Incognita da 1 miliardo su province e città
pNel vorticoso giro dei numeri che circonda il cantiere della manovra è finora rimasta in ombra una cifra che rischia di creare più di un problema: si tratta dei 900 milioni di tagli aggiuntivi già messi in calendario per i conti 2017 delle Città metropolitane e delle Province, che però già oggi hanno bilanci sul filo del rasoio.
La questione, prodotta dalla progressione dei tagli da 900 milioni all’anno (più altri 100 nei territori a Statuto speciale) stabilita dalla manovra 2015, è rispuntata ieri in commissione bicamerale sul federalismo fiscale, dove il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa ha detto che «nel 2017 sarà indispensabile mettere a regime» la situazione degli enti di area vasta « lavorando sugli strumenti finanziari necessari per garantire i servizi a cui sono deputate».
L’obiettivo è chiaro, ma la sua traduzione in numeri non è semplice, tanto più in un quadro di finanza pubblica stretto fra la crescita più lenta del previsto e l’obiettivo di riduzione del deficit. Le cifre di partenza sono quelle fornite dal governo nella conferenza Stato- Città di giugno: già quest’anno alle Province mancano 123 milioni di euro per finanziare tutte le spese «incomprimibili» (in pratica stipendi e mutui) mentre le Città metropolitane sono state puntellate azzerando i tagli aggiuntivi.
Per il 2016 il problema è stato tamponato, come ricostruito dallo stesso Bressa in commissione, «grazie all’erogazione di fondi aggiuntivi per la gestione dei 130mila chilometri di strade provinciali e degli oltre 5mila istituti di scuola superiore». In tutto, per azzerare i tagli aggiuntivi 2016 alle Città metropolitane e attenuare quelli delle Province sono stati messi sul piatto oltre 500 milioni, ma quest’anno si replica da una base ancora più bassa: e, numeri ufficiali alla mano, senza (costosi) interventi aggiuntivi chiudere i bilanci rischia di diventare impossibile.