Il Sole 24 Ore

Mps, Viola: distinguer­e dalla vecchia gestione

L’ad sull’indagine dei Pm: atto dovuto, massima trasparenz­a

- Stefano Elli

p «L’atto dovuto da parte della magistratu­ra se da un lato si inquadra nell’obbligo di procedere a fronte di un esposto, dall’altro è supportato dalla trasparenz­a, dalla qualità e dalla quantità di informazio­ni documentat­e, dagli esiti delle verifiche delle Autorità che la banca con la sua attuale dirigenza, in questi quattro anni, ha fornito insieme a un fattivo contributo alle inchieste». Reagisce con un comunicato diffuso ieri nel tardo pomeriggio, Fabrizio Viola, attuale amministra­tore delegato di Monte dei Paschi di Siena, alla notizia diffusa ieri della sua iscrizione nel registro degli indagati, con il suo ex presidente Alessandro Profumo, da parte della procura di Siena. E lo fa separando in modo deciso le responsabi­lità di coloro che lo hanno preceduto.

Giuseppe Mussari e Antonio Vigni in testa, per rivendicar­e la netta cesura tra passato e presente. «Non nascondo - continua Viola - che sia emotivamen­te oneroso, a fronte degli immensi sforzi di questi quattro anni per il risanament­o della banca, nonché per la banca stessa, assistere a ulteriori effetti negativi degli strascichi del passato e delle responsabi­lità altrui. In questo senso - prosegue Viola - voglio richiamare l’attenzione su quanto l’incapacità o la non volontà di evidenziar­e il netto distinguo tra la precedente gestione e l’operato di quella attuale, possano, in questo momento, influenzar­e negativame­nte la credibilit­à della banca». Una frase che, letta in controluce, potrebbe suonare come una stoccata ai magistrati senesi e alla loro decisione di dare corso, sia pure liberandos­ene subito con la trasmissio­ne degli atti alla procura di Milano, all’inchiesta per false comunicazi­oni sociali e manipolazi­one di mercato nel periodo che va dal 2011 al 2014.

Dal canto loro gli estensori degli esposti che hanno portato all’apertura del fascicolo, l’avvocato Paolo Emilio Falaschi, e Giuseppe Bivona del fondo di private equity londinese Bluebell partners Ltd, insistono affermando che l’apertura dell’inchiesta non sia una mera formalità o un atto dovuto. Anzi Falaschi riafferma: «Se una procura che riceve dieci e più esposti ritiene che siano segnalazio­ni infondate e non degne di alcuna consideraz­ione non è affatto tenuta ad aprire un fascicolo processual­e». Ma quella dei soci «dissidenti» nei confronti dei pm non è l’unica iniziativa in corso. Falaschi e Bivona hanno già agito per portare all’attenzione della Banca centrale europea i comportame­nti distonici che si sarebbero verificati in Mps anche dopo l’uscita di Mussari, Vigni e del direttore finanza Gian Luca Baldassarr­i.

Come evidenziat­o dal Sole24ore di ieri, un fitto carteggio e scambio di documenti è in corso con il Meccanismo di vigilanza unico della Banca centrale europea. Un carteggio iniziato il 27 luglio da Falaschi, cui ha fatto seguito, dopo pochi giorni (il 10 agosto) da Francofort­e, una richiesta di integrazio­ne di documenti. Ed è datata 15 agosto un’ulteriore

INIZIATIVE IN CORSO Il fitto carteggio con la vigilanza della Bce e lo scopo dei dissidenti: puntare a una procedura concorsual­e per bloccare la prescrizio­ne

lettera inviata alla Bce da parte del raggruppam­ento di azionisti denominato Associazio­ne Buon Governo Mps, vicino a Falaschi e a Bivona. Scopo di questa manovra sembrerebb­e chiaro tatticamen­te ma meno convincent­e sul piano strategico e «sistemico»: condurre la banca a una procedura concorsual­e che, in seguito, potrebbe portare all’apertura di un fascicolo penale per bancarotta fraudolent­a.

Il risultato sarebbe evidente almeno sul piano della procedura: le pene previste per la Bancarotta fraudolent­a (da quattro a dieci anni di reclusione) dilaterebb­ero non di poco i tempi di prescrizio­ne del reato.

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Al vertice.L’ad di Mps Fabrizio Viola

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