Vivendi, anche Fininvest avvia l’azione legale
L’appuntamento è fissato per domani, al più tardi martedì, quando Fininvest, la holding di Silvio Berlusconi che controlla con il 34,7% di Mediaset, depositerà in Tribunale un atto di citazione contro Vivendi. La mossa segue quanto già fatto venerdì scorso dal gruppo di Cologno Monzese che ha chiesto ai giudici che riconoscano le sue ragioni per il mancato rispetto del contratto di acquisto di Premium.
Nel dettaglio Mediaset ha depositato un’azione legale presso il Tribunale di Milano per «l’effettiva esecuzione del contratto vincolante concluso tra le parti l’8 aprile 2016» per avere «l’esecuzione coattiva e il risarcimento dei danni sin qui subiti stimati per ora in un importo pari a 50 milioni per ogni mese di ritardo nell’adempimento». È un passaggio che in genere il giudice risolve abbastanza rapidamente.
Il Biscione non è andato oltre, specificando «per chiarezza che l’atto di citazione non riguarda il grave danno complessivo che la risoluzione del contratto non onorato comporterebbe, non inferiore a un miliardo e mezzo di euro, ed è quindi relativo unicamente al ritardo già fin qui accumulato e a eventuali ulteriori ritardi prodotti da fantasiose e dilatorie proposte di accordi diversi dal contratto in essere». Insomma, il gruppo di Cologno Monzese ha preannunciato una causa per risarcimento danni questa volta miliardaria se il contratto non dovesse essere onorato da Vivendi.
L atto preparato dai legali di Fininvest dovrebbe essere dello stesso tenore. Ovviamente però in questa partita la holding di Berlusconi si muove in una veste differente. Prima di tutto come primo azionista di Mediaset ma anche come parte coinvolta direttamente nel contratto non onorato dai francesi. Alla holding dei Berlusconi interessa soprattutto il patto parasociale che era allegato all’acquisto di Premium e cioè l’impossibilità dei francesi per tre anni di salire oltre il 5% di Mediaset. Insomma nel previsto scambio azionario al 3,5% tra Biscione e Vivendi ci si fidava, ma fino a un certo punto.
Sospetti evidentemente confermati dopo il dietrofront del gruppo transalpino che cambiando improvvisamente le carte in tavola ha progettato un peso azionario ben più consistente in Mediaset che arriva al 15%. Naturale dunque preparare un paracadute legale prima di sedersi nuovamente a un tavolo. Del resto la battaglia di carte bollate avviata da Media- set cade alla vigilia del board di Vivendi che sempre questa settimana, giovedì, esaminerà i conti ed è evidente che dovrà affrontare il dossier Premium-Mediaset.
L' impressione, dunque, è che ci sia una accelerazione per trovare un compromesso nella delicata partita che oltre alla Pay tv sembra coinvolgere direttamente gli assetti del gruppo televisivo controllato dalla famiglia Berlusconi.
In questo quadro Mediobanca, seppur in modo informale, sarebbe al lavoro per trovare la mediazione tra la famiglia Berlusconi e il patron di Vivendi Vincent Bolloré, entrambi soci stabili della banca milanese.
Secondo alcune fonti un ruolo in questa partita lo starebbe giocando anche la banca d’affari Lazard. Non è chiaro però per conto di quale investitore si starebbe muovendo.
Ipotesi concrete al momento non ce ne sono, ma si ragiona per scenari dal controllo paritetico della Pay tv a un rafforzamento di Vivendi in Mediaset sicuramente più consistente rispetto al 3,5 inizialmente preventivato, ma comunque non oltre il 10 per cento. Infine c’è chi non esclude il coinvolgimento di un grande gruppo telefonico in veste di terzo socio. Telecom Italia si è ufficialmente tirata fuori dalla partita. E l’attenzione è ora concentrata sulle mosse degli spagnoli di Telefonica, già presenti in Premium con una quota dell’11 per cento.