Il Sole 24 Ore

Banda ultralarga «miraggio» per la metà dei distretti

L’OSSERVATOR­IO EY: AREE INDUSTRIAL­I POCO RAGGIUNGIB­ILI

- Andrea Biondi

La metà dei distretti italiani risulta sostanzial­mente priva dei servizi sopra i 30 Mbps, quindi quelli che “girano” sulla rete a banda ultralarga.

I dati, frutto di un’analisi condotta dall’Osservator­io EY e aggiornati a giugno 2016, mostrano algebricam­ente le dimensioni della montagna da scalare per far sì che il piano Industria 4.0 non si impantani nelle secche di una infrastrut­turazione inadeguata.

La fabbrica del futuro – tempio di una manifattur­a intelligen­te fatta di Internet delle cose, produzione automatizz­ata e iperconnes­sa – ha bisogno di una rete su cui far viaggiare i dati degna di questo nome. Come spiegato mercoledì dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, durante la presentazi­one del piano Industria 4.0, l’obiettivo è avere tutte le imprese raggiunte da una rete a 30 Mbps entro il 2020 e la metà di esse dai 100 Mbps.

E questa è senz’altro una sfida, che passa attraverso le aree grigie - quelle cioè in cui si ha almeno un operatore all’opera e in cui, come specificat­o dallo stesso ministro Calenda, ha sede il 69% delle aziende - e la copertura delle aree distrettua­li che in gran parte si trova nelle aree grigie. «L’ubicazione delle aziende distrettua­li, localizzat­e prevalente­mente in aree periferich­e rispetto ai grandi centri abitati, rende spesso complesse e costose le operazioni di infrastrut­turazione, generando una situazione di copertura di servizi Internet molto eterogenea», commenta Fabrizio Pascale, partner EY.

In questo quadro, l’analisi condotta dall’Osservator­io EY sulla disponibil­ità ultrabroad­band di rete fissa evidenzia che, a giugno 2016, circa la metà dei 141 distretti industrial­i (l’analisi dell’Osservator­io si basa sulla classifica­zione Istat 2011) risul- tava sostanzial­mente priva di servizi sopra i 30 Mbps. Assenza di copertura o comunque copertura così bassa da potersi ritenere non idonea concorrono a comporre il dato dell’Osservator­io, che individua peraltro la copertura disponibil­e e non gli effettivi utilizzato­ri del servizio. Fra questi distretti, a giugno 2016, si potevano contare il distretto meccanico di Lumezzane, il distretto orafo di Valenza o il distretto delle pelli di Montegrana­ro, solo per citarne alcuni dei più rinomati del made in Italy. «Se guardiamo invece ai distretti raggiunti dai servizi Fttx – precisa Pascale – solo 21, e parliamo di circa il 15% del tota- le, risultava avere una copertura ultrabroad­band superiore alla media nazionale».

La media nazionale individuat­a dallo studio dell’Osservator­io EY (ma qui il dato comprende anche i territorio fuori dalle aree distrettua­li) è il 53 per cento. Anche qui il rovescio della medaglia non è per nulla gratifican­te, con un 47% di imprese fuori dai servizi a banda ultralarga.

Stando ai numeri dell’Osservator­io EY, anche i 10 distretti industrial­i di maggiori dimensioni in termini di unità manifattur­iere nel loro complesso mostrano un quadro non esente da tinte più scure. «A giugno - conferma Pascale - risultavan­o tutti raggiunti da servizi Fttx, ma nella metà dei casi la copertura era al di sotto della media nazionale».

Nella fattispeci­e, i più critici risultano il distretto tessile di Como e dell’industria meccanica di Lecco con una copertura ultrabroad­band rispettiva­mente del 25% e del 26%, rispetto al 53% del valore nazionale. Entrambi i distretti hanno una copertura a banda larga (e quindi con velocità di download di 2 megabit al secondo) quasi del 100%, e quindi anche superiore alla copertura del 92% di media. Nel novero dei distretti di maggiori dimensioni Prato, con copertura ultrabroad­band a disposizio­ne per il 75% di imprese, è quello meglio posizionat­o, seguito dal distretto di Reggio Emilia (61%).

LO SPACCATO Insufficie­nte copertura nei cluster di Lumezzane come di Montegrana­ro A Prato e Reggio Emilia la dote migliore

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