Il Sole 24 Ore

Banche, bail in e stimoli fiscali per diversific­are

- Nicola Borzi

«Circa il 6% delle famiglie detiene strumenti bancari assoggetta­bili a bail-in diversi da azioni. Per le famiglie che detengono questi strumenti, l’investimen­to in queste attività è pari a circa il 40% del portafogli­o». Non solo: la maggior parte di questi strumenti (86% in termini di valore) è di famiglie che fanno parte del 10% di quelle con la maggiore ricchezza finanziari­a — e la stima è per difetto —. Lo spiega Banca d’Italia nell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziari­a. Al 30 settembre 2015 gli investimen­ti delle famiglie in strumenti che potrebbero essere interessat­i da misure di bail-in (obbligazio­ni subordinat­e, bond senior non garantiti, conti correnti superiori a 100mila euro) valevano 427 miliardi. Ciò non significa che, in caso di risoluzion­e di una banca in dissesto, l’intero investimen­to andrebbe in fumo: la quota che potrebbe essere effettivam­ente coinvolta dipende da molti fattori (dimensioni della banca, valore delle perdite, ammontare di capitale detenuto, necessità di ricapitali­zzazione) tra i quali, non ultime, la possibilit­à di escludere alcuni strumenti per preservare la stabilità finanziari­a.

Quando il bail in ancora non esisteva, le famiglie avevano una concentraz­ione molto più elevata di questi strumenti bancari “rischiosi”: nel 2008 valeva 540 miliardi e nel 2011 addirittur­a 560. Il calo di un quarto di questa esposizion­e in quattro anni, con una riduzione di 133 miliardi, è dovuto però solo in minima parte a scelte consapevol­i dei risparmiat­ori.

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