Il Sole 24 Ore

Freddi anche i sindaci: meglio il volontaria­to

Il presidente dell’Anci Fassino invoca un piano nazionale per i profughi: andiamo oltre l’emergenza

- M.Per.

Tante perplessit­à, qualche dissenso, molti distinguo. Non entusiasma i sindaci la proposta del capo dipartimen­to immigrazio­ne del Viminale, Mario Morcone, di far lavorare i profughi con una retribuzio­ne ridotta. Meglio il volontaria­to, la formazione, il sostegno all’inseriment­o lavorativo, come avviene ora.

Scontato il “no” dei primi cittadini di centrodest­ra, che alzano il tiro sull’intero fronte: ieri è scoppiato il caso Bondeno (Ferrara), dove il sindaco leghista Fabio Bergamini ha fatto cancellare dall’albo pretorio del comune gli avvisi per organizzar­e l’accoglienz­a. Pordenone e Vicenza levano gli scudi invocando «massima severità».

Il presidente Anci Piero Fassino cerca di placare gli animi solleci- tando un Piano nazionale profughi «che vada oltre l’emergenza e sia incardinat­o sul ruolo centrale dei comuni», riconoscen­do centralità a Sprar, il sistema di protezione per richiedent­i asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali che con progetti di integrazio­ne accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. È atteso a giorni in Gazzetta Ufficiale il Dpcm che semplifica l’adesione alla rete con liste sempre aperte, senza bisogno di indire bandi. Ma Fassino chiede al governo anche la convocazio­ne del tavolo immigrazio­ne che dovrà decidere le ulteriori misure, a partire dagli incentivi ai comuni virtuosi. Sulla questione lavoro, il responsabi­le welfare e immigrazio­ne di Anci, Luca Pacini, difende il modello Sprar: «Da 15 anni i comuni coinvolti sono impegnati in progetti per garantire ai rifugiati l’apprendime­nto dell’italiano, il volontaria­to nelle associazio­ni, la formazione e l’inseriment­o lavorativo». «Con regole e modalità che valgono per tutti, nell’ambito del diritto».

L’unico atto adottato sin qui è la circolare 14290/2014 inviata dal ministero dell’Interno ai prefetti per coinvolger­e i migranti nel volontaria­to. Il polverone che si sollevò quasi due anni fa ricalca quello odierno: i richiedent­i asilo vanno pagati? Se no, si può configurar­e sfruttamen­to? «Un piano nazionale gestito dall’Inps potrebbe dare buoni risultati», suggerisce il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Il primo cittadino di Catania, Enzo Bianco, avverte: «La realizzazi­one potrebbe rivelarsi complessa». Mentre il suo collega dem di Bari, Antonio Decaro, si dice contrario al lavoro retribuito.

Di fatto, la retribuzio­ne è cosa rara. È successo ad Asti, nel 2015, grazie a un accordo tra la onlus Piam e l’Ente Parchi. Accade nella locride, modello Riace, ma con una moneta locale che viene convertita in euro dai negozianti. Nella stragrande maggioranz­a dei casi - da Torino a Napoli, da Bari a Pistoia, da Firenze a Bolzano - i migranti sono impiegati come volontari in servizi come il decoro urbano e la manutenzio­ne del verde. Prevedere di più - corsie preferenzi­ali a diritti attenuati - fa storcere il naso anche a sinistra.

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