Investimenti sovranazionali, solo così si rilancia l’Unione
Le priorità Ue. Il governo europeo dell’economia, da affiancare a quello della moneta, è il punto decisivo da prospettare a Francia e Germania
Domani il nostro presidente del Consiglio incontrerà a Ventotene, su suo invito, il presidente francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Proprio perché la chiusura nazionale è pericolosa non solo per l’Unione europea ma anche per l’ordine e per la pace mondiale, è importantissimo capire che alla libera circolazione di merci e capitali e alla difesa dell’euro da parte della Banca centrale europea deve fare da contraltare una struttura dei poteri pubblici di pari livello. È questo il fondamento del federalismo, che nell’età della globalizzazione diviene essenziale se non si vuole che le chiusure nazionali, ma anche la speculazione finanziaria e la malavita internazionale, abbiano facilmente il sopravvento su poteri pubblici frammentati al livello nazionale.
Sarebbe essenziale che i n questa occasione Matteo Renzi prospettasse ad Angela Merkel e a François Hollande il punto decisivo, che è quello di un governo europeo dell’economia che si affianchi al governo europeo della moneta e che imposti a livello sovranazionale sia il varo a breve di un ampio programma di investimenti in beni pubblici europei su risorse proprie dell’Unione sia la questione cruciale delle immigrazioni. È questo il solo strumento che può ravvivare la crescita e l’occupazione anzitutto giovanile; il piano Juncker non basta perché si basa essenzialmente su investimenti privati e occorrono invece anche investimenti pubblici cospicui: ad esempio per la tutela capillare del territorio, la valorizzazione del ricchissimo patrimonio culturale, le energie rinnovabili, la sicurezza, l’intelligence, le strutture informatiche ed altro ancora.
Risorse proprie, non risorse nazionali: Tommaso PadoaSchioppa scrisse nel 2010: «Agli Stati il risanamento, all’Europa la crescita». Gli Stati è giusto che curino l’ordine dei propri bilanci senza far crescere il loro debito pubblico, mentre l’Europa non ha un euro di debito e può in varie forme disporre di risorse adeguate: carbon tax, tassa sulle transazioni finanziarie, eurobonds, e altro ancora. Il tutto sotto il controllo congiunto del Parlamento europeo e del Consiglio europeo.
La proposta di un programma di difesa europea avanzata nei giorni scorsi dai ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e della Difesa Roberta Pinotti è altrettanto importante ed urgente. Anch’essa dovrebbe venir prospettata dal nostro presidente del Consiglio anzitutto ai governi di Francia e Germania e a chi altri, nell’Unione, sia disposto ad accoglierla. La difesa comune è più efficace della somma delle difese nazionali e costerebbe molto meno, come è noto.
Solo con un programma ambizioso dotato delle necessarie risorse e non puramente intergovernativo l’opinione pubblica vincerà la paura che la paralizza e tornerà a credere nell’Europa.
Il pur doveroso richiamo ai valori della civiltà europea, sul quale Renzi giustamente insiste, non basta più. E non è vero che per avanzare sia necessario preliminarmente modificare i trattati. Questo andrà fatto - e il Parlamento europeo tra l’altro ci sta lavorando - ma moltissimo si può fare già ora ricorrendo alla normativa di Lisbona sulle cooperazioni rafforzate e strutturate.
Il momento è davvero decisivo. Se sarà lasciato passare senza un’idea forte sul da farsi e sul punto di arrivo, l’intero castello dell’Unione potrà collassare nell’arco di poco tempo.
OLTRE LE NAZIONI L’unico strumento che può ravvivare crescita e occupazione sono interventi pubblici con risorse proprie della Ue