D Un «noir» che non risolve il giallo
opo essere stato presentato in diverse città d’Italia, il film Nessuno mi troverà, un omaggio a Ettore Majorana, è disponibile in DVD, forse il mezzo migliore per vederlo insieme ad amici e dibattere appassionatamente di uno scienziato diventato un personaggio letterario, di fisica o anche di cinema. Il regista Egidio Eronico avrebbe realizzato solo un ottimo documentario per la televisione, se si fosse limitato a montare in ordine cronologico foto e filmati d’epoca, e interviste a fisici, storici e letterati che spiegano i contesti scientifici e politici nei quali si trova il protagonista.
Invece, ha scelto di scandirne la biografia classica con animazioni da graphic novel in bianco e nero. Completano la trama illustrando le false piste e quelle inventate in buona e mala fede, «la costruzione del mito, che è la parte che ci riguarda,» dice nell’introduzione Ettore Majorana Jr, il nipote fisico all’Università La Sapienza di Roma. Creano una tensione da thriller anche per chi conosce già i presunti motivi e moventi della scomparsa che gli intervistati scartano via via. Alcune scene più oniriche, ripetute con poche varianti trasmettono anche la convinzione che una notte di marzo il mare
s’è portato via il «genio misantropo», e non lo restituirà mai. Con questi intervalli noir, Nessuno mi troverà racconta la storia «inafferrabile, elusiva» come un neutrino, di un uomo timido, dalle doti intellettuali che suscitano stupore, invidia, finché si sottrae al mondo ed entra in una leggenda a sé, sovrapposta a quella di via Panisperna, del geniale “Grande Inquisitore” che sfida il Papa, l’infallibile Enrico
Fermi. Il film ripercorre le tappe obbligate, il viaggio in Germania nel 1933; gli incontri con Heisenberg e con Niels Bohr; il “duello matematico” a distanza con P.A.M. Dirac sul neutrino che sarebbe la propria antiparticella; l’esclusione dal concorso per la cattedra a Roma e la chiamata a Napoli; le inchieste inconcludenti della polizia fascista prima e della magistratura poi. Fa spazio alla polemica del 1975 tra Eduardo Amaldi e Leonardo Sciascia dopo la pubblicazione di La scomparsa di Majorana, un romanzo difeso dal critico Massimo Onofri in nome della libertà narrativa, ma anche della correttezza storica della tesi secondo la quale la scomparsa è stata una scelta esistenziale e una lezione morale, perché da visionario, Majorana «avrebbe capito… le spaventose conseguenze delle ricerche sull’atomo». Inverosimile, replica il fisico francese Etienne Klein, autore anche lui di un saggio sul tema, in una delle tante contraddizioni lasciate irrisolte dal film.
Faranno discutere gli spettatori per ore con la stessa passione che anima gli intervistati, ciascuno convinto che gli altri dovrebbero dare maggior peso ai suoi indizi preferiti o alla sua interpretazione psicologica. Il più esplicito sulla “parte che ci riguarda” è l’ispanista catalano Jordi Bonells, autore di La seconda scomparsa di Majorana, nel quale un professore che somiglia molto all’autore insegue ossessivamente a Buenos Aires le tracce di uno scienziato italiano in fuga dal suo passato. Nel film Bonells fa la parte della vox populi. Oscilla fra buon senso, nessuno si suicida per qualcosa che accadrà in un futuro ipotetico e collettivo, e desiderio di miti. Una sparizione così perfetta è un mistero irresistibile per tutti, a suo avviso, un messaggio che non possiamo far a meno di voler decifrare. Quindi inventiamo il movente che più ci appaga. Per Bonells, Majorana «ha lasciato una vita che si disfaceva, che gli sfuggiva per cercare di vivere un’altra vita, altrove». Colpo di scena, nel montaggio la sua conclusione è subito smentita da Francesco Guerra e Nadia Robotti che abbandonano «con dolore » l’ipotesi alla quale «si erano affezionati» di Majorana che continua magari a contribuire alla fisica in un rifugio segreto. Hanno scoperto la lettera del 22 settembre 1939 in cui il gesuita Padre Capelli ringrazia famiglia della donazione per una borsa da intitolare a Majorana: «Ammiriamo sinceramente il Vostro atto generoso per il compianto Ettore Majorana. Il Signore premi la Vostra grande fede e il Vostro santo affetto per il caro estinto». Per loro è la prova conclusiva. Per Ettore Majorana Jr, come per il regista, è il giusto dénouement.
Per Etienne Klein non è affatto una prova, semmai suscita nuove domande. Il film ne pone altre. A quale attore, in quale film, rimanda la graphic novel? Orson Welles nel Terzo Uomo, sfiorato da un gatto che miagola e lo rivela agli inseguitori? Humphrey Bogart nel Grande Sonno, la sigaretta sempre accesa e il bavero dell’impermeabile rialzato? Quel Majorana è più vecchio dei suoi 31 anni, più hollywoodiano, a ognuno i suoi miti e la sua libertà narrativa.. Ogni secondo miliardi di neutrini attraversano la materia, noi compresi, senza interagire né causare danni, recita la voce narrante nel finale. «Timida e introversa tuttavia, questa particella fantasma potrebbe rivelarsi decisiva per l’attivazione dell’arma più terribile di cui l’umanità dispone. » Inverosimile, direbbe Klein.