Le opportunità (e i rischi) per il piccolo risparmiatore
Con i rialzi a due cifre messi a segno da oro e petrolio da inizio anno torna la voglia di investire in commodity anche per i piccoli risparmiatori. Dopo due anni bui, il mercato sta riscoprendo questa asset class protagonista di rally vertiginosi ma anche di crolli memorabili: basti ricordare il petrolio sceso da 100 dollari a 30 dollari al barile tra il 2014 e il 2016.
Fino a pochi anni fa il mercato delle commodity era sostanzialmente appannagio di investitori professionali: le materie prime sono scambiate attraverso contratti derivati e la gestione dei «future» è molto complessa. Oggi il mercato è invece facilmente accessibile anche da parte del piccolo risparmiatore: oltre ai tradizionali fondi di investimento, a Piazza Affari sono quotati oltre 300 Etc/Etn che investono prevalentemente in materie prime. La logica è quella degli Etf anche se ci sono differenze da un punto di vista formale (patrimonio e fiscalità). Sono strumenti-clone che replicano materie prime sottostanti (che si tratti di oro, petrolio, oppure mais poco cambia). Hanno un costo con un commissione molto competitiva in media inferiore all’1% annuo e questo li ha resi particolarmente popolari. La liquidità è garantita da market maker e ciò agevola l’operatività del risparmiatore, che non ha la necessità di trovare una controparte per acquistare o vendere gli strumenti.
Recentemente l’offerta di Etc/Etn ha superato quota 300: non è facile quindi districarsi per scegliere la soluzione più adatta. Investire con questi strumenti significa andare a caccia di opportunità, ma anche assumersi rischi. Quelli più scambiati in termini di contratti da inizio sono gli Etc a leva su petrolio e gas naturale, una materia prima quest’ultima molto volatile e che si presta bene a operazioni di tipo speculativo. Gli strumenti a leva, al rialzo o al ribasso, amplificano le dinamiche del sottostante e quindi possono garantire ottimi guadagni, ma anche pesanti perdite se l’investitore sbaglia la giusta direzione del mercato.
Hanno una filosofia speculativa e sono soggetti a delle tecnicalità che devono essere attentamente conosciute per non rimanere delusi: molto spesso infatti il risparmiatore si stupisce del fatto che l’Etc a leva non replichi esattamente l’andamento del petrolio, dell’oro o di un’altra materia prima moltiplicato per la leva stessa. Questo disallineamento dipende da alcune variabili:in primis il cosiddetto effetto «compounding» . Le performance dell’Etc a leva possono discostarsi dal sottostante perché la leva viene ricalcolata ogni giorno. Per periodi prolungati il rendimento dell’Etc non è quindi uguale all’andamento del sottostante moltiplicato per la leva. Lo strumento esercita le sue maggiori potenzialità se impiegato in orizzonti di tempo ristretti.
Per quanto riguarda soprattutto le materie prime energetiche, e in particolar modo per petrolio e gas naturale (due dei sottostanti più scambiati a Piazza Affari) può verificarsi anche il cosiddetto effetto «contango»: un fenomeno che crea disallineamenti dei valori tra Etc e sottostante a cui è agganciato. Quando scade un contratto «future» e subentra quello successivo al quale si aggancia l’Etc possono crearsi veri e propri buchi, ad esempio il contratto che scade sul petrolio vale 45 dollari mentre quello successivo è scambiato a 50. Tecnicamente si chiama «contango». Una differenza di 5 dollari che al possessore dell’Etc al rialzo in pratica non porta nessun beneficio.
Chi vuol puntare sull’intero universo delle materie prime, senza investire in una commodity in particolare, può sfruttare la disponibilità di Etf (sempre quotati a Milano) che spaziano sull’intera area delle materie prime o su ampi settori di questo mondo: in questo modo è garantita una maggiore diversificazione.
Per l’intero universo degli Etf e degli Etc, con leva o senza, va poi considerato l’effetto valuta: le commodity sono espresse in dollari e questo si riflette sui «cloni». Se il dollaro si apprezza sull’euro l’effetto è positivo in quanto l’Etc sale indipendentemente dall’andamento del prezzo del greggio, dell’oro o di un’altra commodity. Opposto ovviamente l’effetto quando l’euro si apprezza sul dollaro. Tra il 2014 e l’inizio del 2016 il forte apprezzamento del dollaro ha portato grandi benefici ai possessori di Etc. Per ovviare all’effetto valuta sono stati creati strumenti con copertura rischio cambio (individuabili con il termine “hedged”). In questo caso le oscillazioni del dollaro vengono sterilizzate e l’Etc riflette solo il prezzo della materia prima.