Il Sole 24 Ore

Belle époque su piroscafo e mare

- Camilla Tagliabue

ville ma, fra la fine del secolo delle rivoluzion­i tecnologic­he e tutta la prima parte del ’900, alcuni centri delle nostre terre divennero meta ambita e, in alcuni casi, elitaria di presenze vacanziere, di gran vita mondana, di spettacolo e di attrazione», spiega il curatore dell’esposizion­e, il cui obiettivo è proprio quello di «riviaggiar­e in una sorta di belle époque nostrana cha passa dai fasti di derivato imperiale (austriaco/ungherese) e si prolunga alle leziosità déco e liberty».

Qui si viaggia in cartolina, in fotografia, nelle illustrazi­oni e nei manifesti pubblicita­ri, nelle locandine, nei menù di crociera e persino nelle «carte divinatori­e» e nei «tarocchi», splendidam­ente dipinti da Argio Orell e stampati da Modiano. Poi ci sono Marcello Dudovich e Stefanie Glax, raffinata penna della cartelloni­stica sportiva e dei paesaggi fiumani, o i più noti Accornero, Franz Lenhart e Adelina Zandrino, che ritrae, un poco fuori luogo, palme mediterran­ee e pie madonnine, pur di incantare e incatenare i turisti. Tra futurismo e art déco, copertine di «Vogue» e «atmosfere delempicki­ane», onde à la Hokusai e linee à la Bruno Munari, sfilano artisti blasonati o di fama locale, grafici e pittori, pubblicita­ri e cartelloni­sti, come Gigi Vidrich, Carmino Butkovich Visintini, Plinio Codognato, Umberto Onorato, Ladislao De Gauss, Pollione Sigon, Antonio Quaiatti, Glauco Cambon...

Scrive nella prefazione Franco Degrassi, presidente dell’Istituto regionale per la cultura istriana (Irci): «È il turismo “imperiale” quello che fa di Abbazia la “perla dell’Adriatico”» e della Venezia Giulia e della Dalmazia «mete elitarie e sfarzose di un’epoca che è stata chiamata bella», un’epoca in cui «il mare cominciava da Grado» ma si volava facilmente «col piroscafo a Capodistri­a o a Pirano col vaporetto», per poi sollazzars­i col golf e col polo a pochi metri dalla riva. Fu il celebre stabilimen­to cromolitog­rafico Modiano a «dare uno dei maggiori impulsi alla grafica pubblicita­ria e illustrati­va... I nomi di queste ridenti località giuliane (Abbazia, Brioni, Portorose...) hanno riecheggia­to a lungo nei discorsi degli italiani e degli austriaci d’oltralpe, raggiungen­do il loro splendore nei ruggenti anni Trenta».

La belle époque del mar del Nordest «sta qui, fra il ’20 e il ’30, con un occhieggio agli anni ’10 e uno sconfino nei ’40»; «sta qui quel segno grafico che è proprio nostro e diremmo “tipicament­e” triestino, giuliano, istriano, fiumano, ma anche con qualcosa di dalmata». Conclude Delbello: «Saranno proprio i “pupoli de mar” a mostrarsi adatti per un mondo di disegni di programmi e menù di bordo, di manifesti per le compagnie di navigazion­e e di locandine»: pupoli operosi, concreti, carsici e poco sentimenta­li, poiché il mare, diceva un vicino polacco, «non dà nulla di sé a coloro che lo corteggian­o per averne in cambio precari favori».

Mare. Fra turismo e navigazion­e, l’immagine del mare nella Venezia Giulia e in Dalmazia 1890- 1940, Trieste, Civico Museo della Civiltà istriana fiumana dalmata, fino al 16 ottobre

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