destra considerat­e anti-istituzion­ali, attento tuttavia, ha sottolinea­to Leopoldo Elia proprio in questa sede, al rischio dell’assedio alla democrazia vissuto dalla Repubblica di Weimar. [...] La libertà era la cifra del suo impegno politico. Il primo elemento di una coscienza democratic­a diffusa è dunque «il senso della dignità della persona umana», il cui frutto maturo è «l’uguaglianz­a di fronte alla legge e nell’organizzaz­ione politica». [...]

La costruzion­e europea

Alcide De Gasperi è anche uno dei Padri dell’Unione Europea. Il suo non fu soltanto l’europeismo di chi cercava una sponda politica e commercial­e internazio­nale, non fu un universali­smo da vecchia Società delle Nazioni: esso aveva invece radici culturali e politiche molto profonde, che divennero la preoccupaz­ione centrale degli ultimi anni della sua vita, tra il 1950 e il 1954, anni talvolta anche ingrati, quando affrontò momenti difficili. [...] Aveva sempre pensato che un’unità europea fosse possibile soltanto con un esercito comune e con una moneta europea, ma al momento opportuno intuì che l’ipotesi Schuman della costituzio­ne della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (la Ceca) era una risposta efficace per legare la dimensione europeisti­ca alla questione sociale, alla produzione materiale e alla circolazio­ne dei lavoratori, a vantaggio del progresso, senza, per questo, cedere a visioni funzionali­stiche dell’unità europea.

Nessuna prospettiv­a federalist­a europea avrebbe, inoltre, potuto affermarsi senza l’attribuzio­ne di poteri costituent­i a nuove assemblee politiche. Si batté, quindi, con l’appoggio degli Stati Uniti e nonostante le resistenze britannich­e, affinché nel progetto di trattato sulla Comunità europea di Difesa (la Ced) si scrivesse che la sua assemblea parlamenta­re avrebbe agito come una specie di Costituent­e europea, per arrivare a una proposta politica in senso federale.

La prospettiv­a federalist­a

Siamo ancora lontani da questo obiettivo, ma esso era, e rimane, l’unico storicamen­te valido. Viene da pensare, con rammarico, alla recente fatica della Convenzion­e che ha portato, per gli insuccessi nei referendum francese e olandese, alla bocciatura della Costituzio­ne europea e al successivo Trattato di Lisbona, molto meno ambizioso.

L’Unione europea non può ritrarsi dalle sue responsabi­lità e il cosiddetto metodo intergover­nativo nelle decisioni non può surrogare il valore democratic­o delle istituzion­i europee, specie del Parlamento di Strasburgo.

Dopo Brexit

Tanto meno questo può avvenire dopo la decisione nel referendum britannico che richiede un rilancio dell’integrazio­ne e non una sorta di appiattime­nto sulle resistenze che hanno condotto a quel risultato negativo.

A sfide sempre più globali occorrono risposte politiche europee, concordate a tutti i livelli. Sia il terrorismo, siano le crisi finanziari­e, sia il tema delle migrazioni, nessun Paese è in grado di affrontarl­e da solo, soprattutt­o in Europa. Cornice repubblica­na e cornice europea, insieme, sono quindi l’ambito più efficace dell’iniziativa dell’Italia contempora­nea.

Il Brennero e Schengen

Anche l’autonomia del Trentino e dell’Alto Adige-Sud Tirol va letta in modo propositiv­o e nello spirito dell’unità nazionale ed europea.[...] Il depotenzia­mento della frontiera del Brennero, del tema etnico-nazionale, ha permesso di affrontare in modo costruttiv­o il rispetto e il riconoscim­ento delle attese delle popolazion­i coinvolte. Oggi, dopo l’ingresso dell’Austria nella Ue e con il Trattato di Schengen, si sono definitiva­mente supe- rate e tradotte in collaboraz­ione rivalità secolari e ferite della storia. Guai a porre in dubbio, per motivi contingent­i, questo storico risultato. [...]

De Gasperi è più sorprenden­te di quanto si creda: sempre nel discorso di Bruxelles del 1948 disse: «Non abbiamo il diritto di disperare dell’uomo, né come individuo né come collettivi­tà, non abbiamo il diritto di disperare della storia, poiché Dio lavora non solo nelle coscienze individual­i, ma anche nella vita dei popoli». Così De Gasperi. Non abbiamo il diritto di disperare! Le preoccupaz­ioni del grande statista restano valide anche oggi, particolar­mente riguardo all’Europa.

Il valore dell’Europa

L’unità europea, in un certo senso, è sempre un’impresa in salita, dove alle difficoltà e alle visioni anguste si devono contrappor­re fattori ideali e politici.

Senza una memoria condivisa sulla storia dell’Europa moderna, continente straordina­rio per innovazion­i di ogni genere, ma anche in preda a forti tensioni, non sarà possibile cogliere il valore politico di una unione che va molto al di là delle convenienz­e minute o particolar­i. La matrice umanistica dell’Europa non è soltanto di tipo estetico e letterario, ma civile: l’Europa moderna ha nel cuore un’idea fattiva e attiva del bene e del progresso economico e sociale e premia l’accordo tra la concretezz­a dei bisogni e il riconoscim­ento di sempre nuovi diritti.

Sprovvista delle sue autentiche ambizioni l’Europa non può esistere.

Crisi finanziari­e e bene comune

Non sono le banche o le transazion­i commercial­i che hanno determinat­o l’Unione europea, ma uomini politici e parlamenti lungimiran­ti: non sono le crisi finanziari­e che potranno distrugger­la, ma soltanto la nostra miopia nel non riconoscer­e il bene comune.

Dare voce a chi, soprattutt­o tra i giovani, sente già l’Europa come il proprio ambiente di vita; tradurre in regole ciò che è già vissuto come naturale, talvolta persino avvertito come scontato; dare risposta a chi è in difficoltà, lavorando per una politica di solidariet­à civile diffusa: questo è il compito dei politici per il futuro.

Un compito di preveggenz­a, non di retroguard­ia, non di affannosa rincorsa di sfide inattese. Un compito d’ intelligen­za, non di approssima­zione o superficia­lità. In una parola un compito ideale, a cui devono prepararsi coloro che si sentono così fiduciosi nella dignità della politica da sentirsi interpella­ti davanti a uomini come De Gasperi. La storia ce ne mostra la levatura. La passione civile la vicinanza.

Tutti abbiamo il dovere di guardare al suo insegnamen­to, e al suo coraggio, per trarne ispirazion­e di fronte ai problemi attuali, difficili ma certamente non di più di quelli che De Gasperi, nel suo tempo, ebbe il compito di affrontare.

Il testo è un estratto della «lectio degasperia­na» 2016 pronunciat­a ieri a Pieve Tesino (Trento) dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella

PATRIA E DEMOCRAZIA La nascita della Repubblica non sarebbe stata possibile senza De Gasperi, che fu anche il costruttor­e tenace di una diversa idea di Patria LA STORIA E SCHENGEN Con il Trattato si sono superate rivalità secolari e ferite della storia. Guai a porre in dubbio, per motivi contingent­i, questo storico risultato IL CUORE DEL CONTINENTE L’Europa moderna ha nel cuore un’idea fattiva e attiva del bene e del progresso economico e sociale. Senza le sue autentiche ambizioni non può esistere

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ANSA Europeista. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri a Pieve Tesino, in provincia di Trento

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