Revisionista d’avanguardia
Già nel 1963 lo storico scrive un libro in cui sostiene che il fascismo era sorto in re azione al bolscevismo: in embrione, la tesi sul nazismo che quasi 25 anni dopo susciterà dure polemiche
Revisionista, apologeta di Hitler, antisemita, quasi negazionista, reazionario, manipolatore di fonti e di fatti: sono gli epiteti che hanno accompagnato Ernst Nolte negli ultimi trenta anni della sua vita di studioso. Tutto ebbe origine nel 1986, quando Nolte espose in un articolo la sua interpretazione del nazionalsocialismo come fenomeno speculare al bolscevismo, ribadita l’anno dopo nel libro La guerra civile europea 1917- 1945. Nazionalsocialismo e bolscevismo , e in altri scritti degli anni successivi.
In sintesi, Nolte sosteneva che la causa originaria del nazionalsocialismo, dall’antisemitismo hitleriano fino al genocidio degli ebrei, era stata la paura del bolscevismo: il Gulag era stato l’ “evento originario”, che aveva preceduto e provocato Auschwitz; lo sterminio degli ebrei aveva avuto come modello lo sterminio dei kulaki; l’Olocausto non identificava il nazismo con il male assoluto, perché aveva avuto precedenti storici, come lo sterminio degli Armeni in Turchia, ed era stato seguito da altre pratiche di sterminio, come i bombardamenti alleati sulle città tedesche durante la Seconda guerra mondiale, le violenze delle forze armate statunitensi in Vietnam, il genocidio perpetrato dal regime di Pol Pot in Cambogia.
Le polemiche contro le tesi di Nolte e le sue repliche sono state rievocate in occasione della morte. Qui intendiamo raccontare una vicenda della sua biografia intellettuale, che è meno nota: la genesi casuale del suo interesse per il fascismo.
Nolte aveva trentasei anni e insegnava greco e latino quando, durante un viaggio a Roma nel 1959, trovò per caso presso un antiquario un libro su Mussolini. Fu impressionato nell’apprendere che il giovane Mussolini, socialista rivoluzionario, era stato influenzato sia da Marx che da Nietzsche. Tornato a Bonn, il professore di greco e di latino prese in prestito dalla biblioteca i primi sei volumi dell’Opera Omnia di Mussolini, da poco pubblicati. La lettura degli scritti giovanili di Mussolini confermò che era stato marxista e nietzschiano, e che questa duplice matrice aveva poi generato il fascismo.
Da qui nacque un saggio, Marx e Nietzsche nel socialismo del giovane Mussolini,
Il fa-
| Ernst Nolte era nato a Witten, in Westphalia. È morto a 93 anni.
scismo nella sua epoca.
Adottando un metodo di indagine fenomenologica “transpolitica”, concentrata sull’ideologia, Nolte giunse a definire il fascismo come un «antimarxismo che tenta di distruggere l’avversario mediante l’elaborazione di una ideologia radicalmente contrapposta, eppure limitrofa, e l’impiego di metodi quasi identici eppure dalle caratteristiche proprie, sempre però nei limiti insuperabili dell’autoaffermazione e dell’autonomia nazionali». Per Nolte, il fascismo era fondamentalmente un «antimovimento», che era sorto e si era affermato come reazione al bolscevismo, del quale, per combatterlo, imitò i metodi violenti, dal terrorismo nella lotta politica fino allo sterminio di massa.
Il fascismo nella sua epoca fu subito apprezzato internazionalmente come libro di uno studioso colto e originale, e suscitò critiche ma non accuse di intenti apologetici, anche se conteneva in embrione la tesi della connessione causale fra bolscevismo e nazionalsocialismo. George L. Mosse, che in quegli stessi anni aveva avviato negli Stati Uniti le sue ricerche sul fenomeno fascista e sulle origini culturali del nazio-
nalsocialismo, criticò la riduzione del fascismo a reazione antimarxista, ma riconosceva a Nolte il merito di aver compiuto uno sforzo i mportante per elaborare un’interpretazione del fascismo nell’epoca in cui aveva esercitato una profonda influenza. Nel 1974, lo storico inglese Francis L. Carsten affermò che se nell’ultimo decennio vi era stato un progresso nello studio del fascismo, lo si doveva «in parte alla laboriosità e all’impegno del professor Ernst Nolte». Nolte fu particolarmente apprezzato in Italia. Il filosofo Augusto Del Noce considerava l’interpretazione “transpolitica” proposta da Nolte un passaggio decisivo «dalla polemica al giudizio storico» nello studio del fascismo. Renzo De Felice, pur non condividendo l’interpretazione “transpolitica”del fascismo, considerò il libro di Nolte un’opera importante per la conoscenza della cultura fascista europea, al pari degli studi di René Remond sulla destra in Francia e quelli di Mosse sulla cultura nazista.
Il primo libro di Nolte sul fascismo è tuttora considerato la sua opera più importante. Ma la sua tesi fondamentale della paura del bolscevismo come causa del feno- meno fascista ha una smentita nei fatti. Innanzi tutto, da parte dello stesso Mussolini il quale scrisse, il 2 luglio 1921, che parlare di pericolo bolscevico in Italia significava confondere la paura con la realtà, perché «il bolscevismo è vinto» e rinnegato dai suoi stessi capi e dalle masse. E quando l’anno dopo il duce diede l’assalto allo Stato liberale e lo distrusse, il bolscevismo non terrorizzava più l’Europa capitalista, tanto che nell’aprile 1922, la Russia bolscevica era stata invitata a prendere parte alla conferenza internazionale di Genova, riunita per esaminare i problemi della ricostruzione tedesca e russa. Mussolini definì la partecipazione della Russia alla conferenza «la vera grande Canossa del bolscevismo russo. …. La catastrofe è completa …. solo il capitalismo dell’Occidente può salvare la Russia. La grande era del capitalismo sta per cominciare».
Hitler era discepolo di Mussolini. Usando le connessioni causali care a Nolte, si potrebbe dire che, per il duce del nazionalsocialismo, la strada che lo condusse al potere, e dal potere giunse fino ad Auschwitz, partì non dal Gulag, ma dalla marcia su Roma.