Swap Otc, «rosso» in crescita per le banche
Per alcuni istituti italiani le perdite potenziali sono cresciute in un trimestre del 32,6%, a 9,7miliardi di euro
Per alcune banche italiane ( probabilmente di piccole dimensioni) le perdite potenziali sugli swap Otc ( Over the counter) stipulati con gli stessi istituti di credito del nostro Paese salgono in un trimestre del 32,6% ( a 9,7 miliardi su un ammanco “virtuale” generale di 49,4 miliardi, + 14,9%). È questo l’aumento più consistente registrato dalla base statistica pubblica della Banca d’Italia sulle perdite potenziali registrate sui derivati stipulati con gli istituti di credito operanti nel nostro Paese. Ma andiamo con ordine.
perdite generali su del 15%
Nel primo trimestre del 2016 le perdite potenziali complessive in derivati comunicate dagli istituti di credito alla Banca d’Italia sono salite a 49,4 miliardi (+14,9% rispetto al trimestre precedente). Aumenta del 4,5% il numero dei soggetti coinvolti: 1.008 su un totale di 23.620. Il nuovo calo dell’Irs a 30 anni nel primo trimestre 2016, dunque, fa riprendere le perdite potenziali complessive dei derivati Otc del 14,9% a 49,4 miliardi. Infatti, al 31 marzo 2016 il tasso fisso trentennale era all’1% (contro l’1,62% di dicembre) mentre il “rosso” di chi aveva stipulato swap con le banche italiane era di 49,4 miliardi (42,9 sette mesi fa). Sembra dunque confermata una relazione inversa (così come d’altronde dovrebbe essere nel caso degli swap ma non era così in passato) tra l’andamento dell’Irs a 30 anni e le perdite potenziali in derivati: cioè, se i tassi salgono le banche guadagnano di più mentre se i tassi scendono compensano i minori incassi con le “rate” provenienti dai derivati.
enti locali e società finanziarie
Aumentano le perdite per le 142 amministrazioni pubbliche e le 329 società finanziarie: le prime vedono i propri saldi salire a 9,3 miliardi (+18%) e le seconde a 6,7 miliardi (+8,1%). Nella voce società finanziarie potrebbero però rientrare attività in qualche modo collegate alle amministrazioni pubbliche (per esempio con la costituzione di fondi fuori bilancio, oppure all’interno dei fondi di garanzia a fronte delle emissioni obbligazionarie, i cosiddetti sinking fund). La perdita potenziale totale degli enti locali potrebbe dunque arrivare fino a 16 miliardi: il nozionale relativo (che però non viene esposto nella banca dati) potrebbe essere di 65,8 miliardi se per analogia applichiamo le stesse “regole” dei derivati dello Stato italiano (36,65 miliardi di perdita potenziale su 150,9 miliardi di nozionale a fine 2015, il 24,3%). A ogni modo, per capire l’impatto degli swap sulla gestione finanziaria degli enti locali sarebbe utile conoscere, oltre al mark to market (valore di mercato), la corrispondente struttura per scadenza dei pagamenti attesi e gli scenari di probabilità.
le imprese
Le aziende che hanno derivati in perdita potenziale aumentano in un trimestre di 886 unità ( da 18.530 a 19.416) e il controvalore aumenta a 7,6 miliardi (+16,2% nel trimestre). È da sottolineare che la perdita potenziale per le imprese viene evidenziata ogni mese nella Centrale dei rischi di Bankitalia peggiorando il loro merito di credito.
derivati di copertura o no?
« I dati al 31 marzo scorso – commenta Giampaolo Galiazzo, della società di consulenza indipendente Tiche di Treviso - indicano che l’aumento delle perdite potenziali sembra dovuto al calo dell’Irs a 30 anni. Ovvero, a una diminuzione del tasso fisso di riferimento il mark to market dei derivati finanziari ( e quindi le perdite potenziali) aumenta. Inoltre, spaventa il fatto che 274 soggetti coinvolti possano essere controparti bancarie italiane ( su 600 licenze bancarie circa in Italia): significa che quasi 10 miliardi di perdite potenziali potrebbero nascondersi negli istituti più piccoli (9,7 miliardi con un aumento di 2,38 miliardi nel trimestre e una perdita media di 35 milioni a istituto). I costi occulti applicati a questi contratti – conclude Galiazzo - non sono mai stati del tutto “chiariti” e dal 2008 a oggi non abbiamo mai visto un “azzeramento” delle perdite potenziali nonostante le variazioni nei tassi d’interesse. Forse più che di costi occulti potrebbe trattarsi di costo, secondo me non giustificato, del sistema del credito » .