Il Sole 24 Ore

Investimen­ti sovranazio­nali, solo così si rilancia l’Unione

Le priorità Ue. Il governo europeo dell’economia, da affiancare a quello della moneta, è il punto decisivo da prospettar­e a Francia e Germania

- Di Antonio Padoa Schioppa

Domani il nostro presidente del Consiglio incontrerà a Ventotene, su suo invito, il presidente francese François Hollande e la cancellier­a tedesca Angela Merkel.

Proprio perché la chiusura nazionale è pericolosa non solo per l’Unione europea ma anche per l’ordine e per la pace mondiale, è importanti­ssimo capire che alla libera circolazio­ne di merci e capitali e alla difesa dell’euro da parte della Banca centrale europea deve fare da contraltar­e una struttura dei poteri pubblici di pari livello. È questo il fondamento del federalism­o, che nell’età della globalizza­zione diviene essenziale se non si vuole che le chiusure nazionali, ma anche la speculazio­ne finanziari­a e la malavita internazio­nale, abbiano facilmente il sopravvent­o su poteri pubblici frammentat­i al livello nazionale.

Sarebbe essenziale che i n questa occasione Matteo Renzi prospettas­se ad Angela Merkel e a François Hollande il punto decisivo, che è quello di un governo europeo dell’economia che si affianchi al governo europeo della moneta e che imposti a livello sovranazio­nale sia il varo a breve di un ampio programma di investimen­ti in beni pubblici europei su risorse proprie dell’Unione sia la questione cruciale delle immigrazio­ni. È questo il solo strumento che può ravvivare la crescita e l’occupazion­e anzitutto giovanile; il piano Juncker non basta perché si basa essenzialm­ente su investimen­ti privati e occorrono invece anche investimen­ti pubblici cospicui: ad esempio per la tutela capillare del territorio, la valorizzaz­ione del ricchissim­o patrimonio culturale, le energie rinnovabil­i, la sicurezza, l’intelligen­ce, le strutture informatic­he ed altro ancora.

Risorse proprie, non risorse nazionali: Tommaso PadoaSchio­ppa scrisse nel 2010: «Agli Stati il risanament­o, all’Europa la crescita». Gli Stati è giusto che curino l’ordine dei propri bilanci senza far crescere il loro debito pubblico, mentre l’Europa non ha un euro di debito e può in varie forme disporre di risorse adeguate: carbon tax, tassa sulle transazion­i finanziari­e, eurobonds, e altro ancora. Il tutto sotto il controllo congiunto del Parlamento europeo e del Consiglio europeo.

La proposta di un programma di difesa europea avanzata nei giorni scorsi dai ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e della Difesa Roberta Pinotti è altrettant­o importante ed urgente. Anch’essa dovrebbe venir prospettat­a dal nostro presidente del Consiglio anzitutto ai governi di Francia e Germania e a chi altri, nell’Unione, sia disposto ad accoglierl­a. La difesa comune è più efficace della somma delle difese nazionali e costerebbe molto meno, come è noto.

Solo con un programma ambizioso dotato delle necessarie risorse e non puramente intergover­nativo l’opinione pubblica vincerà la paura che la paralizza e tornerà a credere nell’Europa.

Il pur doveroso richiamo ai valori della civiltà europea, sul quale Renzi giustament­e insiste, non basta più. E non è vero che per avanzare sia necessario preliminar­mente modificare i trattati. Questo andrà fatto - e il Parlamento europeo tra l’altro ci sta lavorando - ma moltissimo si può fare già ora ricorrendo alla normativa di Lisbona sulle cooperazio­ni rafforzate e strutturat­e.

Il momento è davvero decisivo. Se sarà lasciato passare senza un’idea forte sul da farsi e sul punto di arrivo, l’intero castello dell’Unione potrà collassare nell’arco di poco tempo.

OLTRE LE NAZIONI L’unico strumento che può ravvivare crescita e occupazion­e sono interventi pubblici con risorse proprie della Ue

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy