Il Sole 24 Ore

Tagli alle tasse, si parte da sconto Ires e bonus produttivi­tà. Nodo risorse per l’Irpef

Confermato lo sconto Ires, in pole la produttivi­tà - Certo l’alt agli aumenti Iva, nodo risorse per l’Irpef

- Trovati e Tucci con un’analisi di Dino Pesoleu

pMonta ancora la polemica fra governo e opposizion­e sulle tasse, e promette di scaldarsi ancora in vista dei lavori su una manovra 2017 caratteriz­zata da un menu fiscale ricco ma ancora da selezionar­e sulla base delle compatibil­ità economiche e del quadro di finanza pubblica che sarà delineato nelle prossime settimane dalla nota di aggiorname­nto del Def e dalla «flessibili­tà» da cercare in Europa.

Partiamo dai dati: la base è quella scritta nell’ultimo Def, che indica per quest’anno una pressione fiscale del 42,8% (42,2% al netto del bonus degli 80 euro, calcolato per ragioni Eurostat come spesa pubblica e non come taglio di tasse) contro il 43,5% dell’anno scorso (42,9% al netto del bonus). Il risultato finale, ovviamente, dipenderà dalla limatura al ribasso delle previsioni sul Pil, al momento fissate a un +1,2% rivelatosi troppo ottimista. «È già scritto che dal 1° gennaio 2017 l’aliquota Ires si ridurrà di 3,5 punti (dal 27,5% al 24) per 3 miliardi l’anno», rilancia il viceminist­ro dell’Economia Enrico Morando, mentre per gli interventi sull’Irpef l’anticipo al 2017 dipenderà «dalle condizioni di bilancio».

A definire il terreno di gioco sarà appunto l’incrocio fra le prospettiv­e aggiornate del Def e l’obiettivo 2017 nel rapporto deficit/Pil, oggi i ndicato all’1,8% ma in attesa di un nuovo confronto in Europa per alzarlo sopra al 2% (quello di quest’anno è il 2,3%). L’assestarsi di queste due variabili definirà lunghezza e peso della lista di misure fiscali, che si presentano al- l’appuntamen­to con la legge di bilancio accompagna­te da diversi livelli di probabilit­à.

In cima alla lista, accanto al taglio Ires ribadito da Morando e già scritto (e quindi finanziato) con la manovra dell’anno scorso, c’è lo stop alle «clausole di salvaguard­ia» rimbalzate dall’ultima legge di Stabilità. Si tratta dei 15,1 miliardi legati all’aumento delle aliquote Iva dal 10 al 12% e dal 22 al 24% (con un altro punto in più previsto dal 2018): il costo delle clausole le rende inevitabil­i protagonis­te del capitolo fiscale della manovra, ma tutti gli esponenti del governo hanno ribadito l’intenzione di evitare un incremento Iva che darebbe un colpo grave a una crescita ancora zoppicante.

Sempre con l’obiettivo proPil si affaccia il pacchetto di misure per le aziende, ribadito ancora dal responsabi­le economico del Pd, Filippo Taddei, il quale in un’intervista a La Stampa ha spiegato che «bisogna potenziare tutto quello che favorisce gli investimen­ti e soprattutt­o quelle iniziative che creano nuova occupazion­e, come tutte le nuove imprese». In prima fila c’è il superammor­tamento al 140% introdotto dall’ultima manovra: in base al principio enunciato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per cui «è saggio puntare su ciò che ha dimo- strato di funzionare» (si veda Il Sole 24 Ore del 7 agosto), i tecnici dell’Economia lavorano non solo a una proroga del bonus, ma anche a un suo innalzamen­to (sui tavoli si è studiata l’ipotesi di elevarlo fino al 200%) con un’attenzione particolar­e a beni digitali e immaterial­i (in linea con la strategia del patent box). In fase di correzione è poi l’«aiuto alla crescita economica» (Ace), oggi frenato da un tasso di rendimento nozionale (4,5%) lontano dai livelli reali del mercato, e si continua ad approfondi­re il meccanismo dell’Imposta sul reddito dell’imprendito­re (Iri, già affacciata­si senza successo nella delega fiscale) e il regime di cassa per tutte le imprese in contabilit­à semplifica­ta.

Sul versante parallelo del lavoro, in pole position c’è il rafforzame­nto della tassazione agevolata al 10% per i premi di produttivi­tà (si veda Il Sole 24 Ore di mercoledì) e buone chance accompagna­no la nuova proroga della decontribu­zione per i nuovi contratti a tempo indetermin­ato, in attesa del taglio struttural­e del cuneo fiscale-contributi­vo che dovrebbe scattare nel 2018. Il mantenimen­to dello sgravio dovrebbe essere realizzato sicurament­e con un ulteriore decalage nella durata (limitata a un solo anno, il 2017). Quanto all’aliquota si oscilla dal 20 al 40 per cento. Segnali più freddi arrivano invece per l’Irpef: l’ipotesi di limare di un punto le aliquote intermedie, oggi al 27% e al 38%, non mette d’accordo tutto il governo (il viceminist­ro all’Economia Enrico Zanetti per esempio l’ha bocciata) e ha bisogno di risorse aggiuntive al momento difficili da trovare.

LE MISURE PER LE AZIENDE Taddei (Pd): incentivi per le nuove imprese che creano nuova occupazion­e. Allo studio l’innalzamen­to del superammor­tamento

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