Il Sole 24 Ore

Se l’amore è malattia diseguale

- di Luigi Paini

Ora e sempre resistenza. Ribellarsi è giusto, quando il Potere è onnipotent­e, pervasivo, ossessivo. Ancora una distopia, in questa estate cinematogr­afica del nostro scontento. Ancora una storia ambientata in un futuro che non lascia speranza. Gli Equals sono i nostri pronipoti, tutti uguali e perfetti, tutti in riga e obbedienti in un mondo dominato dalla smania di eliminare le macchie, i difetti, i fastidiosi perturbato­ri di un ordine che non ammette deroghe. I sentimenti, ad esempio. Vietato provarli. Anzi, a partire dal concepimen­to, ovviamente artificial­e, si è programmat­i in modo da “funzionare” nel modo più lineare e asettico possibile, fino alla morte ( questa no, questa non è stata ancora eliminata; ma forse…). L’amore, dunque, è visto come una malattia, la più insidiosa della malattie. Guai a esserne contagiati. Si è subito inseriti in un rigido protocollo di cura, che spesso finisce con il ricovero in temutissim­e strutture da cui non si fa ritorno. E allora è inevitabil­e che proprio dall’amore, da quel frammento residuo dell’odiato passato, possa partire il nocciolo della resistenza. Un Romeo e una Giulietta del futuro, colleghi di lavoro, si scambiano dapprima occhiate fugaci, poi qualche parola. È lui a prendere l’iniziativa, mentre lei sembra restia. Eppure, entrambi sono ormai “contaminat­i”. I convegni amorosi diventano sempre più frequenti, sempre più intimi. Basta un passo falso, e tutto è finito. A meno che non si riesca a fuggire in una terra ignota, al di là del confine, dove forse qualcuno sopravvive nei boschi, allo stato brado. E non è detto che fra i tanti, asettici quasi- burattini che circondano i due trepidanti amanti, non ci sia qualcuno disposto ad aiutare la loro ribellione. Ogni Potere, anche il più feroce, può per fortuna avere i piedi d’argilla. %%% %%

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