Prada è «da manuale», Fendi gioca con le righe, Max Mara effetto tropici
Nell’incastro tra sport e perbenismo una spontaneità inattesa adatta alle Millennials
Cosa può fare oggi per affermare il proprio status di originatrice una designer che negli anni è stata saccheggiata, omaggiata, osannata, copiata e poi ancora ricopiata una infinità di volte? Come può mantenere il feudo e lo scettro una maison che ha inventato da zero l’estetica dell’antigrazioso e fatto del collage balzano di epoche e riferimenti non solo un modus operandi, ma proprio una ontologia, e che ormai vede questa stessa formula appropriata ad ogni altezza del sistema? La signora, designer e maison in questione - una e trina come una divinità, perchè questo è lo status che le è stato assegnato in maniera plebiscitaria - è Miuccia Prada, e il suo modo di mettere i puntini sulle i è semplicemente rifare tutto quello che ha sempre fatto, e che molti altri adesso fanno, ma di farlo a modo proprio, meglio di tutti gli altri.
Il gioco aggrovigliato di specchiature si addice alla signora, colei che ha insegnato alle donne a vestirsi per se stesse, non per gratificare gli uomini; colei che ha glorificato l’errore come carattere della vera eleganza; colei che ha trasformato la severità gauche caviar in qualcosa di esteticamente desiderabile. Che Miuccia Prada sia una delle poche vere originali, dunque una forza originatrice, del nostro asfittico sistema, è un dato di fatto universalmente riconosciuto. Ogni tanto, peró, chiarire e resettare è azione necessaria. Introducendo la collezione che ieri ha sfilato su una passerella di grata metallica, inclinata in ascesa - ad maiora, sempre e comunque - Miuccia Prada usa aggettivi come «umano, personale, intimo». Parla ancora una volta di «eleganza sbagliata come sola eleganza possibile». Tira fuori dal dimenticatoio la parola «semplicità», liberando un frisson che rispedisce dritto alle origini del marchio.
Il risultato di tanto speculare è una prova che nell’incastro di perbenismo e sport, nell’omaggio insistito e sghembo a certi topos vintage appare come un catalogo ragionato del perfetto pradismo. C’è tutto, dai pigiami ai cappottini, dalle gonne perbene alla lingerie esposta, rifrullato e remixato ad infinitum. Diversa dal noto è la leggerezza: non c’è dramma o forzatura di alcun tipo. Al contrario, una spontaneità i nattesa, quasi che Miuccia Prada fosse più interessata a parlare alle millennials che non alle madri. È un Prada alto e lirico, che strappa applausi scroscianti, ma visto troppe volte. Degli originatori, invece, è l’onere di dar nuove direzioni.