Prometeia rivede il Pil al ribasso: 0,7% nel 2016
pPrometeia, la società bolognese di consulenza e ricerca economica, ritocca al ribasso le previsioni di crescita dell’economia italiana per quest’anno e il prossimo e vede il deficit pubblico in aumento dal 2016 al 2017 e poi di nuovo in calo dall’anno successivo.
La crescita dovrebbe fermarsi allo 0,7% quest’anno (contro lo 0,8% stimato a luglio) e allo 0,8% ( contro 0,9%) il prossimo. Alle difficoltà delle esportazioni si aggiungono i dati deludenti della domanda interna, osserva il rapporto trimestrale, che viene pubblicato oggi. Le previsioni sono in linea con quelle avanzate dai maggiori centri di ricerca, ultimo dei quali l’Ocse questa settimana. Anche per effetto della minor crescita, il deficit pubblico dovrebbe passare dal 2,4% del 2016 al 2,5% del 2017, per poi ricominciare la discesa dal 2018.
«Il percorso lento e accidentato della ripresa, non solo di quella italiana – sostiene Paolo Onofri, responsabile del rapporto - è assediato da una concentrazione di rischi politici abbastanza eccezionale » . Sul fronte delle politiche economiche, si sta facendo strada, osserva Onofri, un “compromesso” fra le politiche fiscali degli ultimi tre decenni, orientate alla stabilizzazione e alla riduzione del debito, e altre che tengano conto della stabilizzazione ma anche della crescita dell’economia. Lo scenario di Prometeia indica «piccole riprese e piccoli rallentamenti», con l’Italia che resta in posizione più fragile di altri.
Uno sviluppo positivo potrebbe avvenire sul fronte della produttività, vero “tallone d'Achille” dell’economia italiana. Secondo il rapporto, «dopo tre anni in cui riforme e incentivi hanno fatto crescere l’occupazione a tassi maggiori di quelli del prodotto interno lordo e depresso una dinamica della produttività del lavoro già ristagnante, il venir meno degli incentivi, il consolidamento degli effetti del Jobs Act e un sia pure piccolo recupero di attività economica potrebbero consentire nei prossimi anni una svolta nell’andamento della produttività».