Mps, Viola: distinguere dalla vecchia gestione
L’ad sull’indagine dei Pm: atto dovuto, massima trasparenza
p «L’atto dovuto da parte della magistratura se da un lato si inquadra nell’obbligo di procedere a fronte di un esposto, dall’altro è supportato dalla trasparenza, dalla qualità e dalla quantità di informazioni documentate, dagli esiti delle verifiche delle Autorità che la banca con la sua attuale dirigenza, in questi quattro anni, ha fornito insieme a un fattivo contributo alle inchieste». Reagisce con un comunicato diffuso ieri nel tardo pomeriggio, Fabrizio Viola, attuale amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, alla notizia diffusa ieri della sua iscrizione nel registro degli indagati, con il suo ex presidente Alessandro Profumo, da parte della procura di Siena. E lo fa separando in modo deciso le responsabilità di coloro che lo hanno preceduto.
Giuseppe Mussari e Antonio Vigni in testa, per rivendicare la netta cesura tra passato e presente. «Non nascondo - continua Viola - che sia emotivamente oneroso, a fronte degli immensi sforzi di questi quattro anni per il risanamento della banca, nonché per la banca stessa, assistere a ulteriori effetti negativi degli strascichi del passato e delle responsabilità altrui. In questo senso - prosegue Viola - voglio richiamare l’attenzione su quanto l’incapacità o la non volontà di evidenziare il netto distinguo tra la precedente gestione e l’operato di quella attuale, possano, in questo momento, influenzare negativamente la credibilità della banca». Una frase che, letta in controluce, potrebbe suonare come una stoccata ai magistrati senesi e alla loro decisione di dare corso, sia pure liberandosene subito con la trasmissione degli atti alla procura di Milano, all’inchiesta per false comunicazioni sociali e manipolazione di mercato nel periodo che va dal 2011 al 2014.
Dal canto loro gli estensori degli esposti che hanno portato all’apertura del fascicolo, l’avvocato Paolo Emilio Falaschi, e Giuseppe Bivona del fondo di private equity londinese Bluebell partners Ltd, insistono affermando che l’apertura dell’inchiesta non sia una mera formalità o un atto dovuto. Anzi Falaschi riafferma: «Se una procura che riceve dieci e più esposti ritiene che siano segnalazioni infondate e non degne di alcuna considerazione non è affatto tenuta ad aprire un fascicolo processuale». Ma quella dei soci «dissidenti» nei confronti dei pm non è l’unica iniziativa in corso. Falaschi e Bivona hanno già agito per portare all’attenzione della Banca centrale europea i comportamenti distonici che si sarebbero verificati in Mps anche dopo l’uscita di Mussari, Vigni e del direttore finanza Gian Luca Baldassarri.
Come evidenziato dal Sole24ore di ieri, un fitto carteggio e scambio di documenti è in corso con il Meccanismo di vigilanza unico della Banca centrale europea. Un carteggio iniziato il 27 luglio da Falaschi, cui ha fatto seguito, dopo pochi giorni (il 10 agosto) da Francoforte, una richiesta di integrazione di documenti. Ed è datata 15 agosto un’ulteriore
INIZIATIVE IN CORSO Il fitto carteggio con la vigilanza della Bce e lo scopo dei dissidenti: puntare a una procedura concorsuale per bloccare la prescrizione
lettera inviata alla Bce da parte del raggruppamento di azionisti denominato Associazione Buon Governo Mps, vicino a Falaschi e a Bivona. Scopo di questa manovra sembrerebbe chiaro tatticamente ma meno convincente sul piano strategico e «sistemico»: condurre la banca a una procedura concorsuale che, in seguito, potrebbe portare all’apertura di un fascicolo penale per bancarotta fraudolenta.
Il risultato sarebbe evidente almeno sul piano della procedura: le pene previste per la Bancarotta fraudolenta (da quattro a dieci anni di reclusione) dilaterebbero non di poco i tempi di prescrizione del reato.