Il Sole 24 Ore

Violante: «Urgente una democrazia che decida»

- Emilia Pattau

Presidente Violante, perché è necessario cambiare, nella sua seconda parte, «la Costituzio­ne più bella del mondo»?

È stata la pari sfiducia tra i due maggiori blocchi politici di allora, quello filosoviet­ico con il Pci e il Psi e quello filo occidental­e con la Dc e i suoi alleati, a produrre un bicamerali­smo paritario che, assieme a un sistema proporzion­ale, ha prodotto un sistema imperniato sulla non decisione. Per quei tempi il sistema di delegare tutte le decisioni ai partiti ha funzionato, in un contesto in cui non c’era una reale alternativ­a di governo alla Dc e c’era un grande sviluppo economico. Con la crisi cominciata alla fine degli anni Settanta, i partiti non sono stati più in grado di decidere e il sistema è imploso. È da allora che si discute di superare il bicamerali­smo paritario.

E questa riforma soddisfa la moderna necessità di una democrazia “decidente”?

La riforma ha proprio l’ambizione di costruire una democrazia decidente, capace di decidere, non solo di rappresent­are. Un obiettivo che si raggiunge attraverso il superament­o, appunto, del bicamerali­smo paritario, attraverso la semplifica­zione del procedimen­to legislativ­o e attraverso il ritorno in capo allo Stato di una serie di competenze regionali con enorme vantaggio per lo sviluppo economico: gli imprendito­ri e gli investitor­i non dovranno più barcamenar­si tra una serie infinita di interlocut­ori. E non è assolutame­nte vero, come sostengono i critici della riforma, che i procedimen­ti legislativ­i diventano 7 o 8: sono solo 2, quelli monocamera­li e quelli bicamerali .

La sua “bozza Violante”, approvata in Commission­e alla Camera nell’ormai lontano 2007, prevedeva anche un rafforzame­nto dei poteri del premier. Crede che sia stata un’occasione mancata ricalcare quella strada, dal momento che il Ddl Boschi non interviene sulla forma di governo?

In effetti, contrariam­ente a quanti accusano la riforma di autoritari­smo, il premier continuerà a non poter nominare e revocare i ministri. È invece positivo che non potrà più abusare dei decreti legge, essendo la disciplina al riguardo più rigorosa, e non potrà più essere posta la que- stione di fiducia al Senato. Francament­e io avrei introdotto almeno la nomina e la revoca dei ministri e la sfiducia costruttiv­a. Per il resto la riforma Boschi riprende molto di quella bozza, anche perché si tratta del tentativo più vicino nel tempo. Io credo che i 30 anni di dibattito e di studio su questi temi non siano stati anni buttati: la riforma attuale è frutto proprio di quel lavoro, non esce certo da un cassetto sconosciut­o di Palazzo Chigi. Riconosco comunque che sarebbe stato meglio farla venti anni fa. Nessun rischio di autoritari­smo, dunque? No, i poteri del premier come detto restano uguali. E restano inalterate le tipiche funzioni di garanzia e di controllo del presidente della Repubblica, della Corte costituzio­nale e delle diverse magistratu­re. Inoltre al Senato è attribuito il compito di valutare l’efficacia delle politiche di governo, l’attività delle pubbliche amministra­zioni e l’attuazione delle leggi dello Stato.

E l’Italicum? Va cambiato? Cosa pensa del “combinato disposto”?

Le obiezioni sull’Italicum sono in parte fondate, ma la maggioranz­a parlamenta­re si è impegnata con il voto della Camera di due giorni fa per una sua significat­iva correzione. Di fatto una vittoria della minoranza del Pd, e non capisco perché non abbiamo votato la mozione. Lei toglierebb­e il ballottagg­io? No, il ballottagg­io garantisce la governabil­ità. Piuttosto inserirei un quorum: il ballottagg­io è valido se va a votare la maggioranz­a assoluta (50 per cento più 1) degli elettori del primo turno.

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Ex presidente della Camera. Luciano Violante

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