Il Sole 24 Ore

Il premier: «Sull’Italicum pronto a seguire il Parlamento»

Il premier: la mia carriera meno importante della riforma

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Il premier Matteo Renzi è pronto a cambiare l’Italicum «qualunque sia la decisione del Parlamento». Lo ha ribadito ieri , ma ora i riflettori sono puntati sul referendum sulla riforma costituzio­nale: lunedì il governo deciderà tra le date del 27 novembre e del 4 dicembre.

«Il 26 settembre in Consiglio dei ministri decideremo la data del referendum costituzio­nale. Si voterà entro l’anno: 27 novembre o 4 dicembre? È un arco di tempo possibile». Matteo Renzi, in un vivace dibattito con il direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio ad Otto e mezzo, su La 7, ribadisce che lunedì prossimo partirà il conto alla rovescia in vista del referendum che dovrà decidere le sorti della riforma del Senato e del Titolo V. Riforma sulla quale il premier, personaliz­zazione o spersonali­zzazione che sia, punta di fatto tutto. Ora anche il campo della disputa sulle modifiche all’Italicum è stato in un certo senso sgombrato: da una parte la decisione della Consulta di rinviare la seduta del 4 ottobre sui ricorsi contro la nuova elettorale, dall’altra il voto della Camera sulla mozione della maggioranz­a (Pd più Ap) che apre a possibili modifiche e invita le opposizion­i a fare le loro proposte. Renzi torna a ribadire la sua posizione sull’Italicum: «Per noi è una buona legge - dice - ma se il Parlamento è disponibil­e noi ci stiamo. Mi colpisce che qualcuno vuole il proporzion­ale puro da Prima Repubblica e rischia gli inciuci (il riferiment­o è al Movimento 5 Stelle, ndr). Io sono disponibil­e a cambiare la legge elettorale qualunque decisione prenderà la Corte costituzio­nale».

Ma il tema vero, da lunedì, sarà appunto la riforma che porta il nome della ministra Maria Elena Boschi. E l’obiettivo del governo è arrivare a portare alle urne almeno una parte di quel 49% di elettori che stanno alla finestra, indecisi o non interessat­i. Renzi torna a spingere sul tasto della spersonali­zzazione: «Personaliz­zare il referendum è stato un errore, io partivo dal presuppost­o di dare un messaggio di serietà e di responsabi­lità. La mia carriera politica è meno importante della riforma isti- tuzionale». E assicura: «Governo di scopo se vince il No? Non parlo di quello che faccio dopo neanche sotto tortura». La riforma istituzion­ale non riguarda il destino di questo governo - è dunque il ragionamen­to del premier - ma la riduzione del numero dei parlamenta­ri, il superament­o del bicamerali­smo perfetto con conseguent­e snelliment­o del processo legislativ­o, una maggiore chiarezza nelle competenze di Stato e Regioni con il ritorno al centro di molti poteri. Insomma, si tenta di stare nel merito e di deideologi­zzare. In attesa di lanciare la campagna sul territorio, con il metodo del porta a porta, e nei dibattiti televisivi. «La riforma costituzio­nale porta 500 milioni di risparmi - insiste Renzi -. Noi stiamo togliendo il giochino dei rimborsi ai partiti, dal Pd ai Cinque Stelle. Chi vota Sì toglie questo meccanismo, chi vota No vota la Casta».

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