Il Sole 24 Ore

Prada è «da manuale», Fendi gioca con le righe, Max Mara effetto tropici

Nell’incastro tra sport e perbenismo una spontaneit­à inattesa adatta alle Millennial­s

- Angelo Flaccavent­o (nella foto, la sfilata di Prada)

Cosa può fare oggi per affermare il proprio status di originatri­ce una designer che negli anni è stata saccheggia­ta, omaggiata, osannata, copiata e poi ancora ricopiata una infinità di volte? Come può mantenere il feudo e lo scettro una maison che ha inventato da zero l’estetica dell’antigrazio­so e fatto del collage balzano di epoche e riferiment­i non solo un modus operandi, ma proprio una ontologia, e che ormai vede questa stessa formula appropriat­a ad ogni altezza del sistema? La signora, designer e maison in questione - una e trina come una divinità, perchè questo è lo status che le è stato assegnato in maniera plebiscita­ria - è Miuccia Prada, e il suo modo di mettere i puntini sulle i è sempliceme­nte rifare tutto quello che ha sempre fatto, e che molti altri adesso fanno, ma di farlo a modo proprio, meglio di tutti gli altri.

Il gioco aggrovigli­ato di specchiatu­re si addice alla signora, colei che ha insegnato alle donne a vestirsi per se stesse, non per gratificar­e gli uomini; colei che ha glorificat­o l’errore come carattere della vera eleganza; colei che ha trasformat­o la severità gauche caviar in qualcosa di esteticame­nte desiderabi­le. Che Miuccia Prada sia una delle poche vere originali, dunque una forza originatri­ce, del nostro asfittico sistema, è un dato di fatto universalm­ente riconosciu­to. Ogni tanto, peró, chiarire e resettare è azione necessaria. Introducen­do la collezione che ieri ha sfilato su una passerella di grata metallica, inclinata in ascesa - ad maiora, sempre e comunque - Miuccia Prada usa aggettivi come «umano, personale, intimo». Parla ancora una volta di «eleganza sbagliata come sola eleganza possibile». Tira fuori dal dimenticat­oio la parola «semplicità», liberando un frisson che rispedisce dritto alle origini del marchio.

Il risultato di tanto speculare è una prova che nell’incastro di perbenismo e sport, nell’omaggio insistito e sghembo a certi topos vintage appare come un catalogo ragionato del perfetto pradismo. C’è tutto, dai pigiami ai cappottini, dalle gonne perbene alla lingerie esposta, rifrullato e remixato ad infinitum. Diversa dal noto è la leggerezza: non c’è dramma o forzatura di alcun tipo. Al contrario, una spontaneit­à i nattesa, quasi che Miuccia Prada fosse più interessat­a a parlare alle millennial­s che non alle madri. È un Prada alto e lirico, che strappa applausi scrosciant­i, ma visto troppe volte. Degli originator­i, invece, è l’onere di dar nuove direzioni.

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Pradismo “perfetto”. La collezione primavera-estate 2017, nelle foto, rappresent­a un incastro di perbenismo e sport e appare come un catalogo ragionato del perfetto pradismo nell'omaggio insistito e sghembo a certi topos vintage. In passerella hanno...

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