Un piano realistico per ridurre gli adempimenti
Parte (meglio: riparte) la semplificazione degli adempimenti fiscali. Sembra una storia già scritta e, anche per questo, non riesce a destare particolari emozioni l’annuncio di rimettere mano al tema.
Del resto, sono trascorsi appena due anni da un decreto (decreto legislativo 175/2014), che in attuazione della delega fiscale si prefiggeva l’ambizioso compito di semplificare il sistema fiscale. Sennonché, già al tempo di quel decreto semplificazioni era parso evidente che quello non poteva rappresentare un approdo quanto, al più, l’avvio di un percorso tutto da intraprendere. Troppo sporadici e settoriali sono stati, infatti, gli interventi nel senso della semplificazione, senza trascurare poi come, in realtà, in quell’occasione sono state introdotte anche misure in senso esattamente opposto.
Accanto alla dichiarazione precompilata ed ad altre (puntuali) “semplificazioni”, non si può dimenticare che il decreto citato ha inserito il regime della sopravvivenza fiscale delle società cancellate; un regime, questo, di cui tutto si può dire tranne che abbia contribuito alla semplificazione del sistema.
Ma alla disillusione verso un tema tante (troppe) volte evocato, si accompagna il disincanto per una missione che appare impossibile. E questo perché l’approccio che si intende seguire si mostra, questa come le altre volte, poco realistico e certamente non risolutivo. Innanzitutto perché la semplificazione non può essere esaurita da un’accozzaglia di misure spot, ma deve rispondere a un disegno preciso, organico e compiuto, ispirato a una precisa visione di rapporto Fiscocontribuente.
Altrimenti c’è il rischio che la semplificazione realizzata con l’eliminazione di un dato adempimento presto o tardi verrà soppiantata dall’introduzione di uno nuovo. Come del resto è accaduto quando l’eliminazione dell’obbligatorietà dell’interpello è stata accompagnata dall’obbligo di segnalazione in dichiarazione, peraltro pesantemente sanzionato. Riferita agli adempimenti fiscali la semplificazione deve assumere un connotato ispirato all’efficientamento dell’azione amministrativa per cui i diversi adempimenti sono stati congegnati. La semplificazione, insomma, deve essere ispirata a una logica di risultato, dove non contano tanto e solo gli adempimenti introdotti oppure eliminati, quanto la riduzione dei tempi e dei costi a invarianza, però, (o a miglioramento) dell’efficacia dell’azione di controllo: non si parla allora di una semplice rimozione della complessità, ma, semmai, dell’eliminazione di tutti quegli adempimenti che non sono necessari all’efficienza del sistema, perché, ad esempio, resi superflui oppure obsoleti dalle nuove tecnologie o dall’accesso diretto dell’Agenzia a date informazioni. In questa prospettiva, ecco allora che l’iniziativa dovrebbe essere ispirata all’obiettivo di preservare solo gli adempimenti necessari e a eliminare tutto quanto non è indispensabile ad assicurare l’efficacia ed effettività dell’azione di controllo. Il metodo, quindi, non dovrebbe essere quello di eliminare gli adempimenti superflui, ma, all’opposto, di mantenere solo quelli necessari.
Altro aspetto che potrebbe
L’OBIETTIVO Si tratta di «salvare» soltanto gli obblighi necessari all’efficienza del sistema fiscale
comportare qualche rischio è poi il metodo. Ancora una volta si assisterà al coinvolgimento dei rappresentanti dei consulenti fiscali e delle categorie, secondo una logica di partecipazione e condivisione, certamente ammirevole, ma (si teme) poco proficua.
Sull’assunto che la semplificazione deve essere qui declinata necessariamente come garanzia di efficacia ed efficienza dell’azione dell’amministrazione finanziaria, ha senso ipotizzare un metodo di semplificazione fondato “sull’ascolto” degli operatori? Certamente gli operatori possono rappresentare quelli che sono gli adempimenti più onerosi (e fastidiosi), ma rimane sempre l’Agenzia a poter dire, assumendosene la responsabilità, quali sono gli adempimenti necessari alla sua azione di controllo e quelli inutili. Avviare una consultazione in un quadro siffatto rischia, da un lato di rallentare il processo e, dall’altro e soprattutto, di deresponsabilizzare l’Agenzia, che dovrebbe invece assumere coscientemente il compito che le spetta di mantenere solo gli adempimenti effettivamente necessari alla sua azione.