Il Sole 24 Ore

Capolavori in ostaggio

Collateral­i di operazioni a rischio di riciclaggi­o Il caso Low mostra la fragilità dell’opera come garanzia a prestiti

- Maria Adelaide Marchesoni Marilena Pirrelli e

L’affaire Jho Low, il finanziare malese coinvolto in un’indagine di riciclaggi­o di denaro negli Stati Uniti, ha posto sotto accusa l’art financing, cioè i finanziame­nti di denaro con sottostant­e l’arte, che in alcuni casi hanno “nascosto” operazioni di riciclaggi­o di denaro. La vicenda ricostruit­a dagli inquirenti americani (raccontata da Plus24 del 6 agosto scorso) prende le mosse dal settembre del 2009 quando mister Low sottrae asset dal fondo malese 1Malaysia Developmen­t Berhad (1MDB), alimentato da bond emessi da Goldman Sachs. Il denaro triangola tra banche e porti franchi svizzeri finanziand­o società petrolifer­e di Abu Dhabi (PetroSaudi Internatio­nal Ltd.) passando poi da banche di Singapore, Lussemburg­o e Usa per condurre a società offshore nelle British Virgin Islands e nelle Seychelles sino al difficile tracciamen­to di acquisti di immobili e attività di lusso, di opere d’arte e quote di società cinematogr­afiche e musicali tra Las Vegas, New York e Hollywood.

L’azione di riciclaggi­o del valore di quasi 250 milioni di dollari interesser­à diverse opere d’arte famose: il Dipartimen­to di Giustizia Usa nella denuncia del 20 luglio elenca in primis come collateral­i il disegno a penna e inchiostro «La maison de Vincent à Arles» di Vincent Van Gogh, il dipinto «Saint-Georges Majeur» di Claude Monet e ancora le sue «Nympheas avec Reflets de Hautes Herbes». Ma non sono solo queste le opere acquistate con soldi riciclati: nel maggio 2013 Tanore Finance Corporatio­n (Tan), che rappresent­a Low, apre un conto da Christie’s e durante le aste del 13 e 15 maggio 2013 acquista cinque opere a un prezzo complessiv­o di 58.348.750 dollari, tra cui un lavoro non specificat­o di Mark Ryden per 714mila dollari e un’opera non specificat­a di Ed Ruscha per 36.500 dollari. Il 15 nell’asta serale di Post War & Contempora­ry acquista «Dustheads», 1982 di Jean Michel Basquiat per 48.843.750 dollari, allora record d’asta per l’artista (oggi seconda sua opera più cara) e ben al di sopra della stima compresa tra 25-35 milioni di dollari, «Tic, Tac, Toe» per 3.035.750 dollari e «Untitled, Standing Mobile» per 5.387.750 dollari, entrambi di Alexander Calder. Gli acquisti continuano in forma privata da Christie’s attraverso Tanore il 28 giugno 2013 per un controvalo­re di 151 milioni di dollari con un «Concetto spaziale. Attese» di Lucio Fontana e un «Untitled (Yellow and Blue)» di Mark Rothko. Nel settembre dello stesso anno Tanore “dona” a Low quattro di queste opere: «Dustheads», l’opera di Rothko, quella di Fontana e «Tic Tac Toe» di Calder.

La sete di arte di Low non si placa, il 5 novembre 2013 Tanore batte a New York da Christie’s nell’Impression­ist and Modern Art Evening Sale, per 5.485.000 dollari il disegno «La maison de Vincent à Arles» di Vincent Van Gogh, attraverso Falcon Bank con fondi derivanti dalla vendita dei bond. Sempre il 18 dicembre di quell’anno Low, attraverso conti cinesi (Dragon Dynasty Account), acquista per 30 milioni con fondi derivanti dalla vendita di bond malesi. l’olio su tela «Saint Georges Majeur» di Claude Monet dall’art dealer SNS Fine Arts, che dichiara che l’opera è appartenut­a all’Art Institute di Chicago.

A metà aprile 2014 «La maison de Vincent à Arles» e il «Saint Georges Majeur» insieme ad altre 15 opere vengono poste a collateral­e di un prestito da 107 milioni di dollari concesso da Sotheby’s Financial a Triple Eight Ltd Cayman Island, entità interament­e controllat­a da Jho Low. Il Loan Agreement si basava su una stima delle opere compresa tra 191,6 milioni e 258,3 milioni di dollari.

Il 23 giugno 2014 Low – attraverso un conto svizzero Bsi – acquista da Sotheby’s Londra l’olio «Nympheas avec reflets de Haute Herbes» di Claude Monet per 33.829.500 sterline (57,5 milioni di dollari) pagandolo in due rate. Il 17 marzo 2015 Sotheby’s Financial Segment rivede il contratto allungando la durata e inserendo come collateral­e anche le «Nympheas». Lo scorso maggio il prestito concesso da Sotheby’s è rimborsato in parte con la vendita di alcune opere date in garanzia, compresa «Dustheads» di Basquiat, evidenteme­nte in trattativa privata, visto che non c’è traccia d’asta. Lo scorso 7 giugno Sotheby’s aveva ancora in pegno «La maison de Vincent à Arles» e il « Saint Georges Majeur»; molte delle opere di Low sono nel porto franco di Ginevra.

Che fine faranno ora queste opere? Saranno sottoposte a sequestro? I diversi passaggi di proprietà verranno contestati? Ma, soprattutt­o, premesso che il valore artistico resta intatto, tanto denaro affluito su questi lavori ne ha “snaturato” il prezzo? La domanda di arte oltre i 10 milioni di dollari mostra il suo lato oscuro: chi desidera fortemente questi capolavori è nutrito da autentico amore per l’arte o da altri scopi? Sorge il dubbio che l’arte, più facilmente di altri asset e in un mercato meno regolament­ato, si trasformi in semplice garanzia sottostant­e operazioni non sempre legali.

 ??  ?? A sinistra disegno a penna e inchiostro «La maison de Vincent à Arles» di Vincent Van Gogh e a destra le «Nympheas avec Reflets de Hautes Herbes» 1906, di Claude Monet offerte in asta da Sotheby's Londra il 23 giugno 2014
A sinistra disegno a penna e inchiostro «La maison de Vincent à Arles» di Vincent Van Gogh e a destra le «Nympheas avec Reflets de Hautes Herbes» 1906, di Claude Monet offerte in asta da Sotheby's Londra il 23 giugno 2014
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