Il Sole 24 Ore

Sbloccare i risanament­i e aiutare chi investe

- Jacopo Giliberto

Eredità spesso di un’industria antica di un secolo, i cosiddetti Sin (siti di interesse nazionale) sono i 38 luoghi più inquinati da Trieste in giù. Sono quasi dimenticat­i nomi che furono potentissi­mi e che fanno parte della storia industrial­e ed economica italiana come — due nomi a caso fra quelli di un’Italia scomparsa — Rumianca (Sin di Pieve Vergonte, Val d’Ossola) o Anic (Sin di Manfredoni­a, Foggia).

Per molti anni il risanament­o di questi luoghi è stato un esercizio di burocrazia sfrenata e di politica interessat­a.

Con l’illusione che arrivasser­o finanziame­nti pubblici, i sindaci in cui venivano istituite le aree da disinquina­re allargavan­o quanto più possibile il perimetro, immaginand­o che più ettari significas­sero più miliardi di lire dallo Stato.

Così nel perimetro dei siti di interesse nazionale furono ricompresi quartieri abitati, strade, scuole, campi agricoli, fabbriche.

Poi si è scoperto in realtà che cosa fossero i Sin: enormi consulenzi­fici su terreni congelati. Abitazioni, strade, scuole, campi e fabbriche non potevano più essere toccati, in una paralisi di idee e di investimen­ti che bloccava lo sviluppo delle città. Soldi, pochi. Lavori di decontamin­azione, pochi. Richieste di risanament­o, inapplicab­ili: le zone inquinate andavano riportate a condizioni di natura pre-antropica.

Fino a 5 o 6 anni fa i Sin erano solamente un vincolo per tutti che non dava alcun beneficio ambientale ai cittadini.

I funzionari del ministero dell’Ambiente e le imprese racchiuse nel perimetro dei Sin hanno suggerito come ripensare il rapporto pubblico-privato e la ricerca dei finanziame­nti. Diverse regole introdotte in questi anni hanno sbloccato i progetti. Ma spesso i suggerimen­ti sono stati sottovalut­ati.

Per esempio, si può intervenir­e sull’offerta di risorse finanziari­e, ragionando su meccanismi incentivan­ti che lo Stato può mettere a disposizio­ne del privato per la fase di risanament­o e rilancio dell’attività economica e produttiva.

Si può anche intervenir­e sulla domanda di finanziame­nti formulando proposte che aiutino il risanament­o mirato al riuso delle aree da pulire.

Non basta. Le procedure, già sfoltite, possono essere rese più snelle e razionali.

Si possono aiutare i progetti efficaci e le tecnologie diverse dallo scavo e trasferime­nto dei materiali contaminat­i in discarica.

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