Conoscenza: idee e metodi per valutarla
Inomi dei curatori di questo consistente volume collettaneo rappresentano di per sé una garanzia, per competenza e serietà: David K. Henderson, dell’University of Nebraska-Lincoln, e John Greco della Saint Louis University. E coloro che vi collaborano non sono da meno: Elizabeth Fricker (University of Oxford); Georgi Gardiner (Rutgers University); Sanford C. Goldberg, (Northwestern University); Peter J. Graham (University of California, Riverside); lo stesso John Greco; Stephen R. Grimm, (Fordham University); David Henderson (University of Nebraska); Terence Horgan (University of Arizona); Matthew McGrath (University of Missouri); Declan Smithies (Ohio State University); Jonathan M. Weinberg, (University of Arizona); Michael Williams (Johns Hopkins University). L’elenco può apparire noioso, ma non lo è, ed è interessante pure l’indice, ove, quanto qui da noi, si continua a glorificare, pure tra gli analitici, chi non viene considerato degno di alcuna considerazione tra coloro che praticano filosofia ad alto livello.
Curatori e collaboratori, nomi troppo anglosassoni? A parte casi rari, la buona e robusta filosofia, epistemologia o teoria della conoscenza, si concretizza da quelle parti, grazie a filosofe e filosofi specializzati - se non ci si specializza, ci si trasforma in ibridi - non tuttologi, e grazie a politiche governative che, per quanto meno presenti di un tempo, non penalizzano costantemente la filosofia. Questo ( Epistemic Evaluation) è un volume innovativo, che sulla attuale contemporaneità riflessiva e razionale insiste e che, a mio giudizio, riesce a mutare vecchie vie intraprese, fino a pochi anni orsono, su punti focali, in particolare, sul versante metodologico. Nella valutazione conoscitiva non si tratta di metodi dogmatici, bensì di esaminare gli scopi della valutazione stessa, e pure anche nell’interrogarsi sull’efficacia della loro applicazione nella vita quotidiana, ove, troppo spesso, la conoscenza viene denigrata a favore di una diffusa ignoranza che aggrada i più – in effetti l’ignoranza costa poca fatica intellettiva, e non solo. Per esempio, ti incontro, anche per caso, e, da ingenua, ti considero persona valevole, per poi scoprire nel corso del tempo, che nulla riuscirai ad apprezzare di me, poiché a te la conoscenza non interessa. Meglio altro, pure di spiccio, spiccio. Qualche spettacolino. Da non valutare, né in senso positivo, né negativo.
Invece qui si tratta di metodologia e del suo valore in vari ambiti. Come valutare la conoscenza, anche quella della persona che ti sta di fronte al momento? E quale è lo scopo di valutare la conoscenza dell’altro, quando comprendi da subito che nutre altri interessi, senz’altro non epistemici. E, inoltre, perché non contestualizzare la questione, pure in senso pragmatico, i nterrogandosi sui suoi propri interessi pratici epistemici? È che il termine “interesse” permane ambiguo. Meglio forse domandarsi se la conoscenza richieda ragione, ragionevolezza, razionalità. Nonché una normatività conoscitiva, un obbligo nell’affermare il vero e il giusto, pure quando ad altri reca disturbo. Verità, lealtà, conoscenza spesso infastidiscono e turbano. Peccato. Fortunatamente, David K. Henderson e John Greco ce ne celebrano il valore e l’opportunità per una società migliore.