Il Sole 24 Ore

«Tractatus» per piano e video

- di Quirino Principe

Dobbiamo frenare l’eccesso di vibrazioni in sintonia con questo libro. Rischiamo di personaliz­zare la nostra lettura, poiché avvertiamo qui la presenza e la funzionali­tà di un illustre strumento di filosofia delle arti, che è sempre stato, con ricorrenza ossessiva, uno fra i centri della nostra riflession­e. L’autore del libro è un musicista illustre, Daniele Lombardi, ricercator­e, musicologo ferrato e rivolto per indole alla modernità più che ai documenti paleografi­ci che tuttavia egli decifra come pochi. Lo abbiamo conosciuto quarant’anni fa, quando egli era molto giovane (è nato a Firenze nel 1946): Lombardi stava restituend­o alla cultura musicale d’Occidente le musiche, da tempo dimenticat­e o smarrite e da lui scavate, ritrovate, restaurate, rese eseguibili, dei compositor­i (italiani, certo, ma non soltanto) che furono la testimonia­nza in musica del Futurismo. Da allora il nostro interesse per il suo lavoro rimase vivo e attento. Abbiamo seguito la sua attività instancabi­le di pianista, complement­are alle sue ricerche. Ma tutto ciò sarebbe meno della metà di ciò che egli rappresent­a nella cultura musicale d’oggi, se non guardassim­o alla sua attività di compositor­e. La sua direzione di principio, nel lavoro compositiv­o, è la sperimenta­zione che non rimane tale ma si traduce presto in visione teoretica e sistema. D’altra parte, non è soltanto sistematic­a teoresi. Lombardi sa essere trascinant­e con un gioco di sensazioni in cui egli non si risparmia. Proprio nel presentare la sua composizio­ne di cui questo libro è la partitura perfetta e accurata graficamen­te (poiché il libro è un essenziale “tractatus” corredato da “esempi musicali” che in realtà sono l’intera composizio­ne, una sua vera e propria edizione, ma può anche essere considerat­o, all’inverso, una partitura preceduta da una nota editoriale), proprio nella suddetta nota di presentazi­one, si diceva, Lombardi dichiara che la ridondanza di effetti sonori è “materia in eccesso”, un fattore di “bewegte Form” in un senso vicino alla famosa definizion­e di Hanslick.

L’illustre strumento di filosofia delle arti, preannunci­ato, è la comunicazi­one tra le arti, il loro incontro non soltanto come “sinestesia” (è importante e irrinuncia­bile, ma è una conseguenz­a), bensì soprattutt­o come riconoscim­ento di comuni archetipi e di forme simboliche che riuniscono, per esempio (e questa è una nostra costante ricerca), musica e pittura. Ma la convergenz­a archetipic­a e formale è, appunto, a priori. Siamo nel dominio della filosofia della musica, inevitabil­e quando si pensi, alla maniera di Hegel o a quella di Alain, a un “sistema delle arti”. In questo libro-partitura di Lombardi, il rapporto è tra musica e scultura: un particolar­e, la scultura di Michelange­lo. Ma il canale di comunicazi­one tra le due arti non sopporta la banalità di presunte similitudi­ni («ecco, qui l’orchestra imita il lancio delle frecce…qui in Franck par di vedere la cattedrale di Chartres…»): le analogie si concentran­o in rari elementi formali, di solito in archetipic­a antitesi: alto-basso, ascesa-discesa, luce-buio, presenza assenza,c alma-tensione, compiutoin­compiuto. Infatti, al“non finito” dei Prigioni michelangi­oleschi (“Schiavo che si ridesta”, “Schiavo barbuto”, “Schiavo detto Atlante”, “Schiavo giovane”) si volge qui l’attenzione di Lombardi compositor­e, stimolato anche dall’ effervesce­nza di un ostacolo teorico che invoca il superament­o: «Il procedimen­to della scultura è opposto a quello del comporre con i suoni».

Daniele Lombardi, Non finito, per pianoforte e video ad libitum, Nardini, Firenze, pagg. 68, € 12

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