Banche, bail in e stimoli fiscali per diversificare
«Circa il 6% delle famiglie detiene strumenti bancari assoggettabili a bail-in diversi da azioni. Per le famiglie che detengono questi strumenti, l’investimento in queste attività è pari a circa il 40% del portafoglio». Non solo: la maggior parte di questi strumenti (86% in termini di valore) è di famiglie che fanno parte del 10% di quelle con la maggiore ricchezza finanziaria — e la stima è per difetto —. Lo spiega Banca d’Italia nell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria. Al 30 settembre 2015 gli investimenti delle famiglie in strumenti che potrebbero essere interessati da misure di bail-in (obbligazioni subordinate, bond senior non garantiti, conti correnti superiori a 100mila euro) valevano 427 miliardi. Ciò non significa che, in caso di risoluzione di una banca in dissesto, l’intero investimento andrebbe in fumo: la quota che potrebbe essere effettivamente coinvolta dipende da molti fattori (dimensioni della banca, valore delle perdite, ammontare di capitale detenuto, necessità di ricapitalizzazione) tra i quali, non ultime, la possibilità di escludere alcuni strumenti per preservare la stabilità finanziaria.
Quando il bail in ancora non esisteva, le famiglie avevano una concentrazione molto più elevata di questi strumenti bancari “rischiosi”: nel 2008 valeva 540 miliardi e nel 2011 addirittura 560. Il calo di un quarto di questa esposizione in quattro anni, con una riduzione di 133 miliardi, è dovuto però solo in minima parte a scelte consapevoli dei risparmiatori.