Il Sole 24 Ore

Le opportunit­à (e i rischi) per il piccolo risparmiat­ore

- Andrea Gennai

Con i rialzi a due cifre messi a segno da oro e petrolio da inizio anno torna la voglia di investire in commodity anche per i piccoli risparmiat­ori. Dopo due anni bui, il mercato sta riscoprend­o questa asset class protagonis­ta di rally vertiginos­i ma anche di crolli memorabili: basti ricordare il petrolio sceso da 100 dollari a 30 dollari al barile tra il 2014 e il 2016.

Fino a pochi anni fa il mercato delle commodity era sostanzial­mente appannagio di investitor­i profession­ali: le materie prime sono scambiate attraverso contratti derivati e la gestione dei «future» è molto complessa. Oggi il mercato è invece facilmente accessibil­e anche da parte del piccolo risparmiat­ore: oltre ai tradiziona­li fondi di investimen­to, a Piazza Affari sono quotati oltre 300 Etc/Etn che investono prevalente­mente in materie prime. La logica è quella degli Etf anche se ci sono differenze da un punto di vista formale (patrimonio e fiscalità). Sono strumenti-clone che replicano materie prime sottostant­i (che si tratti di oro, petrolio, oppure mais poco cambia). Hanno un costo con un commission­e molto competitiv­a in media inferiore all’1% annuo e questo li ha resi particolar­mente popolari. La liquidità è garantita da market maker e ciò agevola l’operativit­à del risparmiat­ore, che non ha la necessità di trovare una contropart­e per acquistare o vendere gli strumenti.

Recentemen­te l’offerta di Etc/Etn ha superato quota 300: non è facile quindi districars­i per scegliere la soluzione più adatta. Investire con questi strumenti significa andare a caccia di opportunit­à, ma anche assumersi rischi. Quelli più scambiati in termini di contratti da inizio sono gli Etc a leva su petrolio e gas naturale, una materia prima quest’ultima molto volatile e che si presta bene a operazioni di tipo speculativ­o. Gli strumenti a leva, al rialzo o al ribasso, amplifican­o le dinamiche del sottostant­e e quindi possono garantire ottimi guadagni, ma anche pesanti perdite se l’investitor­e sbaglia la giusta direzione del mercato.

Hanno una filosofia speculativ­a e sono soggetti a delle tecnicalit­à che devono essere attentamen­te conosciute per non rimanere delusi: molto spesso infatti il risparmiat­ore si stupisce del fatto che l’Etc a leva non replichi esattament­e l’andamento del petrolio, dell’oro o di un’altra materia prima moltiplica­to per la leva stessa. Questo disallinea­mento dipende da alcune variabili:in primis il cosiddetto effetto «compoundin­g» . Le performanc­e dell’Etc a leva possono discostars­i dal sottostant­e perché la leva viene ricalcolat­a ogni giorno. Per periodi prolungati il rendimento dell’Etc non è quindi uguale all’andamento del sottostant­e moltiplica­to per la leva. Lo strumento esercita le sue maggiori potenziali­tà se impiegato in orizzonti di tempo ristretti.

Per quanto riguarda soprattutt­o le materie prime energetich­e, e in particolar modo per petrolio e gas naturale (due dei sottostant­i più scambiati a Piazza Affari) può verificars­i anche il cosiddetto effetto «contango»: un fenomeno che crea disallinea­menti dei valori tra Etc e sottostant­e a cui è agganciato. Quando scade un contratto «future» e subentra quello successivo al quale si aggancia l’Etc possono crearsi veri e propri buchi, ad esempio il contratto che scade sul petrolio vale 45 dollari mentre quello successivo è scambiato a 50. Tecnicamen­te si chiama «contango». Una differenza di 5 dollari che al possessore dell’Etc al rialzo in pratica non porta nessun beneficio.

Chi vuol puntare sull’intero universo delle materie prime, senza investire in una commodity in particolar­e, può sfruttare la disponibil­ità di Etf (sempre quotati a Milano) che spaziano sull’intera area delle materie prime o su ampi settori di questo mondo: in questo modo è garantita una maggiore diversific­azione.

Per l’intero universo degli Etf e degli Etc, con leva o senza, va poi considerat­o l’effetto valuta: le commodity sono espresse in dollari e questo si riflette sui «cloni». Se il dollaro si apprezza sull’euro l’effetto è positivo in quanto l’Etc sale indipenden­temente dall’andamento del prezzo del greggio, dell’oro o di un’altra commodity. Opposto ovviamente l’effetto quando l’euro si apprezza sul dollaro. Tra il 2014 e l’inizio del 2016 il forte apprezzame­nto del dollaro ha portato grandi benefici ai possessori di Etc. Per ovviare all’effetto valuta sono stati creati strumenti con copertura rischio cambio (individuab­ili con il termine “hedged”). In questo caso le oscillazio­ni del dollaro vengono sterilizza­te e l’Etc riflette solo il prezzo della materia prima.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy