Arditi mimi
Un finto bacio vero, cioè un primo bacio teatrale, fu inscenato in uno spettacolo di mimi, quelli di Sofrone, autore del V sec. a.C. Il capitolo sui mimi occupa sempre uno spazio marginale nelle letterature greche, poiché non viene riconosciuto nobile come la tragedia o riccamente strutturato come la commedia antica. Nel 1891 però fu ritrovato e pubblicato un papiro con otto mimi di metro giambico, scritti in dialetto ionico; attraverso gli accertamenti della tradizione indiretta si comprese che si trattava dei mimi di Eroda, poeta di cui si sapeva pochissimo, forse attivo fra il 270 e il 221 a Cos. Il poeta, nei suoi testi, proponeva mimi affiancando episodi banali della vita quotidiana e di educazione “ardita” a un linguaggio riccamente costruito, come nella più tipica tradi- zione alessandrina. Son stati scritti interessanti contributi sulla possibile messa in scena dei suoi testi e oggi, con la nuova e comoda edizione curata da Valentina Barbieri, si possono leggere tutti i mimiambi di Eroda tradotti con un breve cappello introduttivo. Eroda ha avuto edizioni e traduzioni importati in Italia come quella di Terzaghi (1925), Cataudella (1948), Puccioni (1950), Massa Positano (1970) oltre che un lavoro di primissimo livello a cura di Zanker del 2009. Contrariamente alle aspettative, non mancano né gli studi né le traduzioni su Eroda. Le pagine della Barbieri, nella loro completezza testuale, tralasciano alcuni riferimenti alla metrica e alla lingua che sarebbero invece importanti per ristabilire i contatti culturali fra Ipponatte e Eroda, che non si limitavano all’uso del coliambo (trimetro giambico scazonte, “zoppo” nello stile”) per tornare a dare un ritmo alle parole greche. Altrettanto interessante avrebbe potuto essere un approfondito capitolo sulla fortuna del poeta.