La scuola ricostruita di Navelli sotto i limiti antisismici di legge
LE REGOLE TROPPO ELASTICHE SULLA RICOSTRUZIONE IN ABRUZZO
Il titolo è rassicurante: «Scuole d’Abruzzo, il futuro in sicurezza». C’erano voluti due terremoti, quello di San Giuliano di Puglia del 31 ottobre 2002 (27 bambini e una maestra sacrificati a causa di sindaci pasticcioni, ingegneri senza scrupoli e imprese edili compiacenti) e il sisma dell’Aquila dell’aprile 2009 (309 vittime tra i quali 55 studenti dell’ateneo abruzzese uccisi nel sonno) per approdare a una disciplina che dettasse regole non suscettibili di interpretazioni discrezionali nella costruzione di edifici pubblici, scuole in primis, in zone ad alto rischio sismico.
Illusione. Perché il Dcd (Decreto del commissario delegato per la ricostruzione) numero 89 del 2011 (Linee guida per la redazione degli elaborati tecnici ed economici) comincia a inanellare le sue norme impositive con un incipit che è un tributo al bizantinismo: «Per tutti gli edifici oggetto di finanziamento dev’essere perseguito l’adeguamento sismico, laddove possibile, trattandosi di edifici di tipo rilevante ai sensi dell’Ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri numero 3274 del 20 Marzo 2003. Nel caso in cui vengano eseguiti interventi di miglioramento sismico, essi devono consentire il raggiungimento di un indicatore di rischio sismico almeno pari allo 0.65, calcolato secondo quanto riportato dalle norme tecniche vigenti». Quel «laddove possibile», la commistione ormai celeberrima tra adeguamento e miglioramento sismico e l’indice minimo di rischio arretrato allo 0,65%, sono le tre falle dentro le quali sguazzano e sguazzeranno i furbi di ogni specie. All’Aquila come ad Amatrice e dintorni.
Con queste linee guida nell’area del cratere abruzzese si sono ricostruite o costruite dalle fondamenta 200 scuole, per un importo totale di 164,8 milioni. All’interno delle regole elastiche fissate dall’autorità, ogni sindaco si è mosso a modo suo. Con un corollario per nulla marginale: la legge ha finito per favorire la ristrutturazione di edifici esistenti piuttosto che la costruzione ex novo, consentita solo dove si potevano dimostrare danni strutturali imponenti. Un errore, perché in molti casi si è speso più per ristrutturare che per costruire, con l’aggravante di aggiustare scuole su due o tre piani che a differenza di quelle monopiano complicano maledettamente l’evacuazione in caso di emergenza.
Paolo Federico, il sindaco-podestà di Navelli, da vent’anni al potere con svariati cambi di casacca, ha fatto di meglio. E ha apportato un miglioramento antisismico nella scuola primaria da 2mila metri quadri che ospita 20 bimbi - costo di 1,2 milioni più altri 200mila stanziati nei mesi seguenti il terremoto del 2009 - sotto la soglia minima dello 0,65 % (il livello massimo di sicurezza corrisponde a 1). Altri 500mila euro sono stati stanziati per la materna, 22 bambini e i lavori ancora da iniziare. Domanda: 1,7 milioni non sarebbero bastati a costruire una scuola nuova, magari più piccola, e comunque in grado di garantire a 42 bambini il massimo livello di comfort e sicurezza?
A Navelli c’è chi mormora che in forza di indici sotto la soglia minima (oscillano a seconda dei corpi tra 0,60 e 0,64) l’ingegnere capo e responsabile unico del procedimento, Gianluca Caramanico, avrebbe ricevuto rassicurazioni dall’Ufficio speciale ricostruzione per i Comuni del cratere. Un via libera che chiamerebbe in causa anche Paolo Esposito, il grande capo dell’Usrc, 214mila euro di retribuzione lorda annua, presente il 12 settembre insieme al vicepresidente della giunta regionale Giovanni Lolli all’inaugurazione del nuovo plesso scolastico. Anche sull’appalto della scuola elementare il sindaco («per i coefficienti antisismici ho chiesto gli atti agli uffici competenti») ha scelto le vie spicce, adottando «una procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara». Una pratica che dovrebbe essere dettata da comprovati motivi di urgenza.
Tutto diverso, invece, il percorso intrapreso per la nuova casa comunale: 1,7 milioni per l’appalto dei lavori di «demolizione e ricostruzione della sede municipale di Navelli».
Comune e scuola, a conti fatti, costeranno alla fiscalità generale la stessa identica cifra. Con trattamenti completamente diversi. In un bunker il primo cittadino e i suoi collaboratori, dentro un edificio rattoppato e con parametri sotto la legge le maestre e 44 bambini.