Non scegliere fa bene alla politica industriale
Il piano industria 4.0 propone un cambio di prospettiva radicale rispetto all'inefficiente tradizione nazionale di politica industriale selettiva: misure “orizzontali” per tutti gli operatori che facciano un determinato tipo di investimento. Il Governo non sceglie le aree in cui intervenire e nessuno sceglie a chi assegnare gli incentivi.
Non scegliere ha dei vantaggi. Evita di puntare su attività sbagliate. Su che base promuovere un settore piuttosto che un altro? Immaginate se, secondo le logiche della specializzazione del lavoro tra paesi avanzati ed emergenti, il Governo in passato avesse investito per accelerare l'uscita dai settori tradizionali come l'abbigliamento. Forse oggi non ci sarebbero più la settimana della moda a Milano e un settore che cresce più del prodotto interno lordo.
E per i singoli progetti, difficile identificare quelli a maggiore potenziale. La valutazione delle misure selettive adottate dalle Regioni, dimostrano che raramente questi strumenti hanno avuto un impatto significativo sulle attività delle imprese.
Industria 4.0, dunque, correttamente accoglie il principio dell'impossibilità di scegliere “chi”, per erogare risorse in modo orizzontale. Ma saggiamente sceglie “cosa” promuovere, per cercare di affrontare tre colossali nodi che affliggono il nostro paese: gli investimenti insufficienti in ricerca e sviluppo; gli investimenti in macchinari, che dopo la crisi sono ancora troppo bassi, soprattutto con carattere 4.0; i finanziamenti per la crescita delle piccole imprese innovative e le start up, che sono ancora inadeguati e poco diffusi.
L'industria italiana è a un punto di transizione fondamentale. Il senso del piano Industria 4.0 va oltre il principio di digitalizzazione o interconnessione. Il punto è come riuscire a rafforzare il nostro contesto produttivo, schiacciato dal basso dai produttori low cost dei paesi emergenti e dall'alto dalle produzioni high tech dei nostri concorrenti avanzati. Il che non significa sostituire le macchine alle persone. Significa fare in modo che le persone possano continuare ad andare in fabbriche competitive, dialogando con macchine e sistemi che sono a loro complementari, non sostituti. Su questo progetto il governo fa assai bene ad investire. Ed ovviamente è un progetto che deve toccare il sistema industriale nella sua generalità e per questo non può essere selettivo.
La saggia “non scelta” ha però una conseguenza da non sottovalutare. L'impatto di misure orizzontali non è certo e dovrà essere monitorato con attenzione e con tecniche avanzate di valutazione. Qui faccio un invito al Ministro dello sviluppo economico. Il Mise rompa con un'altra cattiva tradizione italiana che non si cura di valutare ex-post le politiche: si doti immediatamente di risorse e disegni le misure in modo da poter attivare un efficace esercizio di valutazione, appena il piano abbia un effetto. Capiremo così se la “non scelta” sia stata davvero sensata.