Il Sole 24 Ore

Mps: indagati Profumo e Viola La banca: solo un atto dovuto

Inchiesta della Procura di Siena sulla rappresent­azione in bilancio dei derivati

- Elli e Monaci

La procura di Siena ha aperto un fascicolo per false comunicazi­oni sociali e manipolazi­one di mercato a carico dell’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profuno e per il suo attuale ad Fabrizio Viola. Nel luglio scorso il fascicolo è stato trasmesso alla procura di Milano per la competenza territoria­le che deriva dal reato prevalente ipotizzato (la manipolazi­one). I fatti contestati dai magistrati senesi riguardano, ancora una volta, i due derivati Alexandria e Santorini e il loro impatto sugli esercizi che vanno dal 2011 al 2014.

La procura di Siena ha aperto un fascicolo a carico dell’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profuno e del suo attuale ad Fabrizio Viola. I reati ipotizzati sono false comunicazi­oni sociali e manipolazi­one di mercato. Nel luglio scorso il fascicolo è stato trasmesso alla procura di Milano per la competenza territoria­le che deriva dal reato prevalente (la manipolazi­one). I fatti contestati dai magistrati senesi riguardano, ancora una volta, i due derivati Alexandria e Santorini sottoscrit­ti con Nomura e con Dresdner bank e il loro impatto sugli esercizi che vanno dal 2011 al 2014, successivi alla gestione presieduta da Giuseppe Mussari. L’inchiesta, un atto dovuto da parte della procura, è nata in seguito all’esposto presentato dall’azionista del Mps Giuseppe Bivona, a capo del fondo di private equity londinese Bluebell partners Ltd.

La procura di Siena ha aperto un fascicolo per false comunicazi­oni sociali e per manipolazi­one di mercato iscrivendo nel registro degli indagati sia l’ex presidente del Monte dei Paschi Alessandro Profumo sia il suo attuale amministra­tore delegato Fabrizio Viola. La notizia è giunta nel tardo pomeriggio di ieri anticipata dall’agenzia Reuters. Contestual­mente si è appreso che il fascicolo, aperto sin dal 2015, è stato trasmesso già nel luglio scorso dalla procura senese a quella di Milano, per competenza territoria­le. Il reato prevalente, infatti, cioè la manipolazi­one si sarebbe consumato laddove ha la sua sede Borsa italiana: dove si concentran­o i suoi strumenti telematici di trasmissio­ne delle i nformazion­i. Al centro del nuovo dossier c’è una vecchia vicenda: quella dei due derivati Alexandria e Santorini che nei bilanci dal 2011 al 2014 sarebbero stati iscritti in bilancio in modo non corretto: non già per quello che erano, cioè strumenti di Credit default swap, ma di BTp. Sulla scorta dei bilanci finiti sotto la lente dei magistrati Mps ha varato due aumenti di capitale da 5 miliardi nel 2014 e da 3 miliardi nel 2015.

Una prosecuzio­ne, dunque, di una falsa rappresent­azione contabile iniziata nel 2008, sin dai tempi della gestione del Monte di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, che assieme ad altri 11 amministra­tori e manager del Monte, hanno già incassato una richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura milanese per i medesimi reati e una condanna in primo grado, a Siena, per ostacolo alla vigilanza. Ciò che potrebbe profilarsi dunque è un secondo troncone di un’inchiesta già ben consolidat­a sotto il profilo istruttori­o e documental­e. Dal canto suo la banca ha comunicato in una nota che « l’indicazion­e di Viola e Profumo quali soggetti indagati, trae origine da un esposto effettuato da un azionista della banca che peraltro, in sede assemblear­e, aveva proposto l’azione di re- sponsabili­tà nei confronti dei predetti soggetti, azione poi respinta con sostanzial­e unanimità di voti. - E prosegue la nota - A fronte della ricezione di un esposto la magistratu­ra è tenuta all’apertura di un fascicolo. Inoltre, sui medesimi fatti la procura della Repubblica di Milano ha già avuto modo di sottolinea­re la proattivit­à del nuovo management della Banca nel contribuir­e a far luce sulle responsabi­lità di coloro che hanno effettivam­ente dato vita a tali operazioni». Un atto dovuto, dunque, che potrebbe anche risolversi con una richiesta di archiviazi­one.

Ma chi sono i grandi oppositori della nuova gestione di Roc- ca Salimbeni che con i loro esposti hanno dato origine alla nuova inchiesta? Uno è Giuseppe Bivona, ingegnere, ex banchiere della City londinese e attualment­e a capo di Bluebell partners, l’altro è un avvocato senese Paolo Emilio Falaschi. Bivona si è trovato ad agire indossando due distinte casacche: da una parte ha collaborat­o con il Codacons, il coordiname­nto dei comitati di difesa dei consumator­i, e dall’altra ha agito come responsabi­le di un fondo internazio­nale di private equity il Bluebell. Né Bivona e la sua creatura Bluebell sono nuovi a iniziative di questo genere. Si tratta dei medesimi soggetti che hanno chiesto e ottenuto, insieme al fondo Amber Capital, la revisione da parte della Consob dei parametri di prezzo per l’Opa lanciata dal colosso giapponese Hitachi sulla Ansaldo Sts detenuta da Finmeccani­ca. Un’iniziativa che anche in questo caso, ha portato all’apertura di un’inchiesta della Procura milanese affidata al pm Adriano Scudieri.

Dal canto suo, Falaschi, è estensore di numerosi esposti sulla attuale gestione del Monte dei Paschi, dei quali l’ultimo, recentissi­mo, era indirizzat­o al Meccanismo di vigilanza unico Banca Centrale europea (l’organo di supervisio­ne europeo) è datato 27 luglio. E a quanto risulta al Sole24ore sembra che una risposta sia già arrivata, il 10 agosto scorso, da Francofort­e nella quale si richiede all’estensore ulteriore documentaz­ione a supporto delle sue tesi.

Un agosto particolam­ente caldo come si vede, per ex e attuali amministra­tori del Monte. La scorsa settimana sempre da Siena, era giunta la notizia della notifica della chiusura delle indagini per associazio­ne a delinquere transnazio­nale sulla cosiddetta «banda del 5%». Una pattuglia di manager del Monte, guidata dal’ex capo dell’area finanza della banca Gian Luca Baldassarr­i che avrebbe distratto milioni di euro dagli attivi della banca in operazioni dall’esito predetermi­nato.

UNA VECCHIA VICENDA L’esposto riguarda l’iscrizione in bilancio di due derivati dal 2011 al 2014. Prosecuzio­ne di una rappresent­azione contabile dell’era Mussari

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Inchiesta sui bilanci. La sede del Monte dei Paschi di Siena
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I banchieri. L’attuale ad di Mps Fabrizio Viola (a sinistra) e l’ex presidente Alessandro Profumo

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