Una trappola con poche e difficili vie d’uscita
Qual è l’effetto dei tassi d’interesse negativi sulle banche europee? Lo ha spiegato Benoît Coeuré, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, in un convegno che si è tenuto il 27 luglio a Yale: mano a mano che i tassi scendono crescono gli effetti negativi per le banche, sia spot che di lungo periodo, mentre ulteriori tagli non forniscono più stimoli alle economie. Da ultimo, i clienti, spinti dalla richiesta delle banche di pagare per tenere i depositi in conto corrente, passano alla tesaurizzazione, l’accumulo su vasta scala di contanti. Mentre la crescita dei depositi dei risparmiatori nell’eurozona resta stabile da cinque anni intorno al 3%, per le aziende il tasso di crescita dei depositi bancari nell’ultimo anno sta veleggiando intorno al 7%, mentre ai minimi dell’aprile 2012 era poco sopra lo zero. Ma l’impatto dei tassi negativi non riguarda solo i clienti. Secondo l’Eurotower, la riduzione dei tassi nel primo trimestre di quest’anno ha ridotto all’1,76% la media dei margini netti da interesse delle maggiori banche della zona euro, riportandoli ai minimi degli ultimi tre anni. Il problema riguarda soprattutto le banche italiane, per le quali dal 2014 l’impatto delle politiche monetarie è stato superiore a quello subìto dalle concorrenti francesi, spagnole e tedesche e doppio rispetto alla media dell’eurozona.
Secondo Coeuré, tuttavia, i tassi attuali che la Bce applica ai depositi sono più elevati del livello stimato al quale scatterebbe la corsa alla tesaurizzazione. Anzi, proprio i tassi nominali negativi hanno spinto i ribilanciamenti di portafoglio delle banche attraverso il programma di acquisto di bond dell’Eurotower, contribuendo a rendere efficace il finanziamento mirato a sostenere l’economia reale (Tltro) della Bce. L’economista francese però non ha nascosto che un lungo periodo di tassi negativi potrebbe avere ricadute sull’intermediazione e sulla stessa stabilità finanziaria: ecco perché i Governi devono prevenire contraccolpi alle economie nazionali attraverso interventi sulle politiche fiscali e con riforme strutturali. Per resistere a un lungo periodo di tassi negativi, ha spiegato Coeuré, le banche dovranno rivedere i modelli di business tagliando i costi operativi e riducendo le sofferenze.
In Italia questo è facile a dirsi ma difficile a farsi. Il sistema creditizio nazionale è quello che tra i concorrenti dell’eurozona ha i costi operativi maggiori, dovuti da un lato a una diffusione senza pari della rete degli sportelli e dall’altro all’alto numero di dipendenti. Sulle banche italiane pesano poi 200 miliardi di sofferenze lorde, pari a un sesto dei crediti totali. In assenza di un mercato dei non performing loans, i problemi sono stati temporaneamente tamponati da iniziative come quella di Atlante. Ma senza soluzioni strutturali e “di sistema”, sia sui costi che sulle sofferenze, in un ambiente di tassi nominali negativi le banche italiane continueranno ad avere tassi di remunerazione del capitale inferiori ai costi del capitale stesso. Non a caso in Borsa le loro azioni continuano a perdere terreno.