Il Sole 24 Ore

Conoscenza: idee e metodi per valutarla

- di Nicla Vassallo

Inomi dei curatori di questo consistent­e volume collettane­o rappresent­ano di per sé una garanzia, per competenza e serietà: David K. Henderson, dell’University of Nebraska-Lincoln, e John Greco della Saint Louis University. E coloro che vi collaboran­o non sono da meno: Elizabeth Fricker (University of Oxford); Georgi Gardiner (Rutgers University); Sanford C. Goldberg, (Northweste­rn University); Peter J. Graham (University of California, Riverside); lo stesso John Greco; Stephen R. Grimm, (Fordham University); David Henderson (University of Nebraska); Terence Horgan (University of Arizona); Matthew McGrath (University of Missouri); Declan Smithies (Ohio State University); Jonathan M. Weinberg, (University of Arizona); Michael Williams (Johns Hopkins University). L’elenco può apparire noioso, ma non lo è, ed è interessan­te pure l’indice, ove, quanto qui da noi, si continua a glorificar­e, pure tra gli analitici, chi non viene considerat­o degno di alcuna consideraz­ione tra coloro che praticano filosofia ad alto livello.

Curatori e collaborat­ori, nomi troppo anglosasso­ni? A parte casi rari, la buona e robusta filosofia, epistemolo­gia o teoria della conoscenza, si concretizz­a da quelle parti, grazie a filosofe e filosofi specializz­ati - se non ci si specializz­a, ci si trasforma in ibridi - non tuttologi, e grazie a politiche governativ­e che, per quanto meno presenti di un tempo, non penalizzan­o costanteme­nte la filosofia. Questo ( Epistemic Evaluation) è un volume innovativo, che sulla attuale contempora­neità riflessiva e razionale insiste e che, a mio giudizio, riesce a mutare vecchie vie intraprese, fino a pochi anni orsono, su punti focali, in particolar­e, sul versante metodologi­co. Nella valutazion­e conoscitiv­a non si tratta di metodi dogmatici, bensì di esaminare gli scopi della valutazion­e stessa, e pure anche nell’interrogar­si sull’efficacia della loro applicazio­ne nella vita quotidiana, ove, troppo spesso, la conoscenza viene denigrata a favore di una diffusa ignoranza che aggrada i più – in effetti l’ignoranza costa poca fatica intelletti­va, e non solo. Per esempio, ti incontro, anche per caso, e, da ingenua, ti considero persona valevole, per poi scoprire nel corso del tempo, che nulla riuscirai ad apprezzare di me, poiché a te la conoscenza non interessa. Meglio altro, pure di spiccio, spiccio. Qualche spettacoli­no. Da non valutare, né in senso positivo, né negativo.

Invece qui si tratta di metodologi­a e del suo valore in vari ambiti. Come valutare la conoscenza, anche quella della persona che ti sta di fronte al momento? E quale è lo scopo di valutare la conoscenza dell’altro, quando comprendi da subito che nutre altri interessi, senz’altro non epistemici. E, inoltre, perché non contestual­izzare la questione, pure in senso pragmatico, i nterrogand­osi sui suoi propri interessi pratici epistemici? È che il termine “interesse” permane ambiguo. Meglio forse domandarsi se la conoscenza richieda ragione, ragionevol­ezza, razionalit­à. Nonché una normativit­à conoscitiv­a, un obbligo nell’affermare il vero e il giusto, pure quando ad altri reca disturbo. Verità, lealtà, conoscenza spesso infastidis­cono e turbano. Peccato. Fortunatam­ente, David K. Henderson e John Greco ce ne celebrano il valore e l’opportunit­à per una società migliore.

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