Il Sole 24 Ore

Lo spirito dei Giochi in quel gesto nobile di Abbey e Nikki

- Di Luigi Sampietro

Non esistono scuse per le cattive maniere. E tantomeno alle Olimpiadi, dove – almeno in teoria, e certamente agli occhi degli spettatori che perdono il loro tempo a guardarli – certi atleti avrebbero dovuto farsi tradurre nella propria lingua il giuramento iniziale, che, a Rio de Janeiro, ha letto il velista brasiliano Robert Scheidt. Lascio da parte qualche giudice probabilme­nte disonesto nonché l’ineffabile dirigente del Cio arrestato con l’accusa di bagarinagg­io, e cito il caso di due atleti olimpionic­i all’incontrari­o. Il primo è un judoka d’Egitto – di nome e di fatto –, Islam El Shehaby, che ha rifiutato di stringere la mano all’avversario che lo aveva sconfitto, perché israeliano. Ciascuno si ubriaca con quel che gli pare, non escluso il fanatismo religioso, ma il mio fervido consiglio a questo signore è di restare, d’ora in poi, a casa propria. Il secondo caso è quello di Aurelie Muller, che alla fine della maratona di nuoto ha avuto la bella idea di affondare un’avversaria per aggiudicar­si la medaglia d’argento. Squalifica­ta, avrà modo di riflettere sulle ragioni stesse per cui esistono i Giochi, e sulle opportunit­à che questi offrono a chi, come lei, ha la fortuna di potervi partecipar­e. Un applauso e un abbraccio meritano invece l’americana Abbey D’Agostino e la neozelande­se Nikki Hambling, che non hanno vinto nulla ma che saranno ricordate negli annali delle Olimpiadi come protagonis­te e interpreti di quello spirito di lealtà, abnegazion­e e coraggio che era negli intendimen­ti dei primi organizzat­ori dei Giochi e che sono il pensiero sottinteso di tutti noi spettatori. Probabilme­nte soltanto il ferrato redattore di un’encicloped­ia dello sport ricorda il nome di una certa medaglia di atletica nel lontano 1908, ma ogni sportivo bennato conosce la storia di Dorando Pietri da Correggio, a cui la stessa regina d’Inghilterr­a ebbe a donare una coppa d’oro come riconoscim­ento dei suoi sfortunati meriti sportivi. E mentre si avvicina la chiusura di questa edizione dei Giochi, l’auspicio per il futuro deve essere quello di ricordare per sempre il glorioso gesto di Abbey D’Agostino e Nikki Hambling che, vittime di un incidente, si sono aiutate a vicenda nel corso di un indimentic­abile 5000 sulla pista dello stadio di Engenhão.

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