Il Sole 24 Ore

L’addio parziale è un’opzione non prevista dai Trattati europei

- Dino Pesole

Quella che il M5S propone per l’Europa è una sorta di terza via, tra chi punta a uscire dall’Ue e chi invece propone di rafforzarn­e l’impianto. Dentro l’Europa ma fuori dall'euro, in poche parole. Come? L'articolo 75 della Costituzio­ne non ammette il ricorso a referendum per le leggi di «autorizzaz­ione a ratificare trattati internazio­nali». Quindi il ritorno alla moneta nazionale non può passare attraverso un pronunciam­ento popolare. Si propone la strada del referendum consultivo o di indirizzo, non espressame­nte previsto dalla Costituzio­ne, utilizzato una sola volta nel 1989 sull’eventualit­à di conferire un mandato costituent­e al Parlamento Ue. A quel referendum gli italiani risposero con l’88% di sì. Consultazi­one che può avere un carattere di indirizzo, appunto, ma formalment­e non vincolante. Peraltro poiché i Cinque stelle non propongono l’uscita dalla Ue, non si tratterebb­e nemmeno (come nel caso di Brexit) di attivare la procedura prevista dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che comunque prevede che lo Stato membro in questione ne avanzi formale richiesta. Sotto accusa dunque è l’euro. Da notare in proposito che l’unico caso in cui si è ipotizzata l’uscita dall'euro di uno Stato membro è stato in occasione della possibile Grexit di un anno fa. Ben pochi seppero indicare quale sarebbe stata la strada da seguire, non essendo questa un’opzione prevista dai Trattati.

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