Violante: «Urgente una democrazia che decida»
Presidente Violante, perché è necessario cambiare, nella sua seconda parte, «la Costituzione più bella del mondo»?
È stata la pari sfiducia tra i due maggiori blocchi politici di allora, quello filosovietico con il Pci e il Psi e quello filo occidentale con la Dc e i suoi alleati, a produrre un bicameralismo paritario che, assieme a un sistema proporzionale, ha prodotto un sistema imperniato sulla non decisione. Per quei tempi il sistema di delegare tutte le decisioni ai partiti ha funzionato, in un contesto in cui non c’era una reale alternativa di governo alla Dc e c’era un grande sviluppo economico. Con la crisi cominciata alla fine degli anni Settanta, i partiti non sono stati più in grado di decidere e il sistema è imploso. È da allora che si discute di superare il bicameralismo paritario.
E questa riforma soddisfa la moderna necessità di una democrazia “decidente”?
La riforma ha proprio l’ambizione di costruire una democrazia decidente, capace di decidere, non solo di rappresentare. Un obiettivo che si raggiunge attraverso il superamento, appunto, del bicameralismo paritario, attraverso la semplificazione del procedimento legislativo e attraverso il ritorno in capo allo Stato di una serie di competenze regionali con enorme vantaggio per lo sviluppo economico: gli imprenditori e gli investitori non dovranno più barcamenarsi tra una serie infinita di interlocutori. E non è assolutamente vero, come sostengono i critici della riforma, che i procedimenti legislativi diventano 7 o 8: sono solo 2, quelli monocamerali e quelli bicamerali .
La sua “bozza Violante”, approvata in Commissione alla Camera nell’ormai lontano 2007, prevedeva anche un rafforzamento dei poteri del premier. Crede che sia stata un’occasione mancata ricalcare quella strada, dal momento che il Ddl Boschi non interviene sulla forma di governo?
In effetti, contrariamente a quanti accusano la riforma di autoritarismo, il premier continuerà a non poter nominare e revocare i ministri. È invece positivo che non potrà più abusare dei decreti legge, essendo la disciplina al riguardo più rigorosa, e non potrà più essere posta la que- stione di fiducia al Senato. Francamente io avrei introdotto almeno la nomina e la revoca dei ministri e la sfiducia costruttiva. Per il resto la riforma Boschi riprende molto di quella bozza, anche perché si tratta del tentativo più vicino nel tempo. Io credo che i 30 anni di dibattito e di studio su questi temi non siano stati anni buttati: la riforma attuale è frutto proprio di quel lavoro, non esce certo da un cassetto sconosciuto di Palazzo Chigi. Riconosco comunque che sarebbe stato meglio farla venti anni fa. Nessun rischio di autoritarismo, dunque? No, i poteri del premier come detto restano uguali. E restano inalterate le tipiche funzioni di garanzia e di controllo del presidente della Repubblica, della Corte costituzionale e delle diverse magistrature. Inoltre al Senato è attribuito il compito di valutare l’efficacia delle politiche di governo, l’attività delle pubbliche amministrazioni e l’attuazione delle leggi dello Stato.
E l’Italicum? Va cambiato? Cosa pensa del “combinato disposto”?
Le obiezioni sull’Italicum sono in parte fondate, ma la maggioranza parlamentare si è impegnata con il voto della Camera di due giorni fa per una sua significativa correzione. Di fatto una vittoria della minoranza del Pd, e non capisco perché non abbiamo votato la mozione. Lei toglierebbe il ballottaggio? No, il ballottaggio garantisce la governabilità. Piuttosto inserirei un quorum: il ballottaggio è valido se va a votare la maggioranza assoluta (50 per cento più 1) degli elettori del primo turno.