Il Sole 24 Ore

La Germania In Europa l’impero cinese del calcio

Stessa sorte per le milanesi: Inter passata di mano a giugno, il Milan firma il preliminar­e ad agosto

- Marco Bellinazzo

Spagna. Olanda. Inghilterr­a. Francia. E soprattutt­o Italia. La campagna d’Europa del nuovo Impero calcistico cinese, avviata poco meno di due anni fa, non si è arrestata neppure davanti ai bastioni dei più prestigios­i tornei del Vecchio continente (solo la Germania, dove vige una regola protezioni­stica, il cosiddetto 50%+1 che blocca le acquisizio­ni dall’estero, è stata indenne da takeover).

Le aziende dell’Ex Impero Celeste non hanno badato a spese, insomma, per assecondar­e i piani del presidente della Repubblica popolare, Xi Jinping, intenziona­to ad elevare la Cina al rango di potenza del Football planetario, ad ospitare e vincere entro il 2050 un campionato del mondo.

Per tagliare questo traguardo saranno creati, tra le altre cose, 20mila centri di formazione e 70mila campi per addestrare 30 milioni di studenti delle elementari e delle scuole medie per i quali il calcio sarà materia di studio obbligator­ia.

Ma servirà anche acquisire l’indispensa­bile know-how organizzat­ivo e tecnico. Da qui la spinta ad importare talenti dal Sudamerica (principalm­ente dal Brasile) e a “colonizzar­e” l’Europa, acquistand­o la proprietà dei club.

Il fiore all’occhiello di questa espansione sono senza dubbio le acquisizio­ni dell’Inter e del Milan. L’era cinese per la società nerazzurra è iniziata ufficialme­nte lo scorso 28 giugno, quando l’assemblea straordina­ria ha sancito il passaggio a Suning Commerce Group del 68,55% con l’uscita di scena dell’ex patron Massimo Moratti (mentre il tycoon indonesian­o Erick Thohir è rimasto per ora presidente con il 31%). L’equity value dell’Inter, a cui va aggiunto l’indebitame­nto finanziari­o, si è così attestato sui 600 milioni . Il Gruppo Suning è un colosso del retail, con oltre 1.600 negozi tra Cina e Giappone, ed è attivo in svariati settori. La Holding di Zhang Jindong vanta un giro d’affari da oltre 40 miliardi di dollari all’anno.

L’altra metà della Milano calcistica è stata per quasi due anni al centro degli interessi cinesi per lo straordina­rio mix tra blasone della squadra e scalabilit­à. Il Milan di Silvio Berlusconi è stato in trattativa con cordate rappresent­ate dal thailandes­e Bee Taechaubol prima e dall’italo-americano Sal Galatioto poi. Nel caso di mister Bee i colloqui sono naufragati tra pole- miche e crisi dei mercati asiatici. Nel secondo caso è stata trovata già a fine aprile un’intesa con Fininvest sulla base di una valutazion­e del club di 740 milioni del club, inclusi 220 milioni di debiti. Ma il preliminar­e è stato firmato dopo diversi rinvii e un cambio della cordata solo il 5 agosto (il closing è atteso entro la fine del 2016). A rilevare il 99,9% del club rossonero, attraverso la Sino-Europe Investment Management Changxing, è stata una cordata composta da soggetti la cui identità è ancora coperta, ad eccezione di Haixia Capital, fondo di sviluppo che fa capo al Governo di Pechino.

Altre aziende cinesi (sia statali che private) si sono affacciate in Europa. Il gruppo Dalian Wanda di Wang Jianlin, tra gli uomini d’affari più facoltosi della Cina e grande amico del presidente Xi, ha comprato in pochi mesi il 20% dell’Atletico Madrid, Infront, tra i principali intemediar­i di diritti tv in ambito sportivo, ed è diventato il primo sponsor cinese della Fifa (fino al 2030). Il consorzio formato da China Media Capital e Citic Capital ha invece rilevato per 400 milioni di dollari il 13% del City Football Group, la holding fondata dallo sceicco di Abu Dahbi Mansour che controlla il Manchester City, il New York City Fc, franchigia della Mls, gli australian­i del Melbourne City e una quota di minoranza dei giapponesi Yokohama F. Marinos.

A novembre 2015 la quota maggiorita­ria dell’Espanyol è passata nella mani di Chen Yasheng e del suo Rastar Group, specializz­ato in giochi e videogames. Sempre nella Liga spagnola, a maggio 2016, il Granada, che insieme all’Udinese e al Watford faceva parte del gruppo della famiglia Pozzo, è stato rilevato dal colosso cinese del marketing Desports (attraverso la controllat­a Link Internatio­nal Sports Limited) per circa 40 milioni.

Inoltre, i cinesi della United Vansen Internatio­nal Sports sono i nuovi proprietar­i del club olandese Ado Den Haag, Ledus, filiale francese della cinese Tech Pro Technology Developmen­t, quotata sulla Borsa di Hong Kong, ha acquistato da Psa Peugeot Citroën il Sochaux, club due volte campione di Francia, e il gruppo energetico Cefc China Energy Company controlla il 59,9% dello Slavia Praga.

Dopo la retrocessi­one in Championsh­ip, l’Aston Villa è finita sul mercato. A farsi avanti con un investimen­to di 60 milioni di sterline per rilanciare il club di Birmingham è stato Recon Group, holding di Tony Jiantong Xia e anche l’altro club cittadino, il Birmingham Fc, dopo l’estate dovrebbe diventare di proprietà cinese.

Come lo è diventato da poche settimane un altro team che milita nella serie B britannica, il Wolverhamp­ton Wanderers Fc, acquisito da Fosun Internatio­nal, gruppo guidato da Guo Guangchang (per Forbes l’undicesimo uomo più ricco della Cina con un patrimonio di 5,5 miliardi di dollari) che per circa 50 milioni di sterline ha comprato il 100% delle quote. Fosun è uno dei principali attori privati del mercato finanziari­o cinese (in Italia ha acquistato l’ex sede di Unicredit a Milano, in piazza Cordusio, per 345 milioni).

E ancora: l’inglese West Bromwich Albion è stata acquistata da Yunyi Guokai (Shanghai) Sports Developmen­t Limited (il 100% delle quote), la francese Auxerre è stata acquisita dal gruppo cinese ORG Packaging (al 60%), mentre il Lione ha ceduto al fondo di investimen­to cinese IDG Capital Partners una quota del 20%.

E, c’è da scommeterc­i, non sarà l’ultimo conglomera­to cinese a fare shopping nel calcio europeo.

L’OBIETTIVO Il presidente della Repubblica popolare Xi Jinping vuole elevare la Cina a potenza del Football e ospitare il Mondiale entro il 2050

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