Le prospettive dell’Australia sono targate Cina
L’Australia presenta da molti anni un buon trend di crescita, con un’economia basata principalmente sul settore dei servizi e sull’industria mineraria: è il maggiore produttore di bauxite e alluminio e il principale esportatore di carbone e materiali ferrosi. Gran parte dell’export è connesso alla Cina e la frenata registrato del colosso asiatico ha pesato sull’economia australiana; la Banca centrale ha comunque annunciato una previsione di crescita del Pil 2017 tra il 3 e 4%. Il rating del Paese è la tripla A, a luglio però S&P ha portato l’outlook di lungo periodo da stabile a negativo per l’indebitamento del Paese. La disoccupazione è cresciuta nel 2013-14, mentre dal 2014 al 2015 è rimasta stabile e a giugno 2016 era al 5,8%. Il tasso ufficiale di interesse ha subito una riduzione di 0,5 punti nel 2015 e nel 2016 sono stati già due gli interventi della Banca centrale che hanno portato il tasso a un livello dell’1,75% principalmente a fronte di un tasso di inflazione inferiore al target del 2%. Il grafico a lato mostra come l’indice azionario australiano abbia — nell’arco temporale analizzato — seguito l’andamento dell’indice mondiale ma con una costante sottoperformance da inizio 2014 a eccezione di un breve tratto a febbraio 2015. La curva dei tassi di interesse ha registrato uno shift parallelo verso il basso rispetto l’anno precedente, con una lieve inversione della curva nel tratto più a breve. È possibile esporsi sul mercato australiano tramite Etf e fondi, questi ultimi principalmente in dollari australiani. Alcuni tra gli strumenti proposti nella tabella in alto a lato, tuttavia non sono negoziabili su Borsa Italiana. La fotografia dell’economia australiana e gli strumenti per puntare sul suo mercato