Juncker: all’Italia già 19 miliardi di flessibilità Aperture sulle spese per terremoto e migranti
Juncker: il Patto flessibile ha ridotto i deficit, indebitamenti in calo dal 6,3% all’1,9% nell’Eurozona
Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, è tornato sul rispetto del Patto di stabilità: «Abbiamo già introdotto molti elementi di flessibilità senza i quali l’Italia avrebbe potuto spendere 19 miliardi di meno». Aperture su spese per terremoto e migranti.
pTra le schermaglie pubbliche degli uni e degli altri, la partita tra Roma e Bruxelles in vista dei conti pubblici italiani nel 2017 è iniziata. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha colto l’occasione di un discorso ieri dinanzi al Comitato economico e sociale europeo per difendere l’applicazione del Patto di stabilità e crescita, criticata da più parti. Ha anche ribadito che le regole di bilancio «non sono stupide», e non impongono eccessiva austerità di bilancio.
«Non è vero» che la Commissione europea «ha trasformato in patto di flessibilità il Patto di stabilità e crescita», ha affermato l’ex premier lussemburghese qui a Bruxelles. Ciò detto «è vero che abbiamo introdotto elementi di flessibilità: le regole non sono stupide». Inoltre «le cifre dimostrano che la situazione di bilancio è migliore rispetto agli anni scorsi e che il Patto funziona», ha aggiunto Juncker, ricordando la riduzione del deficit e l’aumento dell’occupazione.
La presa di posizione giunge dopo che governi nel Nord Europa hanno criticato alcune decisioni prese dalla Commissione, perché troppo discrezionali. Bruxelles ha optato tra le altre cose per dare più tempo alla Spagna, al Portogallo e alla Francia per riportare in carreggiata i loro conti pubblici. Quanto all’Italia, nel 2016 la Commissione ha concesso al paese particolari margini di flessibilità di bilancio, che non sono stati apprezzati in alcuni ambienti politici tedeschi, olandesi o finlandesi. Nel difendere la sua strategia di politica economica, il presidente Juncker ha notato che in media il deficit pubblico nella zona euro è sceso, dal 6,3 nel 2009 all’1,9% del Pil di oggi. Proprio riguardo all’Italia, Juncker ha voluto ricordare che i margini di manovra concessi al paese pesano per un totale di 19 miliardi di euro. Nel ricordare che «questa Commissione ha aggiunto molti elementi di flessibilità al Patto di stabilità», l’ex premier ha ribadi- to che «l’Italia è il Paese che ne ha beneficiato più di tutti».
Entro il 15 ottobre, i paesi membri devono presentare il loro progetto di bilancio per il 2017. Secondo le regole europee, l’Italia non avrebbe diritto di godere l’anno prossimo di ulteriori margini di flessibilità. A Bratislava all’inizio del mese, il ministro dell’Economia ,Pier Carlo Padoan, ne ha preso atto pubblicamente. Viceversa, il premier Matteo Renzi ha spiegato altrettanto pubblicamente che l’Italia intende comunque chiedere alla Commissione maggiore libertà di manovra.
Per ora, le prese di posizione a Roma e Bruxelles sono schermaglie. Nei fatti, la trattativa è aper- ta. Il governo Renzi, che nel 2017 dovrebbe ridurre di almeno lo 0,6% del Pil il deficit strutturale, cercherà di strappare concessioni. Lo stesso terremoto che ha colpito il Lazio settentrionale in agosto è un fattore attenuante. Costi d’emergenza di breve termine in risposta a catastrofi naturali possono infatti essere considerati una tantum ed essere esclusi dal calcolo dello sforzo strutturale di un paese.
Si può immaginare che l’Italia tenti di trasformare l’esito della partita in una decisione politica più che tecnica. La stessa Commissione è combattuta tra la necessità di applicare le regole del Patto e l’urgenza di aiutare l'economia. Tra gli argomenti che la diplomazia italiana utilizzerà, oltre all’impatto del terremoto, ci sarà anche la decisione della Gran Bretagna di lasciare l’Unione, se è vero che Brexit ha creato ulteriore incertezza economica in un quadro già negativo (si veda Il Sole 24 Ore del 26 agosto scorso).
In questo momento, l’Italia gode di un atteggiamento di riguardo. Domina il timore di instabilità politica nel caso di una sconfitta del governo Renzi in occasione del prossimo referendum sulla discussa riforma costituzionale. Al tempo stesso, alcuni paesi del Nord alle prese con elezioni difficili nel 2017 – come la Germania o l’Olanda – dovranno probabilmente tenere conto anche del loro elettorato, sempre freddo a concedere troppa libertà di manovra ai paesi con debiti elevati.
L’ATTENZIONE PER ROMA C’è attenzione «politica» all’Italia anche per il referendum ma alcuni Paesi del Nord sono più rigidi dopo la mancata sanzione a Spagna e Portogallo