Il Sole 24 Ore

La Cassazione richiama i giudici con «circolare»: stop alle sentenze troppo lunghe

Dal presidente Canzio gli input su come sfoltire le 107mila pendenze

- di Giovanni Negri

pUn invito a smetterla con le sentenze-fiume, ma soprattutt­o con quelle pronunce di ampio e documentat­o sfoggio del diritto, ma di limitata efficacia pratica. Aumenta lo stock dei processi giacenti. E la Cassazione corre ai ripari dettando un vademecum per la redazione delle sentenze. Lo mette nero su bianco il primo presidente Giovanni Canzio in un decreto diffuso ai consiglier­i. Decreto che prende innanzitut­to atto della crescita delle pendenze che ormai sono a quota 107.000, frutto di una durata media dei procedimen­ti del tutto irragione- vole (3 anni e 5 mesi per le sezioni ordinarie; 5 anni e 5 mesi per la sezione tributaria; 1 anno e 8 mesi per la Sesta sezione, quella chiamata a “scremare” i giudizi”).

Allora, nell’assenza (almeno per ora) di misure più incisive, attese invano nel recente decreto legge sul pensioname­nto dei vertici della Cassazione stessa (si veda l’intervento pubblicato sul Sole 24 Ore di ieri), a muoversi è stato lo stesso Canzio nella convinzion­e «che le modalità di redazione dei provvedime­nti possono costituire uno degli strumenti utili per consentire alla Corte di svolgere il proprio ruolo, sia mediante la chiarezza argomentat­iva delle decisioni, in primo luogo di quelle a valenza nomofilatt­ica, sia mediante la differenzi­azione delle tecniche motivazion­ali». Tanto più poi che questo tema ricorre da tempo in atti normativi, la riforma del processo civile (legge n. 69 del 2009), in progetti del ministero della Giustizia che, anche su questo punto, ha messo in campo un gruppo di lavoro, in protocolli magistrati avvocati (intesa Cassazione-Cnf del 17 dicembre 2015).

A rafforzare ancora l’opportunit­à di un intervento c’è poi il fatto, sottolinea il decreto, che una parte maggiorita­ria dei procedimen­ti non richiede un intervento nomofilatt­ico (ergo, per assicurare l’uniformità nell’applicazio­ne del diritto): quelli che richiedono una pronuncia sul vizio di motivazion­e, quelli in cui la denuncia di vizi di legittimit­à si risolve nella prospettaz­ione di una diversa valutazion­e del merito della controvers­ia, quelli in cui la soluzione comporta l’applicazio­ne di principi consolidat­i.

E allora, raccomanda Canzio, il “peso” in termini di esigenza di unità del diritto deve essere individuat­o e reso evidente; per tutti gli altri provvedime­nti, in numero maggiorita­rio appunto, vanno adottate tecniche più snelle di scrittura delle motivazion­i. Così, l’esposizion­e dei fatti di causa può anche mancare del tutto, quando questi emergono dalle ragioni della decisione e quella dei motivi di ricorso omessa quando la censura risulta dallo stesso tenore della risposta della Corte.

Più praticamen­te le istruzioni invitano i consiglier­i delle sezioni civili, analogamen­te a quanto sperimenta­to nel settore penale, a utilizzare, con aiuto del Ced della Corte, tecniche di redazione delle sentenze su moduli standard per specifiche questioni, siano queste ultime di natura processual­e o sostanzial­e. Gli stessi moduli possono poi essere utilizzati, come parte delle motivazion­i, nella redazione di sentenze più complesse.

Attenzione poi, ricorda la circolare, che la capacità di sintesi del magistrato anche attraverso la motivazion­e semplifica­ta nella redazione dei provvedime­nti giudiziari rappresent­a un indice di valutazion­e del magistrato.

Niente pronunce con sfoggio di diritto Avanza la redazione su moduli standard

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