Le clausole Ue e i margini di interpretazione «politica»
Ulteriore tranche della clausola per gli investimenti, che per il 2016 è stata autorizzata da Bruxelles per lo 0,25% del Pil e che potrebbe valere un altro 0,25% (4 miliardi) anche il ricorso a nuove “circostanze eccezionali” per effetto del marcato rallentamento del ciclo economico internazionale. Gli spazi di manovra che il Governo intende spuntare nella trattativa con la Commissione europea (e con Berlino e Parigi) ruotano al momento attorno a queste due variabili. Con quali possibilità di successo considerato che stando alle ultime indiscrezioni con la prossima manovra di bilancio il deficit 2017 potrebbe salire dal programmato 1,8% al 2,2/2,3 per cento?
Il confronto in sede di Eurogruppo e di Ecofin verterà essenzialmente sul dispositivo della Comunicazione sulla flessibilità varata dalla Commissione Ue nel gennaio 2015. L’interpretazione letterale del testo ammetterebbe a un anno gli spazi di manovra a beneficio dei paesi al di fuori della procedura per disavanzo eccessivo. In sostanza ne possono fruire solo quei paesi che rientrano nel cosiddetto braccio preventivo del Patto di stabilità. L’Italia, dopo una lunga trattativa, ha ottenuto in totale il massimo finora consentito, stando alle linee guida individuate dall’Ecofin nel dicembre scorso: lo 0,75% del Pil quale somma delle clausole su riforme, investimenti ed eventi eccezionali tra cui l’impatto sui conti dell’emergenza migranti. L’ulteriore richiesta di flessibilità dovrà essere motivata nel dettaglio e il responso sarà tutto politico, poiché il via libera per il secondo anno consecutivo potrebbe essere interpretato dai paesi più rigorosi come il segnale di un pericoloso allentamento della disciplina di bilancio. E per l’Italia pesa l’ingombrante debito pubblico, fermo nel 2015 al 132,7% del Pil.
La richiesta di ulteriore flessibilità dovrà dunque essere accompagnata dall’impegno a ridurre al più presto il debito. Condizione ardua da soddisfare con il Pil in frenata e l’inflazione vicina allo zero. Se la trattativa sarà tutta politica, l’esito dipenderà dalla capacità negoziale del Governo e dalle alleanze su cui potrà contare. Angela Merkel sarà pronta ad aprire alle richieste di Matteo Renzi nell’anno in cui si celebreranno le elezioni politiche in Germania? Si potrà far conto dell’asse con Parigi, con le elezioni francesi anch’esse alle porte? Temi che con ogni probabilità saranno al centro del vertice trilaterale in programma domani a Ventotene. In cui si farà il punto anche sulle politiche per la crescita in preparazione del vertice di Bratislava che servirà a valutare le conseguenze di Brexit.