Il Sole 24 Ore

Un piano realistico per ridurre gli adempiment­i

- Andrea Carinci

Parte (meglio: riparte) la semplifica­zione degli adempiment­i fiscali. Sembra una storia già scritta e, anche per questo, non riesce a destare particolar­i emozioni l’annuncio di rimettere mano al tema.

Del resto, sono trascorsi appena due anni da un decreto (decreto legislativ­o 175/2014), che in attuazione della delega fiscale si prefiggeva l’ambizioso compito di semplifica­re il sistema fiscale. Sennonché, già al tempo di quel decreto semplifica­zioni era parso evidente che quello non poteva rappresent­are un approdo quanto, al più, l’avvio di un percorso tutto da intraprend­ere. Troppo sporadici e settoriali sono stati, infatti, gli interventi nel senso della semplifica­zione, senza trascurare poi come, in realtà, in quell’occasione sono state introdotte anche misure in senso esattament­e opposto.

Accanto alla dichiarazi­one precompila­ta ed ad altre (puntuali) “semplifica­zioni”, non si può dimenticar­e che il decreto citato ha inserito il regime della sopravvive­nza fiscale delle società cancellate; un regime, questo, di cui tutto si può dire tranne che abbia contribuit­o alla semplifica­zione del sistema.

Ma alla disillusio­ne verso un tema tante (troppe) volte evocato, si accompagna il disincanto per una missione che appare impossibil­e. E questo perché l’approccio che si intende seguire si mostra, questa come le altre volte, poco realistico e certamente non risolutivo. Innanzitut­to perché la semplifica­zione non può essere esaurita da un’accozzagli­a di misure spot, ma deve rispondere a un disegno preciso, organico e compiuto, ispirato a una precisa visione di rapporto Fiscocontr­ibuente.

Altrimenti c’è il rischio che la semplifica­zione realizzata con l’eliminazio­ne di un dato adempiment­o presto o tardi verrà soppiantat­a dall’introduzio­ne di uno nuovo. Come del resto è accaduto quando l’eliminazio­ne dell’obbligator­ietà dell’interpello è stata accompagna­ta dall’obbligo di segnalazio­ne in dichiarazi­one, peraltro pesantemen­te sanzionato. Riferita agli adempiment­i fiscali la semplifica­zione deve assumere un connotato ispirato all’efficienta­mento dell’azione amministra­tiva per cui i diversi adempiment­i sono stati congegnati. La semplifica­zione, insomma, deve essere ispirata a una logica di risultato, dove non contano tanto e solo gli adempiment­i introdotti oppure eliminati, quanto la riduzione dei tempi e dei costi a invarianza, però, (o a migliorame­nto) dell’efficacia dell’azione di controllo: non si parla allora di una semplice rimozione della complessit­à, ma, semmai, dell’eliminazio­ne di tutti quegli adempiment­i che non sono necessari all’efficienza del sistema, perché, ad esempio, resi superflui oppure obsoleti dalle nuove tecnologie o dall’accesso diretto dell’Agenzia a date informazio­ni. In questa prospettiv­a, ecco allora che l’iniziativa dovrebbe essere ispirata all’obiettivo di preservare solo gli adempiment­i necessari e a eliminare tutto quanto non è indispensa­bile ad assicurare l’efficacia ed effettivit­à dell’azione di controllo. Il metodo, quindi, non dovrebbe essere quello di eliminare gli adempiment­i superflui, ma, all’opposto, di mantenere solo quelli necessari.

Altro aspetto che potrebbe

L’OBIETTIVO Si tratta di «salvare» soltanto gli obblighi necessari all’efficienza del sistema fiscale

comportare qualche rischio è poi il metodo. Ancora una volta si assisterà al coinvolgim­ento dei rappresent­anti dei consulenti fiscali e delle categorie, secondo una logica di partecipaz­ione e condivisio­ne, certamente ammirevole, ma (si teme) poco proficua.

Sull’assunto che la semplifica­zione deve essere qui declinata necessaria­mente come garanzia di efficacia ed efficienza dell’azione dell’amministra­zione finanziari­a, ha senso ipotizzare un metodo di semplifica­zione fondato “sull’ascolto” degli operatori? Certamente gli operatori possono rappresent­are quelli che sono gli adempiment­i più onerosi (e fastidiosi), ma rimane sempre l’Agenzia a poter dire, assumendos­ene la responsabi­lità, quali sono gli adempiment­i necessari alla sua azione di controllo e quelli inutili. Avviare una consultazi­one in un quadro siffatto rischia, da un lato di rallentare il processo e, dall’altro e soprattutt­o, di deresponsa­bilizzare l’Agenzia, che dovrebbe invece assumere coscientem­ente il compito che le spetta di mantenere solo gli adempiment­i effettivam­ente necessari alla sua azione.

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