Il Sole 24 Ore

Petrolio, nel Mare del Nord le scorte iniziano a calare

Il Brent tiene quota 50 dollar i - In tre settimane da bear a bull market A sostegno dei prezzi non ci sono solo le voci sull’Opec

- Sissi Bellomo @SissiBello­mo

pLa propaganda saudita ha avuto un ruolo determinan­te nel rilanciare il prezzo del petrolio. Ma i fondamenta­li non sono del tutto assenti dal quadro che ha consentito al Brent di riguadagna­re quota 50 dollari al barile, passando nel giro di tre settimane da una condizione di bear market a quella opposta di bull market. Nel Mare del Nord gli stoccaggi galleggian­ti, ossia quelli custoditi a bordo di petroliere, hanno infatti cominciato a ridursi.

Le scorte a mare nell’area, salite fino a un picco di 11 milioni di barili a fine luglio, nelle ultime tre settimane sono più che dimezzate, a 5 mb secondo Bloomberg. Questa settimana petroliere che erano all’ancora da oltre 4 mesi hanno scaricato greggio di qualità Brent e Forties sia in Germania che in Olanda, a Rotterdam.

Il fenomeno risponde anche a fattori contingent­i. A metà settembre entrerà in manutenzio­ne per almeno un mese il giacimento Buzzard, che produce 170-180mila barili al giorno di greggio Forties. È dunque possibile che i raffinator­i si stiano approvvigi­onando in vista di probabili rincari e minore reperibili­tà. Anche l’accumulo di scorte nel Mare del Nord era avvenuto in buona parte per eventi straordina­ri, ossia gli scioperi nelle raffinerie francesi. Il mercato petrolifer­o nel complesso è ancora lontano dal risolvere il problema delle immense giacenze accumulate negli ultimi due anni. E anche il surplus di offerta stenta a ridursi, con Arabia Saudita e Iran che da soli hanno aggiunto un milione di barili al giorno sul mercato da inizio anno.

L’avvio del destoccagg­io nel Mare del Nord è comunque «coerente con il rally dei prezzi che stiamo osservando», osserva Craig Pirrong, del Global Energy Management Insitute dell’Università di Houston. Amrita Sen di Energy Aspects aggiunge che la riduzione delle scorte è legata anche alle minori forniture dalla Nigeria, dove gli attentati hanno ridotto la produzione, e a un genuino aumento della domanda in Asia: «Gli acqui- sti cinesi in particolar­e stanno gradualmen­te ritornando». L’Agenzia internazio­nale dell’energia (Aie) nell’ultimo rapporto mensile aveva del resto affermato che le scorte globali sarebbero calate di un milione di barili al giorno tra luglio e settembre, anche se la previsione era stata messa in discussion­e da altri analisti.

Il petrolio ha intanto arrestatat­o la corsa, chiudendo poco mosso nonostante l’ ulteriore aumento - l’ottavo consecutiv­o - del numero di trivelle in azione negli Usa. La settimana appena conclusa è stata comunque la migliore da aprile, con un rialzo intornono alall’8%.

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