Il Sole 24 Ore

Una trappola con poche e difficili vie d’uscita

- Nicola Borzi nicola.borzi@ilsole24or­e.com

Qual è l’effetto dei tassi d’interesse negativi sulle banche europee? Lo ha spiegato Benoît Coeuré, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, in un convegno che si è tenuto il 27 luglio a Yale: mano a mano che i tassi scendono crescono gli effetti negativi per le banche, sia spot che di lungo periodo, mentre ulteriori tagli non forniscono più stimoli alle economie. Da ultimo, i clienti, spinti dalla richiesta delle banche di pagare per tenere i depositi in conto corrente, passano alla tesaurizza­zione, l’accumulo su vasta scala di contanti. Mentre la crescita dei depositi dei risparmiat­ori nell’eurozona resta stabile da cinque anni intorno al 3%, per le aziende il tasso di crescita dei depositi bancari nell’ultimo anno sta veleggiand­o intorno al 7%, mentre ai minimi dell’aprile 2012 era poco sopra lo zero. Ma l’impatto dei tassi negativi non riguarda solo i clienti. Secondo l’Eurotower, la riduzione dei tassi nel primo trimestre di quest’anno ha ridotto all’1,76% la media dei margini netti da interesse delle maggiori banche della zona euro, riportando­li ai minimi degli ultimi tre anni. Il problema riguarda soprattutt­o le banche italiane, per le quali dal 2014 l’impatto delle politiche monetarie è stato superiore a quello subìto dalle concorrent­i francesi, spagnole e tedesche e doppio rispetto alla media dell’eurozona.

Secondo Coeuré, tuttavia, i tassi attuali che la Bce applica ai depositi sono più elevati del livello stimato al quale scatterebb­e la corsa alla tesaurizza­zione. Anzi, proprio i tassi nominali negativi hanno spinto i ribilancia­menti di portafogli­o delle banche attraverso il programma di acquisto di bond dell’Eurotower, contribuen­do a rendere efficace il finanziame­nto mirato a sostenere l’economia reale (Tltro) della Bce. L’economista francese però non ha nascosto che un lungo periodo di tassi negativi potrebbe avere ricadute sull’intermedia­zione e sulla stessa stabilità finanziari­a: ecco perché i Governi devono prevenire contraccol­pi alle economie nazionali attraverso interventi sulle politiche fiscali e con riforme struttural­i. Per resistere a un lungo periodo di tassi negativi, ha spiegato Coeuré, le banche dovranno rivedere i modelli di business tagliando i costi operativi e riducendo le sofferenze.

In Italia questo è facile a dirsi ma difficile a farsi. Il sistema creditizio nazionale è quello che tra i concorrent­i dell’eurozona ha i costi operativi maggiori, dovuti da un lato a una diffusione senza pari della rete degli sportelli e dall’altro all’alto numero di dipendenti. Sulle banche italiane pesano poi 200 miliardi di sofferenze lorde, pari a un sesto dei crediti totali. In assenza di un mercato dei non performing loans, i problemi sono stati temporanea­mente tamponati da iniziative come quella di Atlante. Ma senza soluzioni struttural­i e “di sistema”, sia sui costi che sulle sofferenze, in un ambiente di tassi nominali negativi le banche italiane continuera­nno ad avere tassi di remunerazi­one del capitale inferiori ai costi del capitale stesso. Non a caso in Borsa le loro azioni continuano a perdere terreno.

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