Brexit, l’Europa e la lezione di De Gasperi
«Non sono le crisi finanziarie a distruggere l’Europa, ma la nostra miopia sul bene comune»
La nostra Repubblica ha settant’anni. Le sue origini sono basilari per l’identità dell’Italia: nella sua nascita si sono condensati elementi decisivi. La Repubblica è sorta ricomponendo l’unità del Paese e, anche per questo, ha contribuito a ridefinire l’identità nazionale.
Dopo il duro ventennio fascista e la sciagura della guerra, un’Italia sconfitta riusciva ad entrare a far parte delle nazioni libere e democratiche. Ritrovata la libertà, con la partecipazione al voto di tutti, donne e uomini, si realizzava una piena democrazia, imperniata sul Parlamento.
Furono i cittadini a scegliere la forma di Stato con il referendum, ad eleggere i membri dell'Assemblea costituente, a determinare la formazione dei governi.
Il coraggio di De Gasperi
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il coraggio e la visione da statista di Alcide De Gasperi che, più delle difficoltà materiali, temeva quelle morali e spirituali di un popolo oppresso, economicamente e socialmente prostrato, dalla sofferta esperienza democratica.
Sotto la guida dello statista trentino è stata garantita la continuità dello Stato italiano, sancendo contemporaneamente la discontinuità rispetto alla monarchia e al regime fascista e poggiando la nuova costruzione democratica su basi diverse da quelle incerte ereditate dallo Stato liberale. [...]
De Gasperi non fu soltanto il protagonista di tutto questo ma fu anche il costruttore tenace di una diversa idea di Patria. Con la opzione repubblicana nasce un patriottismo basato sul legame indissolubile tra libera scelta democratica del popolo e istituzioni. Un patriottismo che può essere giudicato sobrio ma solido, dopo le ubriacature nazionalistiche della dittatura fascista. Un patriottismo autentico e sentito, non declamato. Rispettoso delle culture delle diverse comunità presenti nel Paese. [...] Frutto anche, di una politica estera rigorosa che trova fondamento nelle scelte degasperiane: l’atlantismo e l'integrazione europea.
Il referendum sulla Repubblica
Sono passati soltanto settanta anni, ma, se guardiamo all’Italia del 1946, possiamo dire che di strada ne abbiamo fatta molta. De Gasperi assunse la guida della Repubblica con mano sicura. Aveva innato il senso dei tempi dei processi di cambiamento politici. La sua azione nel non facile passaggio alla Repubblica fu magistrale. Volle fermamente il referendum e riuscì a ottenerlo. Si trovò di fronte alle impazienze di molti, anche all’interno del suo partito.
Dopo la conclusione di una tesissima riunione della direzione di questo, disse a uno dei suoi vicesegretari – anch’egli fermamente repubblicano e dal quale l’ho direttamente appreso - «Non si vuol comprendere che bisogna preparare la svolta senza che il carro si rovesci». [...]
Nel dare avvio alla Repubblica lo statista trentino aveva usato la bella formula «una Repubblica di tutti» che può essere accostata ad un’altra espressione che lo rappresenta bene: «Fare politica non al servizio di se stessi». Troviamo tracce di questo nel suo discorso agli italiani dai microfoni della radio, da Capo provvisorio dello Stato, il 14 giugno 1946: «Non imprechiamo, non accaniamoci tra vinti e vincitori. Uno solo è l’artefice del proprio destino: il popolo italiano che, se meriterà la benedizione di Dio, creerà nella Costituente una repubblica di tutti, una repubblica che si difende sì ma non perseguita; una democrazia equilibrata nei suoi pote- ri, fondata sul lavoro, ma giusta verso tutte le classi sociali; riformatrice ma non sopraffattrice e soprattutto rispettosa della libertà della persona, dei Comuni, delle Regioni». [...]
Il centro democratico
Il leader trentino - mentre il mondo, in politica estera diventava bipolare - manifestava una visione “trialistica“della situazione italiana, con un centro democratico opposto a una sinistra e a una destra considerate anti-istituzionali, attento tuttavia, ha sottolineato Leopoldo Elia proprio in questa sede, al rischio dell’assedio alla democrazia vissuto dalla Repubblica di Weimar. [...] La libertà era la cifra del suo impegno politico. Il primo elemento di una coscienza democratica diffusa è dunque «il senso della dignità della persona umana», il cui frutto maturo è «l’uguaglianza di fronte alla legge e nell’organizzazione politica». [...]
La costruzione europea
Alcide De Gasperi è anche uno dei Padri dell’Unione Europea. Il suo non fu soltanto l’europeismo di chi cercava una sponda politica e commerciale internazionale, non fu un universalismo da vecchia Società delle Nazioni: esso aveva invece radici culturali e politiche molto profonde, che divennero la preoccupazione centrale degli ultimi anni della sua vita, tra il 1950 e il 1954, anni talvolta anche ingrati, quando affrontò momenti difficili. [...] Aveva sempre pensato che un’unità europea fosse possibile soltanto con un esercito comune e con una moneta europea, ma al momento opportuno intuì che l’ipotesi Schuman della costituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (la Ceca) era una risposta efficace per legare la dimensione europeistica alla questione sociale, alla produzione materiale e alla circolazione dei lavoratori, a vantaggio del progresso, senza, per questo, cedere a visioni funzionalistiche dell’unità europea.
Nessuna prospettiva federalista europea avrebbe, inoltre, potuto affermarsi senza l’attribuzione di poteri costituenti a nuove assemblee politiche. Si batté, quindi, con l’appoggio degli Stati Uniti e nonostante le resistenze britanniche, affinché nel progetto di trattato sulla Comunità europea di Difesa (la Ced) si scrivesse che la sua assemblea parlamentare avrebbe agito come una specie di Costituente europea, per arrivare a una proposta politica in senso federale.
La prospettiva federalista
Siamo ancora lontani da questo obiettivo, ma esso era, e rimane, l’unico storicamente valido. Viene da pensare, con rammarico, alla recente fatica della Convenzione che ha portato, per gli insuccessi nei referendum francese e olandese, alla bocciatura della Costituzione europea e al successivo Trattato di Lisbona, molto meno ambizioso.
L’Unione europea non può ritrarsi dalle sue responsabilità e il cosiddetto metodo intergovernativo nelle decisioni non può surrogare il valore democratico delle istituzioni europee, specie del Parlamento di Strasburgo.
Dopo Brexit
Tanto meno questo può avvenire dopo la decisione nel referendum britannico che richiede un rilancio dell’integrazione e non una sorta di appiattimento sulle resistenze che hanno condotto a quel risultato negativo.
A sfide sempre più globali occorrono risposte politiche europee, concordate a tutti i livelli. Sia il terrorismo, siano le crisi finanziarie, sia il tema delle migrazioni, nessun Paese è in grado di affrontarle da solo, soprattutto in Europa. Cornice repubblicana e cornice europea, insieme, sono quindi l’ambito più efficace dell’iniziativa dell’Italia contemporanea.
Il Brennero e Schengen
Anche l’autonomia del Trentino e dell’Alto Adige-Sud Tirol va letta in modo propositivo e nello spirito dell’unità nazionale ed europea.[...] Il depotenziamento della frontiera del Brennero, del tema etnico-nazionale, ha permesso di affrontare in modo costruttivo il rispetto e il riconoscimento delle attese delle popolazioni coinvolte. Oggi, dopo l’ingresso dell’Austria nella Ue e con il Trattato di Schengen, si sono definitivamente supe- rate e tradotte in collaborazione rivalità secolari e ferite della storia. Guai a porre in dubbio, per motivi contingenti, questo storico risultato. [...]
De Gasperi è più sorprendente di quanto si creda: sempre nel discorso di Bruxelles del 1948 disse: «Non abbiamo il diritto di disperare dell’uomo, né come individuo né come collettività, non abbiamo il diritto di disperare della storia, poiché Dio lavora non solo nelle coscienze individuali, ma anche nella vita dei popoli». Così De Gasperi. Non abbiamo il diritto di disperare! Le preoccupazioni del grande statista restano valide anche oggi, particolarmente riguardo all’Europa.
Il valore dell’Europa
L’unità europea, in un certo senso, è sempre un’impresa in salita, dove alle difficoltà e alle visioni anguste si devono contrapporre fattori ideali e politici.
Senza una memoria condivisa sulla storia dell’Europa moderna, continente straordinario per innovazioni di ogni genere, ma anche in preda a forti tensioni, non sarà possibile cogliere il valore politico di una unione che va molto al di là delle convenienze minute o particolari. La matrice umanistica dell’Europa non è soltanto di tipo estetico e letterario, ma civile: l’Europa moderna ha nel cuore un’idea fattiva e attiva del bene e del progresso economico e sociale e premia l’accordo tra la concretezza dei bisogni e il riconoscimento di sempre nuovi diritti.
Sprovvista delle sue autentiche ambizioni l’Europa non può esistere.
Crisi finanziarie e bene comune
Non sono le banche o le transazioni commerciali che hanno determinato l’Unione europea, ma uomini politici e parlamenti lungimiranti: non sono le crisi finanziarie che potranno distruggerla, ma soltanto la nostra miopia nel non riconoscere il bene comune.
Dare voce a chi, soprattutto tra i giovani, sente già l’Europa come il proprio ambiente di vita; tradurre in regole ciò che è già vissuto come naturale, talvolta persino avvertito come scontato; dare risposta a chi è in difficoltà, lavorando per una politica di solidarietà civile diffusa: questo è il compito dei politici per il futuro.
Un compito di preveggenza, non di retroguardia, non di affannosa rincorsa di sfide inattese. Un compito d’ intelligenza, non di approssimazione o superficialità. In una parola un compito ideale, a cui devono prepararsi coloro che si sentono così fiduciosi nella dignità della politica da sentirsi interpellati davanti a uomini come De Gasperi. La storia ce ne mostra la levatura. La passione civile la vicinanza.
Tutti abbiamo il dovere di guardare al suo insegnamento, e al suo coraggio, per trarne ispirazione di fronte ai problemi attuali, difficili ma certamente non di più di quelli che De Gasperi, nel suo tempo, ebbe il compito di affrontare.
Il testo è un estratto della «lectio degasperiana» 2016 pronunciata ieri a Pieve Tesino (Trento) dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella
PATRIA E DEMOCRAZIA La nascita della Repubblica non sarebbe stata possibile senza De Gasperi, che fu anche il costruttore tenace di una diversa idea di Patria LA STORIA E SCHENGEN Con il Trattato si sono superate rivalità secolari e ferite della storia. Guai a porre in dubbio, per motivi contingenti, questo storico risultato IL CUORE DEL CONTINENTE L’Europa moderna ha nel cuore un’idea fattiva e attiva del bene e del progresso economico e sociale. Senza le sue autentiche ambizioni non può esistere